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[tab title=”Italiano”]Martijn Deijkers è uno dei produttori più eclettici del panorama europeo, capace di imbastire una carriera sul cambiamento e di ricevere soddisfazione in tutti i generi e gli ambiti sperimentati. Una sperimentazione di genere e di suoni ciclica che lo ha portato a fondare la sua etichetta 3024 e ad abbracciare cause nobili come quella del Piemonte Groove. A meno di un mese dall’uscita del suo nuovo album “The Air Between Words” per Ninja Tune, Martyn si racconta parlandoci del suo nuovo album, del suo passato, di internet e i dj, di come riuscire ad imbastire una serata e di come la modestia, l’umiltà risultano fondamentali in un mondo pieno di spacconi.
La tua è una vita fatta di cambiamenti, ma è corretto dire che non è stato un cammino fatto di angoli retti ma è stato un unico flusso dinamico. Eindovhen, Rotterdam, molte apparizioni in Inghilterra e poi America. Quanto le città possono influenzare l’output di un dj? In questo momento quali città credi abbiano una nuova vitalità, e non parliamo della sempreverde Berlino e il suo techno-tunnel, dove è possibile apprezzare qualcosa di nuovo?
Se guardi al passato, è vero, potrebbe sembrare un “flusso dinamico” ma non molte scelte della mia vita sono state dettate da scelte razionali ahahah… ma è vero, le città hanno un’enorme influenza sulla musica, sia nel processo produttivo che nel djing. Io preferisco non spendere troppo tempo in studio ad aspettare che le idee arrivino, vado fuori e vivo la mia vita al di fuori, ascolto, guardo le cose che ci sono nel mondo e poi le porto con me e produco la mia musica. Attualmente credo che Berlino abbia ancora il titolo di essere il gran posto che è, come Londra, ma negli ultimi anni Parigi ed Amsterdam sono diventate piazze molto importanti. Mi piacciono anche le realtà di Glasgow e Manchester.
Come per le città, la tua produzione musicale si è dipanata tra tanti stili con il flusso dinamico di cui sopra…sei partito dai 4/4 e ci sei ritornato passando attraverso le influenze dubstep e drum’n’bass, come mai questo ritorno alle origini? Una maniera per esprimere il tuo stile musicale sempre e comunque rifuggendo dai dettami commerciali del genere del momento?
Non è una decisione razionale. Sento di essere sempre stato un ragazzo techno che ha ricercato la medesima vibrazione in qualsiasi altro stile musicale. Se la cerchi, puoi trovare la techno ovunque: che sia drum’n’bass, dubstep, broken-beat, musica classica, musica fatta con la tabla indiana o il synth-pop giapponese.
Parlaci della fondazione della “3024”, quali sono stati i motivi? È stata la culla per il tuo album “Great Lenghts”, per il fottuto e imperante talento di Illum Sphere, poi Mosca, Trevino, Bashmore, Jacques Greene, produttori che stanno muovendo qualcosa. Sembra che tu abbia un buon gusto ed anche una grande responsabilità, come riesci a gestirla?
Credo sia importante usare quello che si è costruito per qualcosa che sia ancor meglio. 3024 è nata come una valvola di sfogo per la mia musica ma poi lo è divenuta anche per artisti che ho pensato potessero fare qualcosa di interessante per l’etichetta. Anche per gli artisti più “famosi” su 3024, i 12” che hanno prodotto per l’etichetta rappresentano qualcosa di unico nella loro discografia, questo è un motivo abbastanza importante per mandarla avanti. Ma credo che ci sia ancora molto lavoro da fare, rendere la qualità ancor più alta e produrre tracce ancor più speciali e memorabili per la gente che vuole goderne.
Parliamo della tua figura di artista. La tua produzione si muove negli anni con un soddisfacente apprezzamento da parte delle nostre orecchie. Hai uno stile unico, lontano dall’hype e in ogni tuo pezzo è possibile sentire vere melodie. Citandoti “sto provando a fare tracce che vorresti canticchiare quando torni in bicicletta dai rave”… così lontano dalle produzioni odierne così bombate di bassi. Qual è la tua opinione della scena attuale?
Credo non sia il momento migliore per chiedermelo adesso. Durante il periodo in cui sto producendo un album sono in una bolla e provo a non ascoltare troppo gli altri producer o i trend o gli stili diversi, preferisco concentrarmi sulle mie cose. Ma si, è vero, credo ancora fortemente nelle buone melodie ed è la musica che io amo e quindi voglio continuare a farla così. La “effect music”, in cui tutto ruota attorno ad un bass drop o a quelle scalate/ascese folli, diventa vecchia troppo velocemente e a meno che non ci sia qualche idea geniale non ascolti quelle tracce per troppo tempo.
