C’è una cosa che lo ha sempre fregato: ed è il nome d’arte che si è scelto (…e un po’, si è fatto “ritrovare addosso” senza opporsi troppo). Poi, un’altra cosa che lo ha sempre fregato: il piglio in console sempre gioioso ed entusiasta, perfetto per “tirare dentro” l’entusiasmo della pista… cosa che in altri tempi e in altri momenti dovrebbe essere un pregio e basta, ma da quando la club culture è diventata (anche) una fiera delle vanità e dell’apparenza è meglio, come dire?, “act cool” (fare un po’ il sostenuto, insomma) almeno un po’. Poi chiaro: uno un po’ si frega anche da solo ed è se stesso che deve rimproverare, perché di questi tempi bisogna amministrare non solo le proprie capacità artistiche, ma anche il modo in cui le si fa percepire (e vengono percepite) dall’esterno. Se vieni percepito poco seriamente anche se di tuo saresti serio e di spessore, è anche colpa tua e di alcune scelte che puoi aver fatto in passato.
Questo lungo preambolo per dire che Lollino è spesso stato (ed è) un meme (…anche perché è il primo a riderci sopra), è spesso visto tuttora come il migliore dei resident dell’area nord-ovest perché “…tira un sacco di gente”: sì, ma tutto questo non gli fa minimamente giustizia. Zero. Questo per un motivo molto semplice: è bravo. Ha esattamente le qualità che deve avere un dj a regola d’arte e nel senso più nobile del termine: una tecnica sui vinili notevole (poi uno può anche suonare con le chiavette o quello che vuole che non c’è problema, ma se sai suonare coi vinili dimostri che ci tieni all’ABC della disciplina e ti ci fai il mazzo sopra), un gusto musicale ben preciso (ovvero, la sfida di rendere più umana, mossa e calda la tech-house), la già citata capacità di coinvolgere le persone con la sua sola presenza fisica in console. Se si resta solo a quest’ultima ignorando (o sottovalutando, o deridendo) le prime due, non si capisce nulla. Si ha solo un quadro molto parziale. Colpevolmente parziale.
La vittoria alla Burn Residency ha cambiato un po’ di cose per lui. Alcune in meglio (iniziare finalmente a ragionare su scala non più locale ma anzi europea, confrontarsi senza filtri coi business “grossi”), alcune in peggio (perché non tutto è oro quel che luccica; e soprattutto nei business “grossi” gli equilibri sono molto taglienti e sfaccettati quando sei un newcomer). Ne ha cambiato pure la residenza: basta Torino, basta essere “il” resident della città venendo però troppo identificato in essa, anzi, solo in una parte di essa, ora tocca a Berlino, una Berlino che è una bella sfida perché oggi chiunque va a Berlino, chiunque sta lì, e tutta questa concorrenza ed inflazione di dj/producer ti toglie ogni certezza acquisita. Hai le opportunità, ma devi darti da fare. Più dj che medici, a Berlino. Sei uno fra mille, uno fra un milione.
…e si è dato da fare, Lorenzo Gianeri, in arte Lollino. Artisticamente, anche più di altri: questo vale soprattutto per il complesso ed elaborato progetto XP, dove clubbing ed attivismo ambientale (una causa spesso sottovalutata se non sfottuta, ma quando il global warming inizierà a sconquassare il clima vedremo quanto ci sarà da ridere) vanno a braccetto. L’hashtag che lo riassume è #danceforchange, e saremo anche vecchio stile o tromboni intellettuali ma l’idea che il clubbing sia veicolo non solo di gioia&fattanza ma anche di messaggi sociali e culturali significativi per noi resta un grande valore aggiunto. Nessuno è obbligato ad inseguire questa attitudine, essere “disimpegnati” non è una colpa, ognuno può fare il diavolo che gli pare e far comunque grandi cose; ma chi si prende la briga di fare quel “passo in più” merita complimenti ed attenzione.
E allora. Oggi venerdì 5 giugno, per Lollino, come annunciato dai suoi stessi canali social, è un giorno importante. Ecco qui come e perché. Per motivi di Covid-19 maggiore, #danceforchange si trasforma momentaneamente in #streamforchange. Dalle 20, sintonizzandovi fra le altre anche sulla nostra pagina Facebook, potrete vedere prima una dettagliata spiegazione del progetto XP, del come è nato, come si sviluppa, quali sono i suoi obiettivi. Dalle 21, una speciale performance live, con tanto di mapping e di concept specifico (“F/ACES”). Finito tutto questo, festa finale “defatigante” finale in back to back con Topper, uno dei nomi emergenti nel giro tech-house (e buon amico personale: perché Lollino anche se lo volesse non riuscirebbe ad essere “strategico” nelle amicizie, troppo di cuore e viscerale il suo modo di porsi).
(Il post dal suo profilo personale con cui ha annunciato l’evento del 5 giugno; continua sotto)
Si prende un gran bel rischio con questa impresa, il dj/producer (ex!) torinese. Come accade ogni volta che metti la sfida dell’asticella artistica e contenutistica più in alto, molto più in alto. Non ci sono certezze. Puoi anche ritrovarti a fare il passo più lunga della gamba, non è una passeggiata. Ma a furia di ridere (con lui, o “contro” di lui) sul suo nome d’arte, sulla sua capacità di crear festa, sul suo essere sempre preso bene in console e con le persone in un club, si rischia di non dargli il credito giusto – credito che merita un dj che è bravo davvero, e che rispetta più di tantissimissimi altri la forma più pura di entusiasmo, cura, rispetto e devozione verso ciò che la club culture è, verso ciò che la club culture significa. Ecco perché siamo al suo fianco, oggi.