Poter spendere qualche riga per evidenziare l’ottimo lavoro di un connazionale ci fa sempre piacere, soprattutto se la stima per il suo lato artistico è davvero profonda. Non tutti dalle nostre parti si sono accorti di Marco Passarani o meglio, non tutti gli riconoscono quello spessore e quel rispetto che con gli anni questo artista romano è stato in grado meritarsi soprattutto all’estero. Non è infatti cosa rara vederlo all’opera al Fabric o al Berghain (solo per citare due dei migliori club dove ha avuto il merito di esibirsi), o vederlo rilasciare EP e remix su label come Running Back, Peacefrog e Bpitch.
Dopo l’uscita di “Collinding Stars Part.1” sarà possibile trovare nei negozi la tredicesima release del catalogo Desolat che per l’occassione ha visto Marco Passarani collaborare con Matlas Monteagudo, in arte Sacco, sound designer e compositore venezuelano. L’EP è intitolato “Flora” ed è arricchito da remix che definire prestigiosissimi è comunque riduttivo: oltre al duo Livio & Roby, appena usciti sull’etichetta di Dusseldorf con l’EP “Tribute”, il team capitanato da Loco Dice e Martin Buttrich ha deciso di coinvolgere sua maestà Ricardo Villalobos e Thomas Melchior.
Andiamo per ordine. Sia che sia parli della versione che dei remix, “Flora” di per sé non è un disco facile, tutt’altro. La versione confezionata da Passarani e Sacco è stata prodotta in almeno due fasi (“Schmiede” è il titolo della stesura originaria) ed è un disco che cala sulla pista come una nebbia, che vive di suggestioni intense e che avvolge, grazie a suoni ipnotico-percussivi, chi si trova all’ascolto. A mio avviso, nonostante il prestigio dei remixer, questa versione resta la migliore dell’EP ed ha dalla sua la grande qualità di non essere troppo prolissa come le altre: gli otto minuti del pezzo sono sufficienti a descrivere a pieno, in ogni sua sfumatura, questo viaggio all’interno della giungla dipinta da Passarani e da Sacco.
Sullo stesso lato delle versione original troviamo il remix di Livio & Roby. Prima dell’ascolto mi sarei atteso un richiamo più forte a quel sound old-school che sta caratterizzando i set e le produzioni di questo duo rumeno. La loro versione iper-sincopata, oltre ad essere caratterizzata da una grande quantità di “noise ambientali” studiati appositamente per riempire i vuoti dovuti al dilatamento del pezzo originale, presenta nella parte centrale un piano e delle percussioni che hanno lo scopo di lanciare (nonostante il disco non abbia per sua natura un grande slancio) il disco sino alla fine.
Neanche a dirlo il “Villalobos & Melchior Fauna Remix” è un viaggio lunghissimo (dura quasi sedici minuti) che non si allontana molto dalla versione originale ma che la vede arricchita di quegli elementi percussivi tipici del suond di Ricardo e che caratterizzano spesso e volentieri i suoi remix.