Per molti sarà un nome sconosciuto per altri un po’ meno. Ciò che resta inconfondibile è la sua estetica nelle produzioni che ha affascinato l’universo della techno italiana ed internazionale. Si sono accorti di lui artisti del calibro di Alan Fitzpatrick, Pfirter, Mark Broom, Ilario Alicante, Len Faki e Truncate. Di chi stiamo parlando? Il suo nome è Markus Suckut, nato in Germania, ha sviluppato il suo interesse per la musica elettronica alla fine degli anni ’90. È un autodidatta e il suo talento è nato proprio nella sua stanza da letto quando ancora frequentava le lezioni. Le sue produzioni sono spesso etichettate con la parola techno, che quasi sempre diventa dub. Tuttavia i suoi set non si limitano a questi due stili ma spaziano nel dominio ormai sconfinato della musica elettronica.
Per iniziare, come hai mosso i primi passi nel mondo della musica elettronica? Hai fatto tutto da solo o c’era qualcuno che ti sosteneva o con cui hai condiviso la tua passione?
C’era uno show radiofonico ogni sabato qui dalle mie parti, alla fine degli anni ’90, dove suonavano musica elettronica. Era molto più commerciale ma quando l’ho ascoltata, mi è piaciuta. Fu solo una questione di tempo prima che comprassi della semplice strumentazione da dj e facessi le mie prime esperienze nella mia stanza da letto. A quel tempo andavo ancora a scuola e condividevo questa passione con un mio compagno di classe. Andammo in un negozio di dischi a Essen circa una volta al mese e spendevamo tutti i nostri soldi in nuovi dischi.
Hai dichiarato che non ti piace pensare alla musica come un qualcosa diviso in compartimenti a sé stanti. Da quali stili sei influenzato?
Sì, non mi piace dividere la musica in generi perché mi affascinano un sacco di cose. Compro anche cose house, dub. Non voglio focalizzarmi solo ed esclusivamente sul “genere techno” quando compro nuovi dischi o sento dei dj, penso che questo lo possiate sentire anche nelle mie produzioni. Ho due cari amici che sono veramente legati al genere deep house e cerchiamo di incontrarci una o due volte al mese per fare una sessione insieme e ascoltare i nostri nuovi vinili che abbiamo appena comprato. È sempre bello fare questa esperienza. C’è sempre molta buona musica che cerco di combinare nei miei set. Questo è il motivo per il quale io direi che ogni genere di musica m’influenza in qualche modo.
In che modo definisci i tuoi set?
Profondi e pieni d’emozioni.
Passiamo alle tue recenti produzioni: raccontaci del tuo lavoro per Alan Fitzpatrick nel suo ultimo CLR podcast che sappiamo, sarà poi pubblicato sulla sua etichetta 8 Sided Dice.
Fui molto colpito nel vedere che un giorno Alan mi seguiva su Twitter. Me lo sono davvero chiesto, perché è sempre strano per me scoprire che sono seguito da questi grandi nomi. Mi lasciò un messaggio e alcuni giorni dopo mi disse che apprezzava veramente le mie produzioni. Mi sentivo onorato e arrossivo mentre leggevo. In qualche modo venne l’idea che io potessi fare un remix per lui. Alcune settimane dopo ci siamo incontrati di persona, perché doveva suonare dalle mie parti, quindi, mi sono unito a lui e abbiamo avuto una lunga chiacchierata sulla musica e di nuovo sull’idea del remix. Mi chiese di fare il remix della sua prima uscita sulla sua etichetta e ciò immaginava fosse qualcosa di speciale. Accettai ed elaborai queste due versioni, che ad Alan piacquero particolarmente e ne fui molto soddisfatto. Quindi scrisse release numero 50 sulla sua etichetta, che è un grande onore! Voglio dire è un grande traguardo per lui.
Con ROD avete fatto un remix per il nuovo EP di Ilario Alicante sull’etichetta bolognese Pushmaster. Parlaci di questa nuova collaborazione. Che cosa pensi della scena techno italiana? C’è qualche produttore/dj che ti ha colpito particolarmente?
