Quella dell’accoppiata Lino Capra Vaccina–Mai Mai Mai è storia che attraversa quasi un decennio, coinvolgendo l’evoluzione di uno dei maestri della musica sperimentale degli anni Settanta e la natura di un fautore delle nuove hauntology Italiane, tra i protagonisti dell’Italian Occult Psychedelia negli anni Dieci e compositore alla costante ricerca di nuovi spunti tra etnomusicologia, elettronica e neo–tradizione.
Il loro sodalizio, nato durante gli anni del Thalassa Festival a Roma, è pronto a concretizzarsi con la prima (vera) prova come duo: a Ortigia Sound System 2022, in scena dal 27 al 31 Luglio, assisteremo al primo live di Lino Capra Vaccina & Mai Mai Mai come corpo unico, frutto del coinvolgimento dei due artisti alla OSS22 Artist Residency, una residenza artistica che racconterà i passi di un’amicizia che ha lavorato sottotraccia, con la cura tempo come al solito insita nei rispettivi percorsi sonici, aspettando il momento ideale per concretizzarsi (anche) in musica.
Il resto della storia ce l’ha raccontata nel dettaglio lo stesso Toni Cutrone, che è recentemente tornato con l’album “Rimorso” su Maple Death Records e che ha nuovamente stimolato il maestro Lino Capra Vaccina (anche lui fresco di un nuovo capitolo discografico, con “Sincretico Modale” su Dark Companion) in un connubio pronto a stupire (e stupirsi) lungo il percorso. Per vederli all’opera al Castello Maniace di Ortigia, durante il Day 3 del festival, tickets qui.
Lino Capra Vaccina e Mai Mai Mai potrà sembrare sulla carta un sodalizio insolito (se non altro per la differenza temporale con cui nascono i rispettivi progetti), ma in realtà le vostre strade hanno avuto diversi punti di contatto, negli ultimi anni. Com’è nata l’idea di concretizzare questo legame a Ortigia?
Conosco Lino da quando organizzavo il Thalassa Festival al DalVerme, a Roma, e dal momento che decisi di invitarlo—era l’edizione 2015—è nata una bellissima amicizia. Erano gli anni dell’Italian Occult Psychedelia, una scena in cui la sua visione e la sua musica, incastonata in quei link di sperimentazione tra passato e memorie, per me avrebbe risposto perfettamente se coinvolta nel creare un (nuovo) connubio generazionale. L’idea si è poi fatta spazio naturalmente, durante il tempo: c’era l’intenzione reciproca di fare qualcosa insieme e farla quando fosse il momento giusto, non in maniera ordinaria.
Quasi come metafora della vostra sensibilità musicale, quindi, tutto nasce nel passato e poi si concretizza temporalmente dopo.
In un certo senso sì, con vari step dello stesso racconto: è partita con il mio invito al festival, in un momento in cui Lino Capra Vaccina era visto con un’aria di reverenza e intoccabilità che però, paradossalmente, lo stava un po’ privando della possibilità di esibirsi ancora e con continuità, di dire la sua nello scenario contemporaneo. Quando decisi di contattarlo il mio approccio fu molto umile e di profondo rispetto per la sua figura, ma allo stesso tempo anche deciso a riportare la sua musica dove pensavo meritasse di stare, cioè nel presente.
Come prese la tua idea?
Accettò l’invito ben volentieri, ma proprio per il momento in cui arrivò (e che descrivevo prima), aveva una sorta di timore a rimettersi in gioco, specie se circondato da artisti molto più giovani. Ricordo che si sincerò con me di non esibirsi troppo tardi, di avere la possibilità di andare in albergo una volta finito il live: «Sai, per me sarà un contesto insolito, in mezzo a giovani come voi». Poi invece finì che me lo ritrovai al bancone del bar in piena notte, a chiacchierare con noi ancora oltre le 3 di mattina: era entusiasta del fatto ci fossero così tante persone (e persone molto giovani) interessate alla sua musica, al suo mondo, alla sua storia. E mi ringraziò, perché in un certo senso aveva ritrovato la possibilità di far vivere la sua leggenda in maniera naturale, con nuova musica e nuovi live, senza quella paradossale patina di “maestro intoccabile” che però difficilmente veniva coinvolto in un contesto contemporaneo. Ovviamente feci la stessa cosa con lui, felice di aver contribuito a questa sua rinascita, se vogliamo.
Un esperimento lungo 7 anni, quindi—anno più, anno meno. Cos’è successo nel frattempo?
