Si è aperto ieri, con una fantastica joint venture con Inner Spaces che ha portato a una prima mondiale dei “Prati bagnati del Monte Analogo” di Francesco Messina (a fare capolino fra il pubblico anche Floating Points, e chi sa i retroscena e i riferimenti della collaborazione con Pharoah Sanders sa cosa significa questo) e alla presenza di Marta Sologni, l’edizione 2023 di Linecheck. Edizione che entra nel vivo oggi, ormai come da tradizione allo Spazio BASE come quartier generale, nella hippissima zona sud-ovest di Milano.
La cosa bella di Linecheck però è che sempre più, e sempre più orgogliosamente, è una realtà non hip e non hipster ma decisamente concreta. Già il fatto che un evento così “difficile” per i canoni italiani sia arrivato alla nona edizione è una notizia: a casa nostra organizzarsi per parlare di mercato, per confrontarsi tra addetti al settore, per ragionare su come intercettare le grandi dinamiche europee più virtuose, è sempre stato difficile. Figuriamoci farlo con continuità nel tempo, senza calare in qualità e rilevanza. In Italia piace essere un po’ anarchici un po’ artefici del proprio destino (e, in qualche caso, piace tanto credersi uno ‘stocazzo che non ha niente e nulla da imparare da altri); scardinare questa abitudine è sempre stata una cosa su cui Linecheck ha battuto e, se il potenziale per migliorare c’è ancora, davvero molto è stato ottenuto. La scena musicale italiana si è giovata e si giova, di un evento di questo tipo. Il senso di “Siamo professionisti, siamo qua per qualcosa, siamo un settore serio” si è acuito, e non è rimasto confinato alla solite limitate inamovibili consorterie di potere (FIMI, Assomusica, SIAE, eccetera) ma ha saputo combinare alto e basso, industriale ed indie, fai-da-te e strutturato.
Ve l’assicuriamo: tutto questo è tantissimo.
Se quindi insomma siete dalle parti di Milano da oggi a venerdì 24 (con “coda” festaiola-concertistica a Bologna il 25, in alleanza con la crew di ROBOT) il consiglio veramente sentito è di dare un’attenta scrutinata a tutti gli eventi, incontri, workshop che si succederanno (qui il sito ufficiale) ma anche e soprattutto di uscire di casa ed esserci, a BASE. Per respirare un’aria sana, propositiva, fortunatamente mai ingessata o snob, e dove capire veramente bene quali sono le dinamiche sia lavorative che umane che stanno dietro alla “galassia musica”. Vale se vi occupate di elettronica come di indie, di jazz come di pop, di classica come di noise. Evitate insomma di dare solo un’occhiata a quali sono i concerti previsti in questi giorni (peraltro non pochi, e alcuni davvero interessanti e stimolanti), ma fidatevi della vostra voglia di approfondire. O se non ce l’avete, fatevela venire: perché è diventato davvero stantio ed insopportabile vedere la musica sempre come un campo in cui si esercitano dilettanti, cialtroni o vecchie volpi che non vogliono spartire con nessuno il bottino di soldi e conoscenze acquisito negli anni. Su questo, Linecheck è stato ed è un grimaldello preziosissimo. E resta per quanto ci riguarda la vera eccellenza della Milano Music Week, che si celebra in questi giorni: ovvero quando la città capitale dell’industria musicale italiana cerca di farsi vedere per la sua capacità non solo di creare eventi ed organizzare concerti, ma anche e soprattutto di raccontare il “dietro le quinte” del processo di produzione e creazione musicale.