Raramente capita di imbattersi in uno pseudonimo che calzi a pennello come quello che Adrien de Maublanc e Joan Costes si sono auto-assegnati. Masomenos, termine di origine spagnola, souvenir di un viaggio in Messico è l’esemplificazione del loro modo di essere e di approcciarsi alla musica. Letteralmente significa “più o meno” ed è un modo per evitare di subire una classificazione che ai ragazzi suona come una prigione per le loro idee. Perché i Masomenos sono un fiume in piena di ispirazione, di creatività, di sperimentazione continua. Divenuti famosi quasi più per la simpatia delle loro grafiche che per le loro sonorità, hanno sempre voluto mantenere vivo il lato visivo del loro lavoro (entrambi vengono dalle arti grafiche) in modo tale da rendere il loro marchio un faro di creatività nel mezzo di un mare piatto e sconfinato qual è oggi la musica elettronica. Col passare del tempo i ragazzi hanno allargato sempre più gli orizzonti del loro operato svariando i diversi campi come l’abbigliemento e l’arte moderna, grazie anche al loro negozio a Parigi dove attualmente è presente un’interessante esposizione legata alla musica e alle arti visive. Come fanno però a convogliare così tanti aspetti sotto un unico tetto senza impazzire? Abbiamo fatto due chiacchiere con loro per scoprirlo e per parlare della loro futura esibizione all’ormai celebre Inti Festival, organizzato annualmente vicino a Lima in Perù e volto a combinare l’esaltazione della cultura e della musica locale. Appuntamento fissato per il 16 Febbraio!
Avete mai suonato in Perù prima? Cosa ne pensate del concept proposto dall’Inti Festival?
Oh il Perù è uno dei nostri paesi preferiti dove suonare. Abbiamo già suonato all’Inti e quello che stanno facendo è semplicemente stupendo. La cultura peruviana è così ricca e ci calza a pennello. Guarda solo i colori e i disegni e capirai il perché. Inoltre, la gente è incredibilmente gentile e sensibile nei confronti della musica, ballano molto bene. E il cibo è troppo buono. Siamo felici a pensare che saremo lì fra poco tempo. Promuovere allo stesso tempo la cultura peruviana e la sua musica è un’idea fantastica, i ragazzi sono cresciuti molto bene in questi anni.
Il termine da cui prendete il vostro nome è indice di qualcosa difficile da classificare. E’ così che descrivereste ciò che è Masomenos?
Certo, in realtà quando l’abbiamo concepito (di ritorno da un viaggio in Messico) ci era piaciuto, ma man mano che ci abbiamo lavorato ci siamo sentiti sempre più a nostro agio con esso. Non essere classificati è un lusso ma spesso rende difficile per il pubblico comprendere quello che si sta facendo di preciso. Non rende il tutto semplice né per loro né per noi, ma ci piace!
Come vi siete conosciuti e quando avete capito che avreste potuto fondere le vostre conoscenze per creare questo progetto?
Ci siamo incontrati più di 8 anni fa e abbiamo sentiti un’immediata complicità da un punto di vista umano e sentimentale. Siccome fin dall’inizio abbiamo passato un sacco di tempo insieme abbiamo testato un’unione superiore a quanto avessimo pianificato. Masomenos è nato in maniera organica.
Cosa significa per voi condividere gli aspetti della vita lavorativa con la persona amata? Essere una coppia oltre che un duo artistico come ha influenzato il vostro modo di lavorare?
Certamente è stato così. Non abbiamo fatto le stesse scelte di carriera ed abbiamo sempre cercare di tenere a mente che niente di quello che è Masomenos esisterebbe se non fosse per l’amore che condividiamo. Perciò a volte abbiamo dovuto prendere un sentiero meno ambizioso in modo tale da preservare la nostra relazione. Ma il lavoro ha anche nutrito profondamente la stessa, la tiene decisamente viva e ci impedisce di annoiarci.
