Il Sudamerica, e l’Argentina in particolare hanno dato molto alla trance, negli ultimi anni: una sorta di terra promessa per gli amanti del genere e per gli stessi dj’s, in cui, dicono, un giovane emergente viene accolto da folle festanti con lo stesso calore ed entusiasmo dell’Armin Van Buuren di turno, senza pregiudizi di stili e sottogeneri: chiedere a gente come Chris Schweizer, Bryan Kearney o il nostro Manuel Le Saux, per conferma. Che sia progressive, electro, uplifting, tech o psy, insomma, ai latini la trance piace. Più che legittimo, dunque, che dopo “Praga ’11” e “Los Angeles ’12”, Markus Schulz abbia deciso di dedicare la sua annuale compilation proprio a Buenos Aires, quasi come riconoscimento per le memorabili gig che lo hanno visto protagonista nella capitale argentina nel corso dell’ultimo anno – dall’Ultra Music Festival ai festeggiamenti per il bicentenario del Paese, passando per la maratona di quasi quindici ore al Mandarine Nightclub.
Uno sguardo alla tracklist è sufficiente per capire di essere di fronte alla squadra Coldharbour al gran completo: KhoMha, Rex Mundi, Grube & Hovsepian, Aaron Camz, Danilo Ercole, Basil O’Glue, Mr. Pit, Fischerman & Hawkins, Wellenrausch, insomma, ci sono tutti, affiancati da qualche “friend” d’eccezione, del calibro di M.I.K.E., Protoculture e Solarstone. I primi trenta secondi sembrano quasi un disco dei Pink Floyd. Invece è Markus stesso che apre le danze sotto il nuovo alias di “Marscela”, con una intro confezionata ad hoc. Entra un pad che più trance di così non si può, che apre la strada a “We Evolve”, dell’indiano Sequ3l, e da qui in poi è un viaggio di oltre due ore e mezza in tutte le sfaccettature del suono che ha caratterizzato la label di Schulz sin dal 2005. Un suono che pur rimanendo fedele ad uno stile ben delineato, riesce a rinnovarsi ed a risultare fresco, emergendo dal “poco mosso” oceano trance ossessionato dai ritorni al passato e dalle contaminazioni EDM.
Un sound fatto di atmosfere chill e bassline potenti, da pad big room e ossessive ritmiche in sedicesimi, da groove scuri e profondi, da pluck compressi all’inverosimile e da rullate di snare forti come schiaffi in faccia. Si passa dal ballare a testa bassa trattenendo il fiato, con “Freezing Rain” di Danilo Ercole, a saltare agitando i pugni su “The Battle”, nuovo singolo con cui Fischerman & Hawkins cercano di bissare lo straordinario successo ottenuto nella scorsa primavera con “Apache”. Si sogna con Tucandeo e i Wellenrausch (questi ultimi da tenere d’occhio se apprezzate un sound più scuro e groovy), si ascolta ad occhi chiusi il “Markus Schulz Shadows of Coldharbour Mix” di “Nothing Without Me”, ci si agita sulla sedia per tutta l’ora e venti del secondo CD, decisamente più dancefloor-oriented del primo.
Ascoltando il full continuous dj mix (cosa che consiglio di fare), sembra proprio di assistere ad un dj set dal vivo di Markus: il mixaggio impeccabile, l’atmosfera che si scalda in modo progressivo ma costante, i bpm che salgono, i ritmi che si fanno più serrati, i break epici e le ripartenze più spinte, in un climax di emozioni per certi versi contrastanti. Improvvisamente sento il bisogno di prenotare un biglietto di sola andata per Buenos Aires.