Durante il 2013 hai suonato dapprima al roBOt festival e poi al Bitte a Milano (dove Damir Ivic ti aveva intervistato) negli anni passati hai calcato le scene anche del Club To Club e del Dissonanze nel 2010, tra le più interessanti venue italiane, sembra che tu abbia un sound per palati fini, è questo il tuo intento? Una musica che deve essere compresa? Qual è la tua opinione della scena italiana?
Attualmente adoro suonare in Italia. Sono stato fortunato con le esibizioni del C2C, Dissonanze e roBOt poiché sono venue che hanno fatto molto per la musica con sperimentazioni di suoni diverse, e a mio avviso è giusto supportarle. La scena dei club sta andando sempre meglio in città come Milano, Torino e Roma ma anche a Firenze, Cagliari, Foligno e Catania hanno piccole scene ma interessanti. Ho passato molto tempo a Torino per un progetto della Regione Piemonte perciò quella zona e quella gente sono vicine al mio cuore, ma ho voglia di viaggiare e suonare ancora da voi. E il fatto che in ogni dove il cibo sia eccezionale, aiuta!
Dopo il conclamato successo mondiale di “Ghost People”, è tempo di un nuovo LP. Il 16 giugno ti unirai alla famiglia “Ninja Tune” con “The Air Between Words”, 10 tracce e la collaborazione con il guru Four Tet, cosa possiamo aspettarci? Un approccio più spinto al lato UK della tua produzione? Cosa ti aspetti tu? E poi, parlando della tua attività di remixer: hai una collezione incredibile da Shed a Flying Lotus, Efdemin (cazzo!), Salazar e Failty DL… ed ogni remix ha il tuo tocco.
Non direi che la musica di questo nuovo album propenda verso il lato UK delle cose. Anche Four Tet a mio avviso non suona “tipicamente UK” (qualunque cosa sia). L’album per me rappresenta più un allontanamento dall’ultimo, in quasi tutte le sfaccettature. La produzione suona in maniera totalmente diversa, molto più organica. Ho tentato di produrre tracce come piccoli “artwork” che abbiano delle melodie e diversi layer in maniera tale da poterne godere per un lungo tempo, come ricercarne i diversi strati. Per quanto riguarda il remixing: si, mi piacciono ancora alcuni remix che ho fatto e tra questi ci sono quelli per Efdemin, Cosmin TRG, Fly Lo, Tiga e uno per “Seven” dei Fever Ray.
Generalmente quando preparo le interviste ascolto la Boiler Room o le tracce del dj nelle mie cuffie. Credo che la Boiler Room possa ben rappresentare un dj, è come un biglietto da visita, una vetrina, tutti possono ascoltare e vedere come viene creato il mood durante la serata. Qual è la tua opinione rispetto all’utilizzo di internet e dell’uso che ne viene fatto?
Devo ammettere di avere un approccio ambivalente rispetto al concetto della Boiler Room e in generale alla presenza dei dj in internet. Comprendo che la gente voglia ascoltare i propri dj preferiti, e viceversa i dj vogliano promuovere se stessi con podcast e registrazioni live, ma ci sono dei contro: per prima cosa non si riesce effettivamente a catturare la magia di una serata e secondo, tutta la gente tende a saltare attraverso il set, o a controllare la tracklist e questo fa scemare l’intento del dj che attraverso la selezione e i tempi naturali di un set, creano le condizioni per creare il mood. Non dovrebbe essere tutto disponibile per tutti quando più si vuole, è facile credere che debba essere un diritto garantito. Alcune volte registro podcast per specifici siti web, perciò in parte sono colpevole anche io, ma cerco comunque di tenere le registrazioni dei miei set lontano da internet perché preferisco che la gente venga ad ascoltare e godere del mio set nel momento in cui ci è dentro e chiaramente voglio tenere lontano da internet alcune tracce che sono destinate ad essere suonate solo all’interno di un club.
Ho letto che sei stato il primo a portare la scena drum’n’bass ad Eindovhen e da lì è cominciata la tua avventura nel djing. Poi l’evento è cresciuto. Quali sono i tuoi consigli per coloro i quali organizzano i party, e non parlo al dj, parlo a colui il quale si pone dall’altro lato dei piatti? Qual è il punto da dover focalizzare?