Soffermandoci sulla vostra musica, come descrivereste l’anima del vostro suono?
Organica e viaggiosa. Anche divertente. A volte mentale.
Le vostre sonorità sono sempre rimaste le stesse nel corso degli anni o avete apportato qualche cambiamento?
Credo che la musica cambi in base all’umore ed al tempo che passa, e ovviamente le sonorità cambiano in base ai cambi di studio. Oltretutto abbiamo spesso collaborato con altri e questo è un ottimo modo per imparare cose nuove.
Siete diventati famosi, oltre che per la vostra musica, anche per il design delle vostre coloratissime grafiche. E’ un’idea nata dal fatto che entrambi avete sempre avuto una passione per l’arte?
Oggi passiamo molto tempo e una buona fetta delle nostre energie sviluppando le nostre grafiche. Ci piace considerare Masomenos come un progetto dove possiamo spendere lo stesso quantitativo di tempo per la musica e per le arti visive. Entrambi veniamo dalla grafica e per entrambi la combinazione tra grafica e suono funziona molto bene.
Credete che questo fattore “visivo” abbia contribuito in maniera consistente alla diffusione della vostra musica?
Si, infatti chiamiamo i nostri animaletti i nostri ambasciatori. Grazie agli adesivi che abbiamo prodotto per il nostro primo CD (Bon Voyage) che hanno fatto il giro del mondo tramite cellulari, computer, club e vari altri posti. In fin dei conti, se alla gente non fosse piaciuta la musica sarebbe comunque passato in secondo piano. Ma è un aspetto che combina le due cose molto bene. Forse ha reso il nostro suono un filo più accessibile e riconoscibile in quell’enorme ammasso di release.
Col passare del tempo Masomenos è diventato sempre più un brand di successo, dalla musica all’abbigliamento. Come riuscite a convogliare tutti questi diversi aspetti nella quotidianità?
E’ successo tutto accidentalmente. Alcuni giorni cerchiamo di svilupparlo ed altri di modellarlo perché non fa per noi avere un brand. Siamo solo artisti che forniscono chicche alla gente affezionata al loro universo. Ma ci vuole un sacco di tempo e una rigida struttura per sviluppare un brand e non è questo quello a cui puntiamo. E’ solo una piccola parte del progetto.
Tutte le differenti sfaccettature del vostro lavoro le avete racchiuse nel vostro store, situato a Parigi. Se foste un visitatore che ci entra per la prima volta, che cosa vi colpirebbe maggiormente?
Bè come abbiamo detto, non si può nemmeno entrare nel negozio. L’abbiamo trasformato circa un anno fa in un laboratorio dove si può dare un’occhiata e una piccola mostra che abbiamo creato. E’ come una piccola “chicca visiva”. Può giocare coi bottoni per cambiare i visual o sentire un altro suono. Non c’è niente da vendere lì dentro.
C’è qualcosa che ancora vi sentite di poter aggregare alle vostre mille attività lavorative?
Ci piacerebbe molto poter presentare il nostro lavoro come mostra, rendendolo accessibile anche nei club.
English Version:
It’s rare to find a pseudonym that fits so perfectly like the one who Adrien de Maublanc and Joan Costes have self-assigned to themselves. Masomenos, a word of Spanish origin and a souvenir from a trip to Mexico, is the exemplification of their way of being and of approaching music. Literally, it means “more or less” and is a way to avoid a classification that sounds like a prison for their ideas. ‘Cause Masomenos are a flood of inspiration, creativity and continue experimentations. Having become almost more famous for the sympathy of their graphics than for their sound, they always wanted to keep alive the visual side of their work (both come from the graphic arts) such as to make their brand a lighthouse of creativity in the middle of the flat and boundless sea which the electronic music is nowdays. As time goes by the boys have increasingly expanded the horizons of their work by attaching various fields such as clothing and modern art. This happened also thanks to their shop in Paris where they currently have an interesting exhibition connected to the music and the visual arts. How do they manage to convey so many aspects under one roof without going crazy? We had a chat with them to find it out and to talk about their future performance at the now famous Inti Festival, held annually near Lima in Peru, which aims to combine the glorification of Peruvian culture and music. Appointment set for February 16th!
