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[tab title=”Italiano”]Marc Romboy è ormai quasi vent’anni che cavalca la scena techno. Ha lavorato per etichette come Le Petit Prince, di cui è co-fondatore, Terminal M, Ovum, Simple, PSI-49-Net e Brique Rouge, Tronic, fino a fondare nel 2004 la sua personalissima Systematic Recordings, di cui tutti ricordiamo la prima release ‘Everyday In My Life’ con Booka Shade. Ha collaborato poi con John Dahlbäck, Abysm e Blake Baxter e ha prodotto EP per Robert Owens, Stephan Bodzin, Gui Boratto, Spirit Catcher e Dusty Kid. Romboy stesso è uscito con due dei suoi album proprio su Systematic: ‘Gemini’ del 2006 e ‘Contrast’ nel 2008. Particolarmente proficua anche la sua amicizia con Stephan Bodzin di cui ‘Atlas’ e ‘Callisto’ ne sono prova inconfutabile e pure l’ultimo album a 4 mani ‘Luna’, che include molti pezzi propri e più di 20 remix di artisti come Moritz von Oswald, Robag Wruhme, Martin Buttrich, Roman Flügel. Instancabile, Romboy, ha pure un suo show radiofonico Systematic Sessions. In tour da sempre, ha fatto tappa qui in Italia.
Il 30 novembre sei stato ospite del Simple, il party techno ideato da Lorenzo De Blanck, presso il Sinatra Club di Ferrara. Com’è andata?
2013 è stato un anno pazzesco per me fino ad ora. Ho suonato in tutti e sei i continenti e sono ancora sopraffatto da tutti queste date strabilianti! Quindi è stato abbastanza strano che io non fossi ancora venuto in Italia per una data nel 2013 e il mio show al Sinatra è stato finalmente il primo. E sì, non mi ha deluso affatto! Il mio set è stato una sorta di gigantesco giro sulle montagne russe, ma la gente se l’è goduto molto e la cosa mi ha reso contento. Sono felice, semplicemente felice, e tu dovresti saperlo no?
Qual è stata, artisticamente parlando, la tua più grande soddisfazione in carriera?
Beh, non posso indicare un particolare momento o un determinato giorno. Trovo la mia soddisfazione nel fatto di poter vivere il mio sogno, fare musica e farlo come lavoro principale. Io vedo questo come un grande dono e cerco di apprezzarlo sempre, ogni giorno di nuovo.
Tra tutti coloro con cui hai collaborato, e per citarne alcuni Booka Shade o Blake Baxter oltre ad aver firmato tracce o mixato producer come Martin Landsky, John Dahlbäck, Phonique, Jence o Abysm… cosa ti hanno trasmesso o cosa hai imparato?
Si può apprendere qualcosa di interessante da qualsiasi collaborazione. Ognuno produce la sua musica in modi diversi ed è sempre fonte d’ispirazione per me questo tipo di esperienza. Il cielo è il limite quando si tratta di fare musica elettronica e quindi si impara sempre.
La collaborazione più forte l’hai avuta con Stephan Bodzin. Come vi siete saputi adattare l’un l’altro? Che tipo di apporto è stato dato da ognuno?
Sì, hai ragione, i miei lavori con Stephan sono davvero notevoli, anche per me personalmente. Il fatto è che siamo amici da quasi 20 anni e ci conosciamo bene. A volte rimango ancora stupito dal fatto che la nostra musica contiene ancora tutta la sua magia, come la sentivo un paio di anni fa. Sembra che ci sia una certa alchimia tra di noi, che non si può spiegare.
Qual è il miglior club in cui hai suonato?
Non sono un grande fan della parola “migliore”. Come si fa a descrivere questa parola con emozioni e sentimenti? E’ difficile da dire se sia il club x o il club y il migliore. Quindi mi sento di dover sottolineare che ogni show, anche quelli che non sono sold out, quelli supportati, per esempio, da un pessimo sound system o anche quelli che per qualsiasi altra circostanza negativa, mi hanno sempre trasmesso buone emozioni e ricordi. Ci sono sempre persone che si divertono con la tua musica e questo deve essere apprezzato, naturalmente.
Sono ormai più di 20 anni che produci musica. Come le nuove tecnologie ti hanno facilitato (se lo hanno fatto)?