Ilario mi chiese già un anno prima di fare qualcosa per la sua etichetta o se potevo fare un remix, la cosa triste era che non poteva funzionare per me, ero molto lento e non di umore giusto in quel periodo. Quando il proprietario di Pushmaster mi chiese di un remix e disse che era una track di Ilario, ho accettato subito. La cosa bella era che anche ROD fece un remix, mi piacciono le sue produzioni e ci conosciamo da alcuni anni adesso. Questo fatto mi fece sentire ancora più a mio agio con la situazione. Non so molto della scena techno italiana, perché non ho mai suonato in Italia fino ad ora e spero possa cambiare da quest’anno. Alla fine degli anni ’90 Mauro Picotto era il mio preferito, conservo ancora tutti i suoi dischi. Joseph Capriati mi sorprende tutte le volte, è una persona così simpatica e gentile e anche Roberto Bosco, che adesso vive a Berlino, è un producer interessante.
Nel 2012 hai lanciato la tua etichetta “SCKT”. Perché hai deciso di far uscire sulla tua etichetta solo del tuo materiale e non anche quello di altri giovani produttori come te che stanno muovendo i primi passi nell’universo techno?
Volevo avere la mia piattaforma personale, per fare al 100% quello che amavo. Il motivo per il quale non voglio nessun altro artista sulla mia etichetta è perché non ho il tempo di prendermi cura delle uscite di altre persone. È molto difficile da spiegare. Se qualcuno ti manda la sua musica e vuole che esca sulla tua etichetta, si fida di te, ti da qualcosa nelle tue mani che ama ed è la sua passione. Io penso di non essere capace di prendermi cura di qualcosa di così grande, perché ho sempre i miei momenti di pigrizia.
Nell’ambito della club culture rivestono ormai grande importanza le agenzie di Booking. Che giudizio hai nei loro confronti e come ti trovi ad essere uno degli artisti della Apelago?
È buono ed è molto importante avere un’agenzia, si prendono cura di tutte le questioni organizzative, così hai tempo per concentrarti sulla tua musica. Quando Nina Tillberg dell’Apelago me lo chiese all’inizio del 2011, mi fece molto piacere. Sono circondato da grandi artisti.
Tra i tanti set che hai aperto, nel 2011 è la volta di Steve Rachmad. Come ci si sente accanto a colui che è stato definito “uno dei più abili interpreti europei del Detroit sound”?
Si, quella fu la mia prima volta che suonavo al Tresor. Quando vidi che suonava anche Steve, le mie mani cominciarono ad agitarsi. Lui è una leggenda. Ho così tanti suoi dischi. Alla cena abbiamo avuto la possibilità di parlare un po’ ed è una persona molto intelligente. Quando mi disse che apprezzava ciò che facevo, ero ancora più emozionato di suonare prima di lui. Più tardi nel club stavo suonando e mi divertivo e sentì metà del mio set, quale non lo so. Poi mi disse che gli era piaciuto il mio set e che avevo messo un sacco di track che anche lui avrebbe voluto mettere.
English Version:
For some it might be an unknown name, while others might be well-acquainted with this DJ. What remains unmistakable is the esthetics in his productions that has fascinated the Italian and international world of Techno. He caught the attention of artists such as Alan Fitzpatrick, Pfirter, Mark Broom, Ilario Alicante, Len Faki and Truncate. We are talking about Markus Suckut. Born in Germany, he developed his interest in electronic music in the end of the 90’s. He is a self-taught producer and his talent started up in his bedroom while he was still attending classes. His productions are often marked with the word Techno, which almost always become Dub. However, his sets are not limited to these two styles ranging in the boundless domain of electronic music.
What were the first steps you took into electronic music? Was there someone who supported you with which you shared your passion, or was it a solo endeavor?