Bene…ci siamo ispirati ad alcune serate che frequentavamo a quel tempo e specificatamente il Metalheadz @ Blue Note. Abbiamo tentato di creare una certa atmosfera ed una vibrazione, e il nostro sound. Utilizzavamo decorazioni come banner e bandiere, podi per le consolle sempre diversi in maniera tale da mantenere la gente sempre interessata e con l’idea che tutto fosse sempre fresco e questo ha funzionato. Abbiamo scoperto che con la gente giusta e la giusta attitudine le serate dipendevano sempre meno da quanto un dj fosse famoso ed infatti c’era sempre tantissima gente intenzionata a frequentare le serate, che ci fossero i grandi nomi o i giovani talenti. Questo ci ha portato nelle condizioni di poter idealmente chiamare chiunque ci piacesse a suonare e la gente avrebbe apprezzato. Un altro fattore fondamentale è il rapporto uomini donne. Con più gente nel club il “vibe” diventa più amichevole, si balla di più, e quando le ragazze se la godono, lo fanno anche i ragazzi.
Una tua citazione dice: “Non ho mai pensato che avrei giocato un ruolo nel campo della musica”. È ancora così? Il tuo stile è iperconosciuto, la tua produzione continua ad andare avanti… ancora così umile? Se il lavoro di piatti si interrompesse, cosa sarà il signor Martijn Deijkers?
Essere modesti è molto importante. Questo magari non attira molto l’attenzione ma per me, sei tanto più una “gran” persona quanto più umile sei. Vedremo cosa succederà dopo la carriera da dj. Non lo so ancora ma quando sarà sono sicuro che mi terrò occupato con qualcosa. Progetti come il Piemonte Groove sono molto importanti e chissà non s possa continuare in quella direzione.[/tab]
[tab title=”English”]Martijn Deijkers is one of the most eclectic producers in the European scene, able to strike up a career about the change and get satisfaction in all genres and areas tested. A cyclic trial of genres and sounds that led him to found his own label “3024” and embrace noble causes such as the Piemonte Groove. We spoke to Martyn less than a month before the launch of his new album ‘The Air Between Words “for Ninja Tune, who tells of his new album, his past, internet and dj, how to be able to strike up a party and how modesty and humility are essential in a world full of bullies.
Reading about your life it’s clear that it’s a life based on the changes, but it’s right saying that has not been a walk made of broken lines but has been a dynamic unique flow. Eindovhen, Rotterdam, many appearing times in England, than America. How much you think the city influences the dj musical output? At this moment what cities you think have a new vitality, not talking about the Berlin evergreen and stuck in the techno-tunnel, where you could taste something new?
It may look like a “dynamic flow” if you look back at it but not a lot of decisions in my life had well though-out decisions behind them haha… Of course cities have a huge influence on music, both in production as in DJ’ing. I prefer to not spend so much time in the studio trying to come up with ideas, I rather go outside and live my life there, hear and see things in the outside world, and THEN bring them back and make music with them. I actually think Berlin can still be a great place to be, as is London. Paris and Amsterdam have developed so strong in recent years too. I like the realness of Glasgow and Manchester.
As for the cities, your musical production has moved towards the styles always with that unique flow… from the 4/4 and then back again passing by dubstep and drum n bass influence…why this moving back again? A way to express your personal music style avoiding the commercial hallmarks of the hype style of the moment?
It’s not a conscious decision. I feel like I’ve always just been a techno kid looking for that vibe and finding it in almost every other style of music. If you look for it, you will find techno in drum ‘n bass, in dubstep, in broken beat, in classical music, in Indian tabla playing, in Japanese synth pop.
Tell us about the experience of the 3024 foundation? What have been the motivation? It’s the crib for your album Great Lenghts, for the astonishing talent and fucked genius Illum Sphere, than Mosca, Trevino, Bashmore, Redshape, Jacques Greene, producers that are moving the scene. You seem to have good taste and also a great responsibility. How is to manage that?
I think it’s important to use what you have built up for the greater good. 3024 started of course as an outlet for my own music but it morphed into one for artists I thought could do something interesting with the idea behind the label. Even for the more “famous” artists on 3024, the 12”es they did for the label are quite unique in their discography. For me that’s enough reason to go ahead with it. But I think there is still a lot of work to be done, make the quality even higher, do more special and memorable records for people to enjoy.
But talking about your personal figure of artist. Your production moves through the years with satisfied appreciation of our ears. Your style is unique, so far from the hype style of the moment; I could listen in every track the melody and citing yourself “I’m trying to make the tracks that you hum when you cycle back from the rave”… so far from the full bassline tracks of this musical time. What is your opinion about the scene right now, in every style that you experiment?
