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[tab title=”Italiano”]Se Maometto non va alla montagna… cresciuto a Milano, dopo aver girovagato come un gitano inseguendo quei suoni che fin da subito lo avevano entusiasmato e ben oltre le linea demarcata dalle Alpi, arrivata la maggiore età si sposta proprio lì dove la musica lo aveva rapito e fatto innamorare. Cambia il luogo ma non quello che prima amava fare: suonare in gruppo, divertirsi, creare. Si sa, nell’arte, il dove fa fin troppo la differenza e Londra, si sa, è una fucina per giovani baldi e promettenti: la stoffa italiana esce fuori tutta, a partire da collaborazioni che per gioco si trasformano in vere e proprie sommesse di lavoro. Luca Cazal lo si riconosce per i suoi suoni ricercati e fantasiosi, sempre accompagnati da battiti secchi tech-house, come in “Mariri EP” da poco uscito su Crosstown Rebels. Anzi, proprio questo suo ultimo lavoro è stato il pretesto per conoscerlo.
Se dovessi ripercorrere la tua carriera, che aggettivi useresti e perché.
Premiante: la sensazione di terminare la composizione di una traccia e vederne la produzione è praticamente veder premiato un sentimento che potevo solo immaginare.
Messa alla prova: ci sono stati momenti all’inizio in cui è stato davvero difficile non rinunciare a tutto questo: aspettative non realizzate, la mancanza di denaro e questioni personali… guardando a quei tempi, vedo quanto la mia passione per la musica è stata messa alla prova.
Umiliante: avere la possibilità di lavorare al fianco di artisti che davvero apprezzo e stimo mi fa capire quanto ancora ci sia da imparare e quanto la musica deve ancora insegnarmi.
Continuamente in cambiamento: certamente non avrei mai immaginato, quando ho iniziato a suonare la chitarra in una band punk a 15 anni, che sarei andato a finire 20 anni dopo a suonare come dj house e techno alla terrazza del DC10!
Dall’Italia verso UK. In generale il lasciare il paese natio è legato non solo alle opportunità ma anche al volersi emancipare e crescere. Perché hai scelto UK?
Sono cresciuto a Milano, ascoltando gruppi come The Clash, The Jam e The Specials così come la musica Reggae, la Northern Soul e la musica Garage anni 60 iniziando a fare dei ‘pellegrinaggi’ nel Regno Unito per comprare dischi e vedere la vita notturna quando ancora avevo 16 anni. Così, quando compii 19 anni ne avevo abbastanza della mentalità provinciale e chiusa della scena in cui mi trovavo, quindi la scelta più ovvia fu quella di andare dove si trovava la musica che avevo sempre amato.
Collaborazione 1. con Brigante un sodalizio fortunoso: come, quando e dove nata questa collaborazione?
Ho incontrato Sebi ad una festa ad ovest di Londra subito dopo che la mia band Cazals si sciolse: scoprii che gli piaceva la mia band e, come tante volte accade, abbiamo fatto piani per andare in studio per lavorare su qualche canzone… e così abbiamo effettivamente fatto. E si è rivelato che abbiamo lavorato bene insieme, che condiviso l’amore per le attrezzature analogiche e per i suoni oscuri dei tardi anni ‘70 primi anni ’80. Nel corso degli anni abbiamo portato avanti due altri progetti, oltre ai nostri, ma non abbiamo mai dubitato che avremo continuato a fare musica insieme. Può sembrare che non abbiamo fatto nulla per un po’, ma abbiamo lavorato duro per gli ultimi 3 anni su una serie di progetti, uno dei quali – Invisible Cities – ha visto di recente la realizzazione di un mini album. Un progetto artistico altamente collaborativo, coinvolgendo Roisin Murphy, Findlay Brown, Patrick Walden, Ali Love, Zeb Jameson e Martin Craft che è stato una progressione naturale dal lavoro che abbiamo fatto 3 anni fa. Ci sarà il rilascio sulla nostra etichetta, Double Drop, in inverno 2014. Ci saranno anche un altro paio di uscite più dance con la collaborazione di Roisin Murphy, che uscirà nei prossimi mesi su entrambe le etichette Hot Creations e Double Drop.