There was a radio show every saturday here in my area, end of the 90’s, where they’ve played electronic music. It was more commercial but when i had a listen, i enjoyed it. So it was just a matter of time that i bought some simple dj equipment and made my first experiences djing in my bedroom. At that time I went to school and i was sharing this passion with a classmate. We went to a record store in Essen like once a month and we’ve spend all our money on new records.
You’ve stated that you don’t like to think of music as something separated in mutually exclusive styles. What genres influence you?
Yes, i don’t like that splitting into genres because I like a lot of stuff. I buy a lot of housy, dubby stuff also. I don’t want to focus just straight on the „techno genre“ when i buy new records or dj, I think you also can hear that in my productions. I have two close friends which are really into the deeper house thing and we try to meet like once or twice a month to do a session and listen to our new vinyls we’ve bought. It’s great to make this experience. There’s a lot of good music which I try to combine in my dj sets. That’s why i would say that kind of every genre influences me in a way.
How do you define your sets?
Deep and full of emotions.
Tell us about your latest work for Alan Fitzpatrick in his latest CLR podcast which we already know will be release by his label 8 Sided Dice.
I was really surprised to see that Alan followed me on twitter one day. I really wondered, because it’s always strange for me to know that i am on the radar of these big names. He dropped me a message few days later and told me that he really likes my productions. I felt honored and blushed while reading. Somehow the idea came up that I could do a remix for him. Few weeks later we’ve met in person, cause he was playing here in my area, so I’ve joined him and we had a long talk and conversation about music and again about the idea of the remix. He asked me to remix his first release ever on his own label and that he could imagine to make it something special. I agreed and worked out these two versions, which Alan really liked and i really was satisfied with. So it made release number 50 on his label, which is a real honor! I mean it’s a milestone for him.
Together with ROD you produced a remix for Ilario Alicante’s new EP of the bolognese label Pushmaster. Can you tell us about this collaboration? What are your thoughts about the Italian Techno scene? Is there a producer or dj that particularly impresses you?
Ilario asked me already one year before to do something for his label or if I could do a remix, the sad thing was it never worked out for me, I was ultra slow with getting back to him and not in the mood during that time. When the owner of Pushmaster asked me for a remix and he said it’s a track from Ilario I confirmed directly. The cool thing was that ROD also did a remix, I really like his productions and we know each other for a few years now. That fact made me feel more comfortable with the situation also. I don’t know a lot of the Italian techno scene, cause I never played in Italy so far and I hope that it will change this year. End of the 90’s Mauro Picotto was the man for me, I still have all these records from him. Joseph Capriati surprises me all the time, he’s such an amazing and polite person and also Roberto Bosco, he’s living in Berlin now and such an amazing producer.
You launched your label “SCKT” in 2012. Why did you decide to release only your own material on your label rather than the work of other young producers who just like you are entering the techno universe?
I wanted to have an own platform, to do 100% what I would love to do. The thing why i don’t want any other artists on my label is that i don’t have the time to take care about releasing other peoples music. It’s kind of hard to explain. If someone sends you music and he wants you to release it, he trusts you, he gives something in your hands that he loves and is his passion. I think that i am not able to take care about something like that big, because i have always my lazy moments.
In club culture nowadays booking agencies carry a great importance. What is your opinion on them and how do you feel about being one of Apelago’s artists?
It’s good and very important to have an agency, they take care about all this travel and organisation thing, so you have time to concentrate on music. When Nina Tillberg from Apelago asked me beginning of 2011, I really was like wow. I am surrounded by a lot of other good artists.
Of the many sets which you opened, 2011 was Steve Rachmad’s turn. How does it feel to work next to someone who was described as “one of the most able European interprets of the Detroit sound”?
Yes, that was my first time playing Tresor. When i saw that Steve is playing there also, my hands started to shake. He’s a legend. I have so many records from him. At the dinner we had the chance to talk a bit and he’s such a smart guy. When he told me that he likes what i do, I was even more nervous to play my set before him. Later at the club I was playing and enjoying and he listened half of my set, which i didn’t recognized. When he took over he told me that he enjoyed listening and that I played a lot of stuff he also wanted to play.