Grand Canal è l’etichetta fondata da Max D. Blas, coideatore e promoter di AltaVoz, uno degli eventi di musica elettronica più innovativi e famosi in Italia. In questi anni AltaVoz ha contribuito a far crescere una varietà di nuovi artisti e Grand Canal vuole e vorrà essere il contenitore delle loro esperienze e delle espressioni artistiche dei nuovi talenti della scena italiana ed internazionale. La prima release di Grand Canal è un V.A. di alcuni artisti di AltaVoz che vuole essere il manifesto della label e delle sue sfumature musicali tra house, deep house e tech-house.
Le releases seguenti, pubblicate in vinile o in digitale, ospiteranno – oltre agli artisti di AltaVoz – nuovi nomi della scena italiana ed internazionale e artisti internazionali già affermati che nel corso degli anni hanno costruito un rapporto consolidato con AltaVoz.
Quando per la prima volta hai pensato di far nascere una label?
Al progetto di una label ci pensavo da tempo. Era una cosa importante per me perché é un complemento fondamentale alle altre attività che insieme ai miei soci di AltaVoz portiamo avanti da anni. Per molto tempo poi ho dovuto rimandare questo progetto perché gli altri miei impegni come dj e come promoter non mi lasciavano il tempo che ritenevo necessario per seguire adeguatamente un progetto così complesso come questo. Adesso credo che sia arrivato il momento. Sentivo la voglia, quasi il bisogno di provarci e mi sono buttato.
Quali sono i primi artisti con cui ti sei relazionato?
Grand Canal nasce comunque dal progetto AltaVoz. A differenza dell’evento, che organizzo insieme ad altre persone, ho scelto di aprire un’etichetta mia perché la direzione artistica di una label è una cosa molto più personale secondo me e ci tenevo ad avere la piena libertà di scegliere quali artisti e quali dischi pubblicare. Ovviamente, come dicevo, la label parte comunque da AltaVoz e dai suoi artisti ed è per questo motivo che ho scelto come debut release un v.a. dei nostri artisti.
Come ti sei organizzato per promozione e distribuzione?
Qui in Veneto i nostri amici di Kina e Back & Forth (Re-UP e Cosmic Cowboys n.d.r.) hanno da poco aperto un’agenzia di servizi per labels, la Wizz Tools. Mi appoggio a loro per la consulenza promozionale e per tutto il lavoro che richiede una pazienza che io non ho… Sono dei ragazzi molto in gamba, oltre che essere da anni dei cari amici, e mi stanno dando un contributo prezioso. Per la distribuzione mi appoggio a Dig Dis per il digitale e a Straight Distribution per il vinile.
Quali sono le label che prendi come esempio, a livello artistico e gestionale?
Non farei dei nomi di label, ma più che altro vorrei seguire alcuni principi. Voglio che Grand Canal sia sempre una label che mette al centro la musica e soprattutto i suoi artisti. Vedo, in particolare tra le label in digitale ma non solo, tante etichette che pubblicano producers che conoscono il giorno prima e di cui si dimenticano il giorno dopo. Con Grand Canal voglio portare avanti un discorso di crescita artistica dei miei ragazzi così come da anni stiamo facendo con i nostri artisti di AltaVoz.
Se avessi carta bianca, quali artisti sceglieresti come autori e/o remixer?
Chi segue i nostri eventi AltaVoz sa quali sono i nostri gusti. A parte i nostri dj’s/producers, gli artisti che mi piacciono sono i giovani (non per forza in senso anagrafico) che hanno ancora lo stimolo e la passione che le star già affermate spesso tendono a perdere.
Che senso ha aprire una label nel 2012? Quali le aspettative?
Ha lo stesso senso che ha sempre avuto. Ovviamente il mercato è notevolmente mutato nel corso dell’ultimo decennio grazie alle nuove tecnologie, dando la possibilità a molti di cimentarsi in questa attività. Lo abbiamo visto per esempio ad Edit, il meeting delle etichette italiane di musica elettronica che dal 2010 organizzo insieme ai miei soci di AltaVoz. Tanti giovani, spinti da grande passione, che decidono di cimentarsi in quest’avventura dando libero sfogo alle proprie emozioni. Per quanto riguarda le aspettative, le mie sono quelle di far crescere i miei artisti e – spero – di non perderci troppi soldi.
Quali sono i dischi che hai visto funzionare meglio sui dancefloor, negli anni?
Spesso i peggiori. Ahah…
Grand Canal sarà solo una cosa da dancefloor o farà cose anche più trasversali e sperimentali?
Così come AltaVoz, Grand Canal parte dalla pista da ballo per esplorare diversi aspetti della musica elettronica. Il primo EP che uscirà il 17 maggio è un po’ un compendio delle varie anime da dancefloor che animano i nostri artisti. In futuro pubblicheremo anche cose più sperimentali e assolutamente non da dancefloor. Ho già del buon materiale che sto vagliando, in particolare delle cose molto interessanti di Autre e Die Roh, se devo dire i primi nomi che ho in mente.
Nella prima uscita hai scelto Kaysand, Autre, Okee Ru, Paolo Tamoni e Alex Piccini, ci dai un aggettivo per ognuno di loro?
Non sono proprio bravo a dare aggettivi alle persone. Solo ad alcune, ma non mi sembra il caso qui… Ahah… A parte gli scherzi mi sembra riduttivo e di sicuro non renderebbe giustizia alle sfaccettature artistiche che ognuno di loro ha. Sono artisti anche diversi tra loro, ma sono contento perché credo di essere riuscito in qualche modo a mettere insieme un various artists che, seppur eterogeneo – come eterogenei sono questi produttori tra di loro – ha una sua organicità.
Se avessi la possibilità di fare la ristampa di un vecchio disco, quale sceglieresti?
Domanda difficile… Sparati un po’ così potrei dire Rise From Your Grave di Phuture, Baby Wants To Ride di Knuckles, No Way Out di Adonis, Sandcastles di Ferrer e Sydenham o Higher State of Consciousness di Josh Wink, ma penso che ciò che è stato è stato e la musica, o almeno la mia etichetta, debba guardare avanti.