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[tab title=”Italiano”]Max Graef e Glenn Astro hanno incrociato le loro strade già diverse volte. Prima tra le scaffalature dello OYE Store di Berlino, da cui poi è nato il progetto per la fondazione della loro etichetta Money $ex Records, poi rilasciando i loro rispettivi album di debutto sulla danese Tartelet Records, fino ad arrivare alla pubblicazione di “The Yard Work Simulator” su Ninja Tune, opera prima su lunga distanza di cui vi abbiamo parlato qui un po’ di tempo fa. Un’altra delle strade che i due hanno scelto di percorrere insieme è quella di girare il mondo con la loro collezione di dischi e fornire set sempre variopinti come in occasione dell’ultima edizione di Spring Attitude e nella prima edizione del Fat Fat Fat Festival. E proprio dall’Italia siamo partiti per questa intervista.
Parlare con dj e produttori stranieri è sempre una buona maniera per scovare roba nuova del proprio paese. Avete qualche influenza che viene dall’Italia?
G: Si certo, ce ne sono alcune. Un sacco di roba “library” venuta fuori negli anni ’70, ora in ristampa, che rappresenta sempre una grande fonte di ispirazione.
M: Adoro Napoli Centrale, specialmente il loro primo LP. Mi era stato raccomandato da uno dei primi promoter che mi ha portato in Italia. L’ho comprato subito. Lo stesso vale per “The Feed-Back”. (Omonimo album della formazione conosciuta anche come Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, che ha visto tra le sue fila gente come Ennio Morricone e Franco Evangelisti, nda). Sono anche un collezionista del catalogo di Cometa Edizioni e Liuto Records.
Parliamo invece dal vostro album di debutto in combinata, un patchwork dei vostri background. Primo: come avete separato il processo di produzione? Secondo: ascoltando “W313D” riconosco una certa “attitudine all’errore” volontaria, mi sbaglio?
G: L’album è stata una vera joint venture in cui entrambi abbiamo fatto qualsiasi cosa, ma ci sono anche tracce in cui io ho lavorato solo sulle percussioni e arrangiamento mentre Max si occupava degli accordi o trovava un sample, oppure tutto il contrario. La maggior parte del tempo abbiamo lavorato assieme. Credo che questa sia la maniera giusta di fare le cose quando stai realizzando un album d’insieme.
M: Anche quando il processo di produzione è stato separato, c’era comunque una sensazione molto organica in cui è stato molto facile combinare le nostre idee. Credo che l’intero concetto di “errore” renda la musica interessante. A cosa serve ascoltare tracce house, rock o jazz sempre ben prodotte? Errore non significa essere dilettanti e nemmeno peccare di cura, per me rappresenta la vita nella musica. Adoro ascoltare il ronzio dell’ampli quando registri gli strumenti o sentire il rumore dei vecchi pedali o rack d’effetti.
Qual è il motivo che vi ha portato a fondare Money $ex Records e così anche per Box Aus Holz (rivolgendomi direttamente a Max)?
M: Box Aus Holz (BAH) è stato il progetto della nostra giovinezza. Questo il motivo per cui tutto è partito, sia per me che per altri amici. Lavoriamo ancora assieme ma abbiamo spostato un po’ il tiro e presto rilasceremo l’ultimo BAH. Non si tratta più di mettere in giro bella roba da ascoltare, ma significa anche dare agli artisti la libertà di poter sviluppare il proprio suono e dare ampio spazio a differenti stili, generi, arrangiamenti e combinazioni. Money $ex è un’etichetta per l’artista molto più di quanto lo fossero i dodici pollici che facevamo uscire con Box Aus Holz. Vogliamo pubblicare musica di amici e gente che ammiriamo dal jazz-rock ai suoni sperimentali, passando per la techno e il rap.
In questi anni assistiamo ad un aumento del numero di show di “crate digger djs”; anche nel vostro caso i dj set rappresentano degli excursus profondi della vostra collezione. Credete che questa tendenza sia dovuta ad uno sguardo sonoro più aperto dell’audience che compone un club o perché è diventato cool mettere musica di 30/40 anni fa?
G: Nei miei dj set ho sempre suonato in questa maniera. Non è qualcosa di deciso in base a quella che è la tendenza del momento. Non ho l’intenzione di essere un “deep digger” selezionando roba rarissima, perché semplicemente non lo faccio. Quei dischi super rari sono anche super costosi. Non ho soldi per quella roba! La gente tende a dimenticare che ci sono tonnellate di roba fantastica e sconosciuta per poco prezzo.
M: A me personalmente piace suonare dritto per dritto e poi ad un certo punto del set mettere su della roba inusuale. La musica è divertimento e amo la buona musica perciò suono quello che mi piace.
Come viene arricchita la vostra prospettiva musicale tramite i djset? Se doveste decidere di focalizzarvi sulla produzione e il live, sarebbe facile mettere da parte i dischi?
