Levon Vincent non ha certo bisogno che vengano snocciolate chissà quali articolate presentazioni. Nemmeno troppo tempo fa, infatti, c’ha lasciati con una lunga intervista e con la compilation numero sessantatré della collana Fabric, e proprio da qui vorrei ripartire. Questa raccolta, infatti, mi ha esaltato con una serie di suoi brani inediti che speravo prima o poi diventassero release “fisiche” da custodire gelosamente. Il caro Levon, fortunatamente, ha impiegato poco tempo nel sfornare due nuovi capitoli della sua sublime saga Novel Sound, etichetta di sua proprietà, con la quale in modo costante (ma non ossessivo) propone la sua anima techno così incisiva e di primissima qualità, da diventare uno tra i produttori più seguiti degli ultimi mesi.
Nemmeno il tempo di gustarci per bene il “NS-07”, con la sua ipnotica “Stereo System”, che già dobbiamo sbrigarci ad accaparrare l’ottava, nuovissima, uscita del catalogo Novel Sound. Come tradizione nessuna grafica, centrino bianco timbrato con la sequenza delle track, l’essenziale; puntina sul vinile e si apre un viaggio senza gravità fatto di pura enfasi che solo con la surreale “Rainstorm II” potrebbe bastare. La mia preferita. Atmosfera “deep” spaziale, pad avvolgente, poche note di basso piazzate qua e là e l’entrata di un synth stratosferico che rende il tutto veramente unico, un classico da ascoltare ad occhi chiusi. “People” è il secondo brano dell’A-side, e qui si torna con i piedi a terra. L’anima della traccia, infatti, è di tutt’altra pasta rispetto a quanto assaporato con “Rainstorm II”. Il groove, senza troppi fronzoli, parte dritto e deciso, in due parole: incalzante e incazzato, il giusto mix tra i vecchi lavori di Dj Qu e Fred P e la nuova ondata tech di Blawan, Pariah e soci. Probabilmente, solo dopo averla ascoltata dal vivo in un suo dj set si può capire che impatto abbia sul dancefloor, così come l’ha capito chi era con me durante la sua esibizione al Warehouse Project qualche tempo fa.
Il B-side riparte con la misteriosa “???”. Il titolo è tutto un programma a questo punto la domanda sorge spontanea: si può considerare una vera e propria traccia o un tool da sfoderare furbescamente nelle ore più calde quando la pista è scatenata? Posso dirvi con ragionevole certezza che al primo ascolto potrà sembrare uno dei tanti e numerosi lavori influenzati dalla chiara impronta old school, ma se ci si concentra sulla qualità del suono analogico, sull’efficacia dei “giochi” di reverb utilizzati, e la ritmica basilare, il compiacimento sarà automatico. Talvolta sono proprio tool come questo a fare la differenza a fine set. Il viaggio si conclude con la quarta traccia “DJSF II”, con la quale Levon Vincent chiude il quadrato: si ritorna a parlare di techno, techno viva, con qualche bpm in meno ma con un effetto diretto e mai banale. Il solito Levon, con le sue visioni dark e meccaniche in cui le sequenze di synth salgono e scendono per tutta la traccia con matematica e lineare precisione, lasciando il lavoro sporco alla solita, cinica e mai banale, bass-line.
Inutile sottolineare che, per gli amanti del genere e in particolar modo dell’artista americano, “NS-08” è un’uscita da non lasciarsi assolutamente scappare: riuscire a trovare, infatti, quattro produzioni di altissimo spessore in un unica release è diventato oramai un compito improbo. Visto come il modo con cui è andato a ruba dopo poche ore dall’uscita, non devo essere l’unico a pensarla così. Tutti gli altri possono aggrapparsi alla prossima ristampa.