Sì, ci sono un paio di incredibili nuove attrezzature ma troppe per citarle tutte. Io non voglio prendere posizione o giudicare cosa sia meglio fra analogico e digitale, voglio solo utilizzare strumenti eccitanti e interessanti. Una delle cose più strabilianti è naturalmente la versione recente di Melodyne, un software che fa un’analisi degli accordi registrati. Questo mi ha aiutato davvero molto quando ho dovuto fare un remix, includendo accordi complessi di pianoforte, davvero fico (ride).
Cosa continua a tener viva la tua passione per la musica? Ci sono stati momenti in cui hai pensato di mollare?
Perché dovrei? Non c’è motivo. La musica elettronica è la mia vita. E non c’è nient’altro che avrei potuto fare meglio, in ogni caso…
Nel 2007 è uscita la compilation ‘Cocoricò 02’ e sei stato chiamato a selezionare brani tuoi ma anche di altri artisti. Come è nato questo progetto e quali risultati hai avuto?
Prima di tutto mi sento di dire che quando il Cocoricò e Marco Gallerani (Hell Yeah Recordings) mi hanno scelto per mixare questa compilation mi sono sentito onorato e lusingato perché sono a conoscenza della storia e del valore di questo club leggendario. E’ strano che mi chiedi questo proprio ora perché il mio iTunes ha riprodotto proprio questa compilation totalmente random qualche giorno fa e mi sono detto: ‘wow, buona selezione di musica!’
Come boss della Systematic, immagino che tu sia molto vigile su come si evolve la scena tech-house. C’è qualcuno che credi sia particolarmente talentuoso in questo momento, o qualcuno che ti sarebbe piaciuto produrre e che per diversi motivi magari non è accaduto?
Quello che davvero mi piace di questa scena musicale è il fatto che le persone giovani e con abbastanza talento possono avere successo sempre e in qualsiasi momento. Questo rende tutto così eccitante, per il fatto che tutti, al giorno d’oggi, possono affrontare lo sforzo di acquistare strumenti per produrre, considerando che questo era molto costoso in passato quando il software non esisteva. Quando si tratta di fare nomi è abbastanza difficile perché ce ne sono così tanti. Nomi come Arttu, Taras Van der Voorde e OCH sono di sicuro gli artisti da tenere d’occhio.
Cosa tieni in considerazione quando scegli un artista da produrre?
Due cose: mi deve piacere e devo suonare la sua musica… molto semplice direi (ride).
Hai anche un programma radiofonico, Systematic Sessions, dove proponi 1 ora di musica e dove sei spesso affiancato da ospiti. Come prepari le puntate? Questo programma, che tipo di seguito ha? La tua è solo voglia di intrattenere o hai anche il desiderio di ‘educare’ il pubblico?
Voglio solo trasmettere il mio gusto personale e le mie preferenze ai miei fan e alle persone in generale. Non ha nulla a che fare con l’educazione. Io non sono un insegnante e le persone non hanno bisogno di consigli, devono solo seguire il loro cuore e i loro sentimenti. E se posso fargli da colonna sonora di tanto in tanto ne sarò contento.
Programmi per il futuro?
La mia etichetta Systematic festeggia i 10 anni il prossimo giugno, quindi molte attività ed iniziative sono già state pianificate, come per esempio l’edizione limitata di magliette, label show case e molto altro. E io pubblicherò anche il mio prossimo album in marzo, “Shades”.[/tab]
[tab title=”English”]Marc Romboy is now almost twenty years that he’s riding the techno scene. He has worked for labels such as Le Petit Prince (he is co –founder), Terminal M, Ovum, Simple, PSI-49-Net and Brique Rouge, Tronic, till he has founded in 2004 his Systematic Recordings, which we all remember the first release ‘Everyday In My Life’ with Booka Shade. He then collaborated with John Dahlbäck, Abysm and Blake Baxter and he produced EP for Robert Owens, Stephan Bodzin, Gui Boratto, Spirit Catcher and Dusty Kid. Romboy himself came out with two of his own album on Systematic: ‘Gemini’ in 2006 and ‘Contrast’ in 2008. Particularly profitable even his friendship with Stephan Bodzin of which ‘Atlas’ and ‘Callisto’ are incontrovertible evidences and also the last album ‘Moon’, which includes original songs and more than 20 remixes of artists like Moritz von Oswald, Robag Wruhme, Martin Buttrich, Roman Flügel. Tireless, Romboy, also has his own radio show Systematic Sessions. Always on tour, he made a stop here in Italy.
