Se ci fosse un elenco inerente all’apporto che ogni regione può dare all’Italia in termini di forza lavoro del clubbing, la Toscana, fuor di dubbio, salirebbe sul podio avendo dato i natali ad alcuni dei mostri sacri italiani di sempre e a diversi dei nuovi talenti nostrani. Storie diverse ma in fondo tutte uguali. Diversi approcci ma fondamentalmente tutti ispirati dalla passione. Dalle colonne portanti di oltre un ventennio, come Neri e Farfa ai nuovi interpreti e rappresentanti del suono toscano in terra straniera come Alicante, Grazzini e così a seguire.
Questa estate la nostra attenzione è tutta per i nuovi brani di Marco Effe, background livornese e presente (e futuro) nord europeo, che dopo Cocoon, Break New Soil e Cécille (un discreto biglietto da visita, diciamo) si concede per primo out della neonata Dirty Session. Il toscano “made in Berlin”, accompagnato da Seph, disegna un suono di dure sfumature in equilibrio tra la techno e l’house. “Pjanicside” e “Rawside” definiscono perfettamente il tiro di tutto l’EP con semplici ed efficaci grooves che accolgono, a braccia aperte, le linee alte (successivamente in entrata). Dure sfumature di un suono che sappiamo essere già nitido nelle corde di Marco Effe. Altresì Seph propone una versione che, mantenendo senza dubbio il play time delle prime due, si veste poco a poco di linee di hats e di una groove line decisissima nonostante “qualche problema di interferenza” verso la fine.
Dall’idea di Luca “Bear” Orsini parte la storia di Dirty Session. “No schemes, no compromises, the only prerogative is quality” è l’intenzione espressa sul sito. Il primo è ad opera di Marco Effe. Chi ben comincia è già a metà dell’opera.