G: Mi piacciono entrambi i mondi e molto. È difficile dire se riuscirei a lasciare uno per dedicarmi all’altro perché fanno parte della mia vita da lungo tempo. Andare in giro per gli show come dj dopo un po’ di tempo diventa stancante e può essere dannoso per la tua salute, ed è qualcosa su cui ci si può fermare a riflettere, ma a parte questo è qualcosa di eccitante e non sono componenti intercambiabili fra loro.
M: Un sacco di musica suona benissimo su soundsystem potenti, anche roba che non t’aspetteresti. Penso a “Knock Out” di Diether Reith o “Mr.Clean” di Weldon Irvine dei Liberated Brother, traccia che ho riscoperto sentendola uscire da un impianto audio importante. E si, sentire altri dj suonare può arricchire la tua esperienza. Non abbandonerei mai il djing anche se fare musica è molto più importante, per me.[/tab]
[tab title=”English”]Max Graef and Glenn Astro cross their streets already several times. First among OYE Store racks in Berlin then releasing their debut-solo album on Tartelet Records, up until the publication of “The Yard work Simulator” on Ninja Tune, (read our review here). They love produce music, but they also love playing records and giving away colourful set like the ones they did at the latest edition of Spring Attitude and at the first edition of Fat Fat Fat Festival. From Italy, we start this interview.
Talking to foreign dj and producers is always a good way to discover tracks and LP of your country. Do you have any influences that come from Italy?
G: Yeah, there are definitely a few. A lot of the library stuff that came out in the 70s and is now getting repressed heavily are always a good source of inspiration.
M: I love Napoli Centrale! Especially the first Lp they did. It was recommended to me by one of the promoters I played for in Italy. I had to buy it straight away. Same with the „Feed-Back“. Also been a collector of Cometa Edizioni Musicali and Liuto records for example.
Let’s talk about your album, a patchwork of your backgrounds and a surprisingly audacious first opera. First: how did you separate in the making process or rather who played what? Second: listening to “W313D” I recognize an “attitude to the error” on purpose, isn’t it? Does the error gives more reality to a track and this case to a whole album?
G: The Album is actually a joint venture, so everyone is doing everything, but there are also tracks where I only did drums and arrangement or something and Max did the chords or found a sample and the other way round. Most of the time we actually worked out everything together tho. I think this is the way it should be, if you’re doing an album together.
M: Even when it was a separate process at times it still felt very organic since it was very easy to combine our ideas. I think the whole „error“ thing makes music interesting. What is the point of hearing the same well produced house track again and again same with Jazz and Rock music I think. Error doesn’t mean dilettantism or lack of care, for me it stands for the life in music. I love when you hear the amp’s buzzing when recording instruments or hearing noise and sound while using old effect racks and pedals.
What is the purpose around the foundation of Money Sex Records and the same for Box Aus Holz (talking directly to Max)? What’s next for the label and also for your personal projects?
M: Box Aus Holz was the project of our youth really. It is how it all started for me and a lot of my friends. We still work together but the focus has slightly shifted and we will release the last BAH soon. It is not only about putting out cool records anymore it is also about giving artists their freedom of developing their own sound world and having space for all sorts of styles, genres, arrangements and fusions. Money $ex is a Label for the artist rather then the 12 inch dance records Box Aus Holz was about. We want to release music from friends and people we admire from jazz-rock and sound experiments to techno and rap.
In these years there is an arousing of gigs of “crate digger djs”, even in your case your djset are a compelling excursus in your collection. Do you think is related to a wide-open audience that fill nowadays the club culture? Or just because it’s cool playing music that comes from 30/40 years ago?
G: I’ve been playing records this way in my DJ sets the whole time. It’s not something I decided to do because it’s on vogue at the moment to be honest. I don’t intend to be a super „deep digger“, only playing rare records, because I simply don’t haha. Those super rare records are actually super expensive, I don’t have the money for that! People tend to forget that there is a ton of great and maybe unknown music still available for cheap!
M: I almost feel like playing a little more straight forward since it is so cool to play some „unusual record“in the middle of a dj-set haha. I don’t really care tho. Music is fun and I love good music so I play whatever I feel like.
How playing djset enriches your experience in music? If you could stop doing it in order to focus to the production and the live experience, it would be easy to give up?
G: I really like both worlds! It’s hard to say if I would give up one for the other as both things have been part of my life for so long now. Playing DJ gigs and traveling around a lot definitely gets tiring after some time and can be really damaging to your health, so that might be something to think about, but other than that both is dope and not rerlla interchangable for me.
M: A lot of music sounds so great on a loud soundsystem, often stuff you wouldn’t even expect to. Diether Reith’s „Knock Out“ for example or Weldon Irvine’s „Mr. Clean“ form Liberated Brother was something I recently rediscovered hearing playing it out on a bigger system. Also, of course hearing other inspiring Djs can enrich your musical knowledge. I wouldn’t want to give it up completely although making music is much more important to me.[/tab]
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