How was you gig at Sinatra Club here in Italy?
2013 has been my craziest year so far. I have played on all six continents and I’m still overwelmed by all these mind blowing gigs, off the chain! So it was weird enough that I haven’t performed in Italy to date in 2013 and my show at Sinatra was finally the first one. And yeah, I wasn’t disappointed at all. My set was a kind of giant rollercoaster ride but the crowd did completely dig it which made me smile! I’m happy, just happy, you know?
What was, artistically speaking, your greatest satisfaction in career?
Well, it wasn’t really one special moment or day. I find my satisfaction in the fact that I can live my dream, making music and doing this as my main job. I see this as a great gift and try to appreciate this every day again.
Considering all of your past collaborations, for example Booka Shade, Blake Baxter and like Martin Landsky, John Dahlbäck, Phonique, Jence, Abysm… what have you learned? What they have instill to you?
You can take something interesting from any cooperation. Everybody produces his music in different ways and it’s always an inspiration to me to experience this. Sky is the limit when it comes to making electronic music and you always learn.
The stronger collaboration you had is the one to Stephan Bodzin. How did adapt each other during the production and also dj set? What kind of support was given to everyone in the projects? Sure the pics that you guys have done are very funny, I saw the photo book.
Yes, you are right, my works with Stephan are pretty much outstanding, also to me personally. The thing is that we are friends for almost 20 years now and we know each other well. Sometimes I’m still astonished that our music still contains all its magic like I felt it a couple of years ago. It seems there is a certain alchemy between us, you more or less cannot explain.
What is the best club where you have played?
Well, I’m not a big fan of the word “best”. How do you describe this words with emotions and feelings? This is what makes it difficult to say, club x or club y is the best. So I really have to point out that every show, even the ones which were not sold out or accompanied by i.e. a bad sound system or circumstances always gave me good feelings and memories, too. There are always people who dig your music and this must be appreciated of course.
Now are more than 20 years that you produce music. How the new technologies have facilitated you (if they did)?
Yeah, there are couple of amazing new gears, too many to mention them all. I don’t judge between analogue and digital, I just wanna use exciting and interesting stuff. One of the most mind blowing things is of course the recent version of Melodyne, a software which makes an analysis of recorded chords. It just has supported me a lot when I had to do a remix including complex piano chords, nice one (laughs).
What continues to keep alive your passion for music? Have you ever thought to give up?
Why shall I? There is no reason. Electronic music is my life. And there is nothing else I could do more properly anyway.
In 2007 was released the compilation Cocoricò 02 where you have selected your songs and songs of other artists. How born this project and witch results did you have?
First of all I really must say that when Cocoricò and Marco Gallerani adressed me to mix this compilation I felt fairly honored and flattered as I’m aware of the substantial history and value of this legendary club. It’s funny that you now mention this because my iTunes randomly played my mix some days ago and I was like, wow, a nice selection of music.
As a boss of Systematic, I imagine that you’re very careful about how the tech-house scene is evolving. Is there someone that you think is particularly talented at this time? There are someone you would like to produce and for various reasons might not happen?
What I really like about this music scene is the matter of fact that young and fairly talented people always pop up at any time. This makes it all so exciting, due to the fact that everybody can effort to purchase production tools nowadays, considering that this was very expensive back in the days when software wasn’t existing. When it comes to mentioning names it’s quite difficult to do this because there are so many. Names like Arttu, Taras van der Voorde and OCH are for sure artists to keep an eye on.
What do you consider when choosing an artist to produce?
Two things, I must like him and I must play his music, pretty easy actually (laughs).
You have a radio show, Systematic Sessions, where you propose 1 hour of music and where you are often helped by your guests. How do you prepare it and what kind of following it has? Yours is just entertainment or also a desire to educate the public?
I just want to transmit my personal taste and preferences to my fans and people. It has nothing to do with education. I’m not a teacher and people need no advise, they just have to follow their hearts and feelings. And if I can deliver the sound track from time to time I will be glad and content.
Your future plans?
My label Systematic will become 10 next June so that many activities are already planned, like limited t-shirt editions, label show cases and much more. And I will also release my next album in March, “Shades”. Watch out![/tab]
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