“Someday, we’ll all be free”
Mentre la puntina, alle 8 abbondanti di questa mattina, solcava l’ultimo vinile di una serie lunga una notte intera e la splendida voce di Ce Ce Rogers pervadeva le mura della sala Discoteca, piena come raramente si era visto negli ultimi anni, in tanti abbiamo avuto la sensazione che con quell’ultimo disco terminasse anche un pezzo della nostra vita. Un capitolo, durato ben 15 anni, che ha visto susseguirsi generazioni diverse, persone appartenenti a classi sociali e latitudini diametralmente opposte, riunite ancora una volta sotto lo stesso tetto che li aveva ospitati ed uniti per tutti questi anni. Quello Space che fra circa dieci giorni scriverà una perentoria quanto amara parola fine sulla sua gloriosa storia.
Di parole per un monumento al djing come Carl Cox se ne sono davvero sprecate tantissime, in particolare dal giorno in cui si era capito che qualcosa di grosso stava silenziosamente bollendo in pentola, con il passaggio di proprietà delle mura di Playa D’En Bossa sotto l’egida del vicino Ushuaia e l’annuncio che sì, dal 2017 in poi il martedì ad Ibiza non sarebbe più stato lo stesso. Cosa riservi il futuro, al momento, non è dato saperlo. Si fa un gran parlare di un nuovo club nel giro di un paio d’anni, magari con ancora il gigante nero al comando della sua serata, ma ad Ibiza l’aria sta cambiando (lo dimostrano anche le recenti irruzioni da parte delle autorità presso Amnesia, Pacha ed Ushuaia) e forse molti degli alfieri di questo iconico quanto controverso angolo di paradiso valuteranno con maggiore accortezza se varrà la pena continuare o meno.
A noi comuni mortali non restava che celebrare una serata che ha scritto la storia dell’isola, ne ha modellato i connotati stilistici per anni e ne è stato uno dei fieri ambasciatori soprattutto per coloro che si affacciavano da novizi ad un ambiente divenuto sempre meno inclusivo e liberale a discapito di un modello elitario che si è andato man mano a saturare fino all’attuale situazione che pone Ibiza così distante dai suoi canoni originari da farci meditare a fondo.
Al richiamo dell’ultima volta di Carl Cox all’interno della sua serata (l’ultimissima allo Space rimane fissata per Domenica 2 Ottobre al party di chiusura del locale) hanno risposto in tantissimi (le le voci dall’isola parlano di una fila di centinaia di metri fuori dal locale) e anche il prode inglese non ha voluto lasciarsi scappare l’occasione di un ultimo tocco di classe. Per riportare, almeno figurativamente, le sue lancette emozionali e musicali indietro nel tempo, Carl Cox ha deciso di portarsi dietro una carica di borse straripanti di vinile (dopo dieci anni in cui aveva suonato soltanto in digitale, essendone da sempre uno dei pionieri) e di celebrare l’ultima funzione, lunga una notte intera, sfoggiano la sua collezione personale di classici di fronte ai discepoli che avranno di certo rivissuto, disco dopo disco, la storia che li aveva portati fino a lì. Per i molti che non hanno avuto la fortuna di essere presenti è venuta in soccorso Be-At TV, che ha reso disponibile lo streaming completo della serata (se ve lo siete perso potete rivederlo qui) permettendo a tutto il mondo di celebrare una festa ed un artista che resteranno nella memoria collettiva del popolo del clubbing ed il cui mito sarà tramandato alle generazioni che verranno. Per mantenere vivo, almeno nel cuore di chi (fosse anche una sola volta) ha visto un gigante buono torreggiare sopra una delle consolle più suggestiva del pianeta. Gill Scott-Heron cantava “The Revolution will not be televised”, diciamo che per questa volta faremo uno strappo alla regola.
“Mmmm, someday
We’ll live as one family”
The Revolution is over.
Applausi.