Sì, da lì nacque un’amicizia molto naturale e insieme l’idea di far fruttare questo rapporto in qualcosa di più concreto, in musica. I nostri percorsi hanno sempre avuto stimoli comuni, compresa la fortuna di arrivare a questa intenzione nel periodo giusto, per entrambi: ricevetti l’invito da OSS per far parte della lineup del festival di quest’anno, nello stesso periodo in cui con Lino stavamo registrando un brano per “Rimorso”, il mio album. Da lì nacque spontaneamente lo stimolo a concretizzare questa collaborazione, con una residency che sarà anche un disco: lo suoneremo dal vivo durante l’esibizione al festival per poi farlo diventare qualcosa che possa restare.
Che idea c’è (o ci sarà, se è ancora da affinare) dietro la vostra esibizione?
Staremo in Sicilia per due settimane, prima per preparare da zero un po’ di materiale e un po’ di tracce, poi riproporne una parte mista ad un tocco di improvvisazione, durante l’esibizione vera e propria. Un po’ com’è successo per “Antiche Memorie”, il brano dell’album in cui l’ho coinvolto: è venuto qui a Roma e ha lavorato con me all’Abbey Rocchi Studios di Pietralata, messo a disposizione da Pietro Pompei che ci ha fornito anche il vibrafono, felicissimo di avere Lino a registrare lì. Avevo preparato una traccia per lasciar spazio alle sue idee, e l’intenzione era già quella di non fermarsi, capire in che modo portare questo sodalizio a nuove opportunità—oltre il singolo brano.
Entrambi siete tornati con due prove piuttosto importanti, quest’anno (“Sincretico Modale” per il Maestro Capra Vaccina e “Rimorso”, come già raccontavi, nel tuo caso). Mi pare di capire però che quello che vedremo sul palco di Castello Maniace avrà una natura completamente inedita.
Sì, decisamente: penseremo a qualcosa di ben strutturato in studio prima, per poi cercare di esplorare entrambe le nostre nature—come d’altronde è già successo recentemente per “Antiche Memorie” in “Rimorso”. Quando faccio qualcosa con lui mi viene a cuore e in modo naturale andare nel passato sperimentale dei suoi anni Settanta, rievocare quell’ambient che sfiora la new age Italiana e tradurre nuove idee in una chiave comunque su misura, per entrambi. Rispetto al mio album, in cui ho voluto spingere verso una logica di forma canzone—per quanto nella sua accezione “sperimentale”, delle cose—in questo capitolo con Lino sarà un percorso a ritroso nella musica di ricerca Italiana, del suo immaginario.
Passato e presente che si cercano, inseguendosi, anche se Lino Capra Vaccina è tornato alla ribalta (e come sempre con grande classe) anche in ambito contemporaneo.
Esatto, sarà come disegnare una linea lunga cinquant’anni, dalla natura seminale delle sue idee in quegli anni alla reazione nello scontro con le mie, oggi. Idee che, appunto, continua a mettere nei suoi lavori in forme diverse, anche adesso. Sarà un po’ come percorrere anni di evoluzione e di nuovi compromessi, quelli che si fondono alla scena e alla sperimentazione di cui io faccio parte da qualche tempo (e in cui cerco di portare un continuum coerente, a questa storia).
Sarà comunque tutto un po’ nuovo (anche per OSS, che ha ideato la vostra residency), ma visti i rispettivi background immagino sia uno stimolo in più. Aggiungerei che per un festival Italiano è un esperimento di valore, specie perché prova a sperimentare l’idea pescando bene, cioè da un rapporto consolidato. Come avete immaginato sarà, nella pratica, questo percorso?
Cercheremo di non forzare, mettendo insieme i tasselli giusti: faremo dieci giorni in studio a Ortigia, per arrivare poi all’esibizione del 31 Luglio con un quadro il più possibile completo di quello che sarà l’esibizione vera e propria (e insieme anche l’opera stessa, in previsione di una sua futura pubblicazione).
Ci sarà modo di rivedere questo risultato anche dopo, dal vivo o in altre forme?
Credo che intanto cercheremo di immortalare il momento per immortalare anche la nostra amicizia, con questa occasione. Poi sì: sarebbe bello replicare la cosa, compatibilmente ai rispettivi impegni dal vivo dei nostri dischi da solisti. C’è l’idea di far diventare la residency un vero e proprio disco, come dicevo, e da lì portarlo in giro anche dal vivo, magari tre o quattro volte l’anno. La cosa più importante, insomma, è far sì che non finisca qui.
Per non avere alcun rimorso.
Mai rimorsi, no. È da sempre uno dei miei motti.