Primo teorema generale della jungle terror: di tutti i sound moderni, di tutte le novità musicali che vi può capitare di scoprire/ascoltare/ballare di questi tempi, la jungle terror è quella che più si avvicina a quel tipo di musica che può farvi esclamare “…ma che è ‘sto casino?!“. Secondo teorema generale della jungle terror: se trovate che la jungle terror sia una bizzarria moderna insensata ed inascoltabile, probabilmente siete tra quelli che dicono la stessa cosa per tutte le nuove tendenze di cui vi abbiamo parlato in questi anni, inclusi nuovo dubstep, trap e tropical bass. E quindi va detto: siete dei noiosi. Magari siete tra quelli che orientano ancora ascolti e preferenze sotto approcci che ormai son vecchi di vent’anni e che al giorno d’oggi o ripetono la stessa solfa conservatrice da anni per paura di agire di rottura (la techno, esatto) oppure, se provano ad aggiornare la formula creando tendenze nuove che piacciono a un nuovo pubblico, vi fanno storcere il naso lamentando che lo spirito originario è compromesso (la house, precisamente). E allora ve lo ribadiamo: siete dei vecchi tromboni noiosi rimasti all’età della pietra.
Ok, ve l’abbiamo buttata giù in maniera diretta e anche un po’ esagerata. Ma sapete come funziona da queste parti: a voi lettori di Soundwall vogliamo un sacco bene a prescindere, avete tanti gusti diversi, tutti legittimi e rispettabili, e a noi tocca rispondere sia alla vostra voglia di conferme che al vostro spirito di scoperta. Quindi, se state leggendo questo pezzo, sapete già che vi aspetta un giro turistico su terreni esotici piuttosto ostili, giro che va fatto con mente aperta e disponibilità a rompere con gli schemi consolidati, da sempre l’approccio migliore per scoprire roba nuova. Ancor più se si tratta di jungle terror, che nasce e si sviluppa non come evoluzione del pregresso ma come musica di contrasto a quanto siamo abituati a sentire dalle solite fonti. Ecco, qui si parla di terror, quindi poca diplomazia. Questo è il posto in cui viene chi ha voglia di sfogare il proprio disagio nel sentire sempre la stessa musica e per una volta vuole andarci giù pesante, scatenando una mini guerra lampo furiosa contro la staticità che regna lì fuori. E scatenandosi per primi in pista, ovvio. Qui la noia non è ammessa nemmeno per un attimo.
https://soundcloud.com/jungle-terror-genre/year-of-jungle-terror
Di jungle terror si parla grossomodo dal 2013, in maniera sempre crescente. Trattasi dell’ultimo prodotto partorito da quel calderone di musiche dance atte a far scatenare il pubblico giovane, i suoi genitori diretti sono la dutch house (da cui eredita gli stomp potenti e i bpm) e la tropical bass (da cui prende i sound tribali e la tendenza ad incorporare elementi latini ed esotici di ogni sorta). Tradotto significa: una bordata di hard drums regolari ma parecchio aggressivi con contorno di laser e synth di ogni tipo e aggiunte qua e là di voci in loop strettissimi. Qualcosa che vuole allontanarsi parecchio dai consueti canoni di bellezza, vuol suonare rude e violenta e prendere le distanze da melodie e armonie tipiche degli ambienti più raffinati. Bella in effetti la definizione data dal blog moombaplus: è Jason di Venerdì 13 che brandisce un machete nella giungla terrorizzando le tribù di cannibali (in Apocalypse Now avrebbero usato Wagner). Roba verace e selvaggia, che si ribella ai dancefloor raffinati tagliati sui giovani in giacca e camicia. Agire di rottura, un po’ come in ambienti diversi fanno l’hardstyle o la hard techno.
L’inventore di tutto questo è il producer olandese Wiwek, che nel 2013 butta lì un po’ per scherzo il tag su SoundCloud #jungleterror e si accorge che diventa subito parecchio famoso. È il periodo di “Mango Chutney” e dell’EP Angry Birdz ed è lì che il produttore si guadagna le attenzioni di certi ambienti più grossi come la OWSLA di Skrillex, che di colpo si innamora del genere. Di Wiwek è anche la Rimbu Recordings, uno dei luoghi più vivaci del genere, che i più attenti ricorderanno per aver ospitato alcuni dei pezzi grossi della nostra Doner Music, Big Fish, Aquadrop e Retrohandz. Il suono teorizzato da Wiwek è in realtà non molto distante da certa EDM e fa abbondante uso dei suoi tipici drop, ce ne si accorge presto girando tra le produzioni sue e della sua Rimbu. Accanto ad esse, da rilevare la Barong Family degli Yellow Claw, che fa anche tanta ukg ma quando accoglie i vari Alvaro o Dirtcaps non chiede di far sconti, poi Gregor Salto che vira volentieri su territori più housey, gli Afro Bros che col loro background passano spesso su movenze più tropical e Mike Cervello sempre parecchio cattivo.
Le sfumature più interessanti in realtà le si trova più distanti dai luoghi caldi del movimento, in quello che andrebbe riconosciuto come il fantomatico underground. E rende al meglio nei mixtape. Come quello tirato fuori l’anno scorso per Halloween da Fight Clvb su Mad Decent World Wide Radio (lo trovate in coda), parecchio movimentato e pieno di sorprese. O come la crew Jungle Terror Inc., che con “2015: The Year Of Terror” a inizio anno ha proposto il mix più fantasioso e appagante che possiate trovare nel giro (lo trovate sopra). C’è tanta roba da scoprire e per questo bisogna scavare, trovando le proprie preferenze. Difficilmente troverete dischi ad hoc, segno che il genere non è ancora famoso al punto da produrre compilation a tema, ma è già parecchio diffuso nelle serate più ambiziose dei festival elettronici (all’ADE quest’anno, tra le varie cose note e i momenti più marketing oriented, c’è stata la Barong Family Night, e parecchi di quei suoni son venuti fuori anche nella serata Noisia Invites con Akka, Eprom e Alix Perez). Quindi adesso sta a voi, girare il web, i risultati sotto la ricerca per tag di SoundCloud e i festival col piglio dell’esploratore, rinunciando ogni tanto ai piaceri del già noto e mettendosi un po’ in discussione, per vedere quanto di sconosciuto c’è in giro. È così che vi vogliamo.