Non vogliamo sembrare melodrammatici e di certo non ci piace il gioco al massacro tipico di chi tende a prendersi troppo sul serio su qualcosa, come la musica, che dovrebbe unire invece che dividere. Però non possiamo nascondere che la notizia, rimbalzata in fretta questa mattina tramite gli avamposti internazionali del giornalismo musicale, che I Love Techno lascerà dalla prossima edizione le mura del Flanders Expo di Ghent ci lascia addosso tanta, ma tanta amarezza. Sia chiaro, non tanto perché la scelta di spostarsi dalla prossima edizione nel Sud della Francia (precisamente a Montpellier) sia per forza una sorta di “Canto del Cigno” (anche se i cambi di location, salvo casi rarissimi, non sono mai un buon segno quando si parla di festival storici), quanto più che altro perché I Love Techno al Flanders rappresenta non solo una consistente parte della storia del clubbing europeo ma anche e soprattutto del nostro bagaglio emozionale, della nostra esperienza come clubbers.
Se, come chi vi scrive, vi state oramai abituando alla prossimità di quel maledetto numero che inizia per 3 sulla vostra Carta d’Identità, sapete senza dubbio di cosa parlo. I Love Techno (come Time Warp, come Monegros, come la Love e la Street Parade) è stato per molti di noi il battesimo del fuoco dei festival europei. Quando ancora non bastavano dieci minuti per un volo low-cost ed un web ticket ma spesso si attendeva per giorni una lettera con dentro un biglietto plastificato che ci faceva sentire i padroni del mondo. Quando ci si buttava dentro macchinate improvvisate e pullman agghiaccianti, pieni di gente improbabile che faceva la danza della pioggia sperando di passare indenne le dogane svizzere (non crediamo sia necessario spiegare il perché) salvo poi arrivare nei parcheggi del Flanders ed essere già in KO tecnico. Fa niente se le condizioni igienico-sanitarie praticamente andavano a farsi benedire già alla partenza, l’importante era arrivare alla nostra Terra Promessa. Fare dodici ore di pullman, dodici di festa ed altre dodici di pullman in meno di due giorni e farlo col sorriso. E non vedere l’ora di ripartire alla volta di una nuova avventura. Se ce lo chiedessero oggi, a 30 anni, non lo prenderemmo neanche in considerazione. Guardiamoci in faccia.
I Love Techno è stato per almeno due generazioni di adolescenti un punto di riferimento, una tappa fondamentale nel percorso di crescita come clubber, ma soprattutto la scoperta di un mondo e di un modo di concepire la musica elettronica ed il party che fino a quel momento avevamo potuto vedere solo in qualche video amatoriale scaricato in giro. Quando poi si cresce e ci si rende conto che il mondo dei festival è ben più vasto si tende sempre ad etichettare, a sminuire, ad emarginare certi eventi, reputandoli come qualcosa che va bene per i ragazzini. Per farsi le ossa. Ma spesso dimentichiamo, nella nostra convinzioni di sentirci più furbi degli altri, che da lì ci siamo passati tutti. E che se non ci fossero state quelle feste a farci tirare fuori la testa dalla sabbia, chissà come avrebbe potuto essere diversa la nostra storia.
L’anno scorso, con la scusa di portare qualche amico a “perdere la verginità” il sottoscritto ha rivisto le mura del Flanders Expo dopo quasi dieci anni dall’ultima volta. E se da un lato probabilmente c’era la sensazione di sentirsi un po’ fuori posto, di non vivere quella costante fame di novità e quell’euforia che caratterizzano le prime esperienze nei grandi eventi del Nord Europa, dall’altro il ricordo delle notti pazzesche vissute dentro a quegli hangar bruciava insistentemente sotto le ceneri dell’indifferenza. Perché l’I Love Techno ti resta dentro, come un marchio indelebile, come tutte le prime volte in cui ti sei sentito in balia di qualcosa mai visto prima. E la consapevolezza (nonostante la nostra storia avesse solcato nuove rotte) che I Love Techno era ancora lì, anno dopo anno, ci dava una sottile sensazione di continuità. Come la stella Polare per i navigatori.
Ora dovremo abituarci a guardare il cielo e a cercarla altrove. Nella speranza che continui a brillare.