Collaborazione 2: Infinity Ink, con Ali Love. Cosa ti ha spinto a collaborare con un’altra persona e perché hai scelto Ali?
A volte mi faccio la stessa domanda, è mio fratello e abbiamo fatto musica insieme per oltre 10 anni, con noi scorre tutto naturalmente.
Collaborazione 3: il progetto Hot Natured. Risulta forse quello più interessante e curioso: quattro persone (Jamie Jones, Lee Foss, Luca Cazal e Ali Love), un vero gruppo musicale. Ci racconti questo progetto?
Anche questo progetto nasce da un’amicizia e da una facilità di scrivere musica insieme. L’anno scorso abbiamo suonato ad alcuni grandi spettacoli e pubblicato un album, apprezzato ed aspettato in egual misura… alla fine della giornata siamo ancora esattamente quelli che eravamo all’inizio – quattro compagni che fanno musica e si divertono insieme in studio e on the road. Inutile dire che si sentirà molto di più di questo progetto nei prossimi mesi.
Nel 2013 ti cimenti in un’altra avventura: album da solista. Indubbiamente più faticoso di quello che faresti in coppia. Com’è nata questa esigenza?
Un album in realtà è ben più in là di questo, ma quest’anno ha visto l’uscita del mio primo EP da solista, in cui vi è ancora un aspetto collaborativo in forma di tracce con Mark Jenkyns e BL_NK SP_CES. Lavorare da solo è una cosa che ho sempre fatto in un modo o nell’altro, la differenza questa volta è che ho fatto la scelta di creare un progetto sotto il mio nome. Credo che questo mi dia la possibilità di scegliere la direzione che voglio prendere e fare certe scelte musicali senza dover scendere a compromessi su eventuali fattori.
Che cosa ti ha spinto a cercare di percorrere la strada da solo? Secondo te è meglio iniziare con una spalla per poi proseguire da soli o viceversa?
Penso che il motivo per cui ho collaborato così tanto sia perché vengo da un background di un gruppo musicale ed è quello che ho usato per fare musica fino ad ora, ma non direi che è meglio in un modo o l’altro: penso dipenda totalmente dalla personalità dell’artista e dalle circostanze. Alcune persone trovano difficile collaborare poiché sono più attaccate alle proprie idee e lavorare con gli altri per loro può essere più difficile che lavorare da soli, d’altra parte, alcune persone traggono molto vantaggio ad avere qualcun altro in studio che li aiuta a prendere decisioni musicali e finalizzare le proprie idee.
Un altro tuo vanto è l’aver ottenuto la residenza in un club speciale: DC10. come descriveresti questo locale, come ci si sente ad essere resident lì? Ci sono altri locali che gli somigliano o è unico nel suo genere?
Il DC10 è unico, non solo per la qualità della folla e il luogo in sé, ma anche per la leggenda e la reputazione che cela dentro. Sono stato resident al Paradise con gli Infinity Ink fin dalla prima stagione di 3 anni fa e devo dire che sono davvero orgoglioso di come siano cambiate le serate sin dal suo inizio. Recentemente sono stato onorato di suonare per il Circo Loco come solista pure, che è sempre stato un mio sogno… Suonare al DC10 è di gran lunga il mio stage preferito, soprattutto nella stanza principale. Sono sempre un po’ nervoso prima di suonarci e questo lo rende ancora meglio![/tab]
[tab title=”English”]If Mohammed will not go to the mountain… grew up in Milan, after wandering like a gypsy chasing those sounds that immediately impressed him well over the line demarcated by the Alps, reached the age of majority moves right up there where the music he had kidnapped him. Change the place, but not what he love to do: play in a group, have fun, create. In the art, the place where someone decide to do their own art makes the difference and London, you know, is a breeding ground for young: his passion come out through various and important collaborations. Luca Cazal is recognized for its sophisticated and imaginative sound, always accompained by Tech-house beats, as in “Mariri EP” recently released on Crosstown Rebels. Indeed, precisely his last work was the pretext to know him.
If you had to retrace your career, what adjectives would you use and why.
Rewarding: the feeling of finishing a track and getting it released is pretty much as rewarding a feeling as I could imagine.
