Italiano, ma attualmente – come molti – residente a Berlino, il producer e dj Marco Shuttle è uno degli artisti più dotati di stile e gusto che possiate incontrare dalle parti delle faccende di dancefloor. Se ne sono accorti in tanti: quando un po’ di tempo fa pubblicammo un suo splendido set registrato al festival Terraforma, i feedback di voi lettori furono strepitosi. Giustamente. Con la scusa del nuovo EP in uscita, per The Bunker New York, ci siamo voluti concedere una bella chiacchierata: si parla di vocals utilizzati, ma anche di altro – magari di cinema, o dei suoi “giocattolini da studio” preferiti.
E’ appena uscito un tuo nuovo EP, “The Moon Chant”: per iniziare, ci piacerebbe ci raccontassi un po’ la sua genesi e le tue impressioni al riguardo.
Generalmente non c’è una vera e propria genesi premeditata riguardo a nessuno dei miei EP, a dire la verità. I miei singoli sono il più delle volte composti da lavori unreleased che accumulo in un lasso di tempo più o meno esteso, e che a un certo punto vengono “aggregati” in un EP… Ho molte tracce nel mio hard drive, per dire, che non sono ancora uscite e che molto probabilmente usciranno solo a tempo debito, nel momento in cui troveranno il giusto incastro con altre tracce che non hanno ancora visto la luce. Nel caso di “The Moon Chant”, la A side, ha dato il la ad un’idea di EP che voleva essere volutamente piu dancefloor-friendly rispetto alle mie ultime uscite, più esplorative e d’ascolto.
Come mai hai scelto di coinvolgere e in che modo hai conosciuto Gabriella Vergilov, cantante, dj e producer bulgara, un’artista eclettica e particolarmente interessante, che presta la sua voce nella title track del tuo nuovo EP?
Gabriella, oltre ad essere un’amica e un’ottima dj e produttrice, è una cantante dotata di una voce davvero straordinaria, voce che spesso inserisce nelle sue produzioni. Mi ha più volte manifestato apprezzamento per come ho in passato usato vocals in alcune delle mie produzioni (specialmente “Sing Like a Bird”), così come il desiderio di dare un suo “contributo vocale” a tempo debito a qualche mio progetto. Da questo “dialogo” con Gabriella ho pensato che questo potesse essere il momento giusto per riproporre una traccia con elementi vocali che si ricollegasse a cose fatte precedentemente, tipo appunto “Sing Like a Bird” o “The Vox Attitude”. Ho quindi proposto a Gabriella di mandarmi delle registrazioni della sua voce, esortandola ad usarla nel modo più elementare e puro possibile, senza concentrarsi sul testo o su delle parole, ma solo sul suono – volevo un canto libero insomma, non una canzone fatta e finita; un canto che avesse degli elementi di lirismo esoterico, quasi di religiosità. Cosa che ha colto molto bene ed è riuscita a fare appieno.
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Conosciamo il tuo background da fashion designer, con alle spalle studi alla prestigiosa St. Martins di Londra. Vista la tua prolifica attività da producer e dj, riesci ancora a dedicarti a questo mondo? E se sì in che modo? Se invece hai smesso, c’è qualcosa di quel mondo che ti manca o qualcosa che proprio non ti manca per nulla?
Al momento mi sto dedicando esclusivamente alla musica. Fino a qualche anno fa riuscivo, seppure a fatica, a destreggiarmi in entrambe le cose, ma arriva un momento nella vita in cui devi decidere cosa vuoi fare da grande, perché per farlo bene ti ci devi dedicare al 100%. Del fashion design mi manca molto il disegnare e il creare vestiti, l’approccio visuale e il rapporto con il bello; non mi mancano assolutamente l’ambiente di lavoro e la vita aziendale di questo settore, che oramai è molto più trainato dal mercato e dal marketing che dal talento e dalla creatività degli stilisti.
Se dovessi occuparti della colonna sonora di una sfilata, con quale stilista ti piacerebbe collaborare e perché? Pensi che una simile collaborazione, se nascesse oggi, potrebbe ispirarti nuove direzioni sonore?