Have you played in Perù before and what do you think of the concept of Inti Fest where you will play in February?
Oh, Peru is one of our favorite country to play. We have already played in Inti and what they are doing there is just amazing. The Peruvian culture is so rich and fits us so well. Just look at the colors and the pattern, and you’ll understand why. Furthermore, the people are incredibly nice and sensitive to the music, they dance really good. and the food just yummy. Happy thinking we’ll be there very soon. Promoting both the electronic music culture and the Peruvian culture is a fantastic idea, that the guys grew so well over the years.
The word from which you take your name is a sign of something difficult to classify. Does your concept of what is Masomenos agree with this meaning?
Sure, actually when we iced it (coming back from a trip in Mexico) we liked it, but the more we worked with it, the more we felt comfortable with it. No to be classified is a luxury but also makes it difficult sometimes for the audience to understand what you’re doing exactly. It doesn’t make it easy for them and neither for us. But we love it!
How did you meet and when did you realize that you could merge your knowledge to create this project?
We met more than 8 years ago, and had a immediate complicity on a human and sentimental level. As we spent from the beginning a lot of time together we experienced a merging more than we planned. Masomenos was born organically.
What does it mean for you to share aspects of working life and to live a sentimental relationship at the same time? Be a couple as well as an artistic duo has influenced the way you work?
Sure it did. We didn’t make the same career choices and we have always tried to keep in mind that none of masomenos would exist if we wasn’t for the love we share. So sometimes we had to take a less ambitious path, but obe that would help us preserve our relationship. But working also really nurtured the relationship, it makes it very alive, and avoids us getting bored.
Taking a look on your music, how would you describe your sound?
Organic and trippy. Fun also. Mental sometimes.
Your sonorities are always remained the same over the years? Did you make any changes?
I guess music changes with moods and time going by, and of course the sonorities evolves with studio changes. We also do a lot of collaborations with others and this is amazing to learn new things.
You have become famous not only for your music but also for your colorful vynil’s graphics. Is it an idea born from the fact that you both have always had a passion for visual arts?
These days we spend a lot of energy developing our visual world. We like to consider Masomenos as a project where we can spend as much in music as in visual art. We both come from image, and for us both image and sound combine really well together.
Do you believe that this “visual” factor has contributed in a consistent way to the diffusion of your music?
Yes, we call our little animals our ambassadors.Thanks to the stickers we produced for our first cd (Bon Voyage) they traveled all round the word on people via cell phone, computer, and in clubs and various places. At the end if people didn’t like the music, it would have faded out. But it combines both together. Maybe it just made it a tiny more accessible and recognizable in the huge mass of releases.
Over time Masomenos has become increasingly a successful brand, from music to clothing. How can you manage to convey all these different aspects in everyday life?
It became this by accident. somedays we try to develop it and some others we try to cut it, because it’s not our thing to have a brand. We’re just artists that provide goodies to the people that like our universe. But it takes a lot of time and structure to consistently develop a brand, and this is not what we aim for. it’s just a little part of the project.
All the different aspects of your work are enclosed in your store, located in Paris. If you were a visitor who enters there for the first time, what will hit you most?
Well as we speak, you cannot even enter the shop, and we transformed it over a year ago into a lab where you can get a glimpse of a little installation we made. It’s like a little visual candy. You can play with some buttons to change the visual, hear some sounds. Nothing to sell there.
Is there any activity that you may wish to be able to aggregate to your work in the next years?
We’d very much like to be able to present our work as installation, to make it accessible also out of the clubs.