Testing: there were times early on where it was hard not to give up due to unfulfilled expectations, lack of money and personal issues… I look at those times and see how much my commitment to music was tested.
Humbling: having the chance to work alongside artists that I really look up to along the way makes me realise how much more there is still to learn and how much music still has to teach me.
Ever changing: I certainly never expected when I started out playing guitar in punk bands aged 15 I’d end up 20 years later djing house and techno on DC10 terrace!
From Italy to UK. In general, leaving the hometown is linked not only to opportunities but also to the want to empower and grow. Why did you choose the UK?
I grew up in Milan listening to bands like The Clash, The Jam and The Specials as well as Reggae, Northern Soul and 60s garage and I started coming on ‘pilgrimages’ to the UK to buy records and go to soul all-nighters when I was 16. So when I was 19 and had had enough of the provincial mentality and closed mindedness of the scene that I found myself to be part of, the obvious choice was to go where the music I had always loved came from.
Partnership 1: Brigante, with a fortuitous association. How, when and where did this collaboration come about?
I met Sebi at a party in West London just after my band Cazals broke up and it turned out he liked my band and as so many times happens we made plans to go in the studio to work on some music… So we actually did. And it turned out we worked well together and shared a love for analogue gear and obscure late 70’s/ early 80s European music. Over the years we have both pursued other projects as well as our own but never doubted whether we would continue to make music together. It may seem that we’ve not done anything for a while but we’ve been working hard for the last 3 years on a number of projects, one of which – Invisible Cities – has recently seen the completion of a mini album. A highly collaborative artist project, involving Roisin Murphy, Findlay Brown, Patrick Walden, Ali Love, Zeb Jameson and Martin Craft that has been a natural progression from the work we did 3 years ago. We will be releasing it on our own label, Double Drop, in winter 2014. There will also be a couple of more dance orientated releases featuring Roisin Murphy that will be coming out in the next few months on both Hot Creations and Double Drop.
Cooperation 2: Infinity Ink, with Ali Love. What prompted you to work with another person and why did you choice him?
I sometimes ask myself the same question, he’s my brother and we’ve been making music together for over 10 years, it just flows naturally with us.
Collaboration 3, the project Hot Natured. It is perhaps the most interesting and curious: four people (Jamie Jones, Lee Foss, Luca C and Ali Love), a real musical group. Can you tell us something about this project?
Again this project comes out of a friendship and an ease of writing music together. In the past year we’ve played some big shows and released an album, got praised and slated in equal measure, at the end of the day we’re still exactly what we were at the beginning – four mates making music and having fun together in the studio and on the road. It goes without saying that you will hear a lot more from this project in the coming months.
In 2013 you start another adventure: a solo album. Undoubtedly more difficult than in pairs. Why this choice?
An album is actually further down the line, but this year saw the release of my first solo EP, in which there is still a collaborative aspect in the form of the tracks with Mark Jenkyns and BL_NK SP_CES. Working alone is something that I’ve always done in one way or another, the difference this time is that I’ve made the choice to create a project under my own name. I guess it gives me the chance to choose the direction I want to take and make musical choices without having to compromise on any factors.
What prompted you to try to walk the road alone? Do you think it is better to start with a shoulder and then continue on their own or the opposite?
I think the reason why I collaborated so much is because I came from a band background and it’s what I’ve been used to doing in my musical life so far, but i wouldn’t say it’s better one way or the other it depends totally on the personality of the artist and the circumstances. Some people find it harder to collaborate as they are more attached to their own ideas and working with others for them can be harder than working alone, on the other hand some people really benefit from having someone else in the studio to help them make musical decisions and finalise ideas.
Another great result is to have taken up the residence in a special club: DC 10. How would you describe this place, how does it feel to be a resident there? There are other places that resemble to it or is it unique?
DC10 is unique not only because of the quality of the crowd and the venue itself but also due to the legend and reputation that it holds within the underground. I’ve been resident for Paradise with Infinity Ink since the first season 3 years ago and I have to say I’m really proud of how much the night has developed since its inception. Recently I’ve been honoured to play for Circoloco as a solo artist as well, which has always been a dream of mine. Playing DC10 is by far my favourite gig, especially in the main room. I always get nervous before I play there… which makes it even better![/tab]
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