Onestamente, sono sempre stato più attratto dall’idea di far dialogare la mia musica con il cinema che con la moda. Cosa che è successa per la prima volta l’anno scorso, quando una mia traccia è stata usata da un giovane regista di Milano, Mauro Vecchi, come colonna sonora per un cortometraggio da lui diretto, “Bautismo” che ha partecipato al Rome Creative Contest finendo per vincere il premio per la miglior colonna sonora. Non me l’aspettavo, è stata una piccola ma graditissima soddisfazione! Di sicuro, se capitasse un progetto per una sfilata o per qualsiasi altro progetto mediatico interessante nel mondo della moda, sarei sicuramente interessato a prenderlo in considerazione.
Sei nato nelle padane lande trevigiane per poi finire a vivere a Londra, Stoccolma, infine a Berlino, con tappe significative in Giappone. Sono tutti luoghi in cui ti senti a casa, o hai una casa più casa delle altre?
E’ una domanda che mi pongo molto spesso anche io, a cui non ho ancora trovato una risposta… e comincio a pensare che mai la troverò. Credo di avere un’indole abbastanza “nomade”, per cui non mi sento a casa da nessuna parte e allo stesso tempo ho molte “case”. Ci sono luoghi in cui sicuramente mi sento piu a casa di altri e credo che forse, a parte l’Italia che di diritto è uno di questi, Londra sia stata sicuramente una fermata importante e una città per cui ho sentito un vero senso di appartenenza, nonostante oggi come oggi non penso ci tornerei a vivere. In Giappone, in realtà, non ci ho mai vissuto ma mi capita di andarci un paio di volte all’anno, rimanendone sempre più affascinato. Stranamente, mi ci sento sempre più a casa, ogni volta che ci torno… Mi piacerebbe davvero viverci.
Se parliamo della strumentazione che utilizzi per suonare, sei uno della scuola less sia more? E che rapporto hai con i tuoi “giocattolini da studio”? Quali sono i tuoi “cocchini” di questi tempi?
Credo che ogni artista debba maturare un suo “sistema” e un suo ambiente/studio ideale, per operare al meglio. Ci sono artisti che sfornano lavori ottimi solamente usando un laptop e altri che, pur avendo studi che sembrano astronavi spaziali, dotati di tutti i synth e le drum machines di questo mondo, non invece sono in grado di chiudere un progetto che sia uno. Per quanto mi riguarda, ho una grossa predilezione a lavorare con le macchine piuttosto che con il computer: non solamente per il risultato a livello sonoro, ma anche perché mi affascinano e mi appassionano come oggetti di design, oltre a divertirmi molto lavorandoci sopra. E divertirsi, in questo lavoro, è fondamentale! Faccio un uso abbastanza “corale” del mio studio e cerco di far “giocare” un po’ tutti i membri della squadra. “Giocattolini” che sono quasi sempre a mio fianco sono comunque Roland TR-808, la sintesi modulare del mio sistema Eurorack, svariati riverberi e pedali vari.
Se potessi scegliere di collaborare con un artista non appartenente all’ambito dell’elettronica con chi ti piacerebbe sperimentare?
Sono molto attratto dalle percussioni e dalla batteria come matrici primordiali della techno, e c’è più di un artista specialista del genere con cui mi piacerebbe molto collaborare. Hamid Drake, Adam Rundolph, Tommaso Cappellato, Mohammad Reza Mortazavi… giusto per nominarne alcuni.
Se hai spoiler che ti riguardano, spoilera pure!
Ci sono parecchie cose che bollono in pentola, ma al momento non posso ancora rivelare nulla…
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ENGLISH VERSION
Your new EP, “The Moon Chant”, has been released since few days and we’d like to know its genesis and your impressions about it.
Generally there are no premeditated genesis regarding my albums. My single tracks are often taken from previous projects made of unreleased works, which at a certain point are collected in an EP. I’ve tones of tracks in my hardrive, some unreleased and some that will be released when they’ll fit well with some others tracks here to come.“Moon Chant”, the title track on the A side, was a song that inspired an dancefloor direction for my whole last EP, at the end resulting very different from my freshest releases which were more explorative and not dance oriented.