I guess it’s a bad time to ask me that, since during the album production I really am in a “bubble” where I try to not listen too much to other people or trends or styles and just do my own thing. But yeah I still believe very strongly in good melodies. The music I love myself has it and I want to make music like that. “Effect music”, where it’s just about that bass drop, or the crazy buildup, it just gets old really quick and unless it was a genius idea you usually don’t listen to those tracks for very long.
During 2013 you performed first @ roBot festival in Bologna and then at the Bitte in Milan (where you got a talk with Damir Ivic), in the past years also Club to Club and Dissonanze 2010, the most interesting Italian venues…you seem to have a sound for discriminating tastes, is that your intent? A music that must be understood? Your opinion about our scene if you know it.
Actually I really love playing in Italy. I’ve been lucky with the gigs there, C2C, Dissonanze and Robot have undoubtedly done a lot for music that has some experiment or sounds a bit different, and that needs to be supported in my opinion. Then the club scene is getting better and better in cities like Milan, Torino and Rome but look at Firenze, Cagliari, Foligno, Catania, they have small (but cool) scenes. I spent a lot of time in Torino doing a project for the Piemonte region so that area and its people are close to my heart, but I’m keen to travel and play more. The fact that the food is amazing everywhere also helps!
After the worldwide-accepted success of Ghost People, it is time for a new LP. 16 June and you will join the family of Ninja Tune with “The Air Between Words”, 10 tracks and the collaboration with the guru Four Tet…what we could expect from that? A powerful approach to the English side of your music? What do you expect from that? And about your remixer activity. Your collection is incredible from Shed to Flying Lotus, Efdemin (gosh!), Salazar and Failty DL… but every remix is really touched by yourself, what are the most remarkable hallmark of your production?
No I wouldn’t say the music really leans to the UK side of things. Even Four Tet to me doesn’t sound “typically UK” (whatever that really is). The album for me is quite a departure from the last one, in almost every way. The production of it sounds entirely different, much more organic. I tried to make the songs into little “artworks” that have melodies and a lot of layers so you can enjoy them for a long time. As far as remixing, yes some of the remixes I’ve done I still really like. My favorites are for Efdemin, (Cosmin) TRG, Fly Lo, Tiga and the one for Fever Ray’s “Seven”.
Usually when I do the interviews, I put the Boiler Room or the tracks of that dj in my cuffle… Talkin’ about Boiler Room I think it’s a great instrument ‘cause it’s like a business card, it’s like a shop window. Everyone could listen and watch how you create the mood in that night. What is your opinion about this new instrument?
I’m a little bit ambivalent not just about Boiler Room but about DJ’s and their Internet presence. I understand people want to listen to their favorite DJ’s, and DJ’s want to promote themselves with podcasts and live recordings but the downside to it is that first of all you are never able to capture the vibe of the night and second of all people will skip through the set, or check the track listing and it misses the entire purpose of being a dj, namely timing and selection. Not everything has to be available to everyone at any time. It’s easy to take that entitlement for granted. I sometimes record podcasts for specific websites, so I am partially guilty, but I try to keep gig recordings off the web because I rather have people come and enjoy my set in the moment, and I want to keep certain records just for playing in clubs and not online.
Reading about your life, I’ve discovered that you have brought the drum’n’bass scene in Eindovhen and from that you started djing. Than the event has grown. What are your suggestions for those who makes the party, not talking about dj, but the people that goes behind the decks? What should be the point to focus?
Well we were inspired ourselves by the nights we attended in London at the time, especially Metalheadz @ Blue Note (later in other venues). We tried to create a certain atmosphere and a vibe, and our specific sound. We used decorations like banners and flags, and different podium setups for different nights, to keep the crowd interested and fresh and it really worked. We found out that with the right crowd and vibe, the nights depended less on how famous the DJ’s were. We had a good amount of people that would always come to the night, whether we had big “names” playing or young talent. This way we could book whoever we liked and the people would appreciate it. Another important factor is boy-girl ratio. With more girls in the club the vibe is usually friendlier, there is more dancing, and when girls are enjoying themselves than so are the boys.
Your citation says: “I never thought I would play a role in music myself”. Is it so also now? Your style is well known, your production is going ahead….Still so humble? If the decks work would be interrupted, what will be mr. Martijn Deijkers?
Being humble is very important! It doesn’t get you the most attention but in my book someone is a bigger person by being humble than being a loudmouth. We will see what happens after DJ’ing. I don’t even know when that will be but I’m sure I will keep myself busy with something. Projects like Piemonte Groove etc are very important and who knows I will continue in that direction in the future.[/tab]
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