Why and how did you choose to collaborate with Gabriella Vergilov, a Bulgarian singer, dj and producer, an eclectic and interesting artist which features the title track of your new EP?
Apart from being my friend and a great dj and producer, she’s a singer with an extraordinary voice which she often uses in her releases. She told me more than once how much she appreciated how I used vocals in certain tracks of mine (especially in “Sing Like a Bird”), showing me much interest in giving a vocal contribute to something produced by me. Thanks to this “dialogue” with Gabriella, I’ve decided that it has come the right moment to compose a track with vocals similar to what I did in “Sing Like a Bird” or “The Vox Attitude”. I’ve proposed Gabriella to send me her voice recordings, asking her not to concentrate on words, but in the sound – I wanted a chant, not a song, something like an esotheric chant, almost a religious chant. She understood very well what I had on my mind and she did a great job!
We are aware of your stylist background , including your student days passed at London’s prestigious St. Martins College. Are you still involved in fashion design even if you’re a prolific producer and dj? And if you’ve cut up with fashion, is there something that you mostly miss from this world?
Actually I’m completely into music. I’ve managed for years to focus both on fashion and music, but in our lives it comes that moment when you have to decide what to do as grown up because you understand that you need to focus just on one particular thing if you want to do it really deeply. Something that I miss very much is drawing and creating clothes, that visual approach and attitude towards aesthetics. I strongly do not miss that type of work environment and corporation lifestyle – fashion is more and more depending on marketing rules and demands than on stylists’ creativity.
If you had to create a catwalk soundtrack, which stylist you’d collaborate with and why? Do you think that something like that would inspire new sound directions?
Honestly, from a musical perspective, I’ve always been more keen on building dialogues between music and cinema, than with fashion. One year ago I experienced my first collaboration with a film director, Mauro Vecchi. A track of mine has been used as soundtrack for a short film, “Bautismo”, wich won the first prize for its soundtrack at Rome Creative Festival. I really didn’t expect it and it made me really happy and pleased! Anyway, it does not mean that I wouldn’t be interested in composing music for fashion projects.
You were born near Venice, then you’ve lived in London and Berlin, also traveling yearly to Japan. Do you feel home in all these places or do you have a “home more home” than the other ones?
I ask it often to myself and I haven’t answered yet, also starting to think that I never will. I feel quite nomadic, which makes me feel nearly rootless while feeling to have more than one Home too. Some places are more familiar to me, and that’s what happens with Italy, for example. London is for sure a city that meant a lot to me, a city I felt I belonged to, even if actually I’d never choose to return living there. I’ve never lived in Japan, but I go there a couple of times every year – it’s always seducing and fascinating me more and more, it’s a place where I really feel home and yes… I would really like to live there.
Talking about gears you use for your music… Do you think that “Less is More” is a value and which type of relation do you have with your “little studio toys”? Which are your favourite actually?
I think that every artist needs an ideal ambient/studio he fits the best in and makes him feel comfortable and focused. There are artists that make great releases just by using a laptop and other ones that are not able to finish a project even if they have “spaceship studios” and tones of gears. Personally, I much more in love with machines than with computer. It’s not just because of the type of sound they produce, but also because of their design and the fun that I experience while playing with them. I think that in our job fun is the most important component. I have a choral approach with my studio and I try to involve in my games all the “team members”. Gears that are always by my side are definitely Roland TR-808, my Eurorack Modular System, reverbs and various effect pedals.
If you could choose to collaborate with a non-electronic music artist, who would it be?
I’m very attracted by percussions and drums, as basic elements for techno music e there are more musicians I’d like to work with. Hamid Drake, Adam Rundolph, Tommaso Cappellato, Mohammad Reza Mortazavi… Just to name a few.
If you have spoilers about your future projects, just say it!
Lots of things to come but… sorry, have to keep ‘em secret still for a while!