È un ascolto decisamente complesso quello di “The Yard Work Simulator” di Max Graef & Glenn Astro, certe strutture così intricate e sinuose non vanno semplicemente ascoltate passivamente, ma minuziosamente sezionate.
Partendo con le presentazioni, l’album di debutto via Ninja Tune per i producer tedeschi, che ormai da novembre ci tengono con il fiato sospeso, arriva quasi in sordina ed in contemporanea con l’uscita di altri colleghi come Flume e Gold Panda, ma ignorare questo LP causa affollamento discografico sarebbe senza dubbio peccato mortale.
Ora, abbiamo di fronte dieci tracce che di semplice non hanno nemmeno i titoli: “volevamo fare un disco dance senza le componenti ovvie”, spiega Max Graef, senza dubbio ci sono riusciti. Non possiamo pretendere di capire questo Lp ascoltandolo una sola volta; non possiamo nemmeno pensare di coglierne ogni singola sfumatura con facilità. Peccando di presunzione si potrebbe salire sul piedistallo e dichiarare che Max Graef e Glenn Astro hanno confezionato un album dance con intervalli di jazz e funk, ecco fermarsi a questa facciata sarebbe davvero una mossa stupida: tracce come “Where The Fuck Are My Hard Boiled Eggs?!” o “China Nr.04” possiamo circoscriverle in due parole? Seriamente, no.
Perché c’è veramente di tutto: nella perfetta armonia di micro dettagli di un’elettronica amalgamata con conturbanti strumentazioni jazz – citando i producer, “la maggior parte dei suoni e degli strumenti è suonata e non campionata” – si scovano calde atmosfera funk e ruvide scaglie di hip hop. Ma la vera componente essenziale dell’album, l’elemento cardine che lo rende unico e squisitamente completo, la troviamo nel bagaglio non indifferente di dance che tende a surriscaldare la pista senza mai farla esplodere. È questo quello che fanno e sostanzialmente è proprio questo quello che funziona: mantengono tutto su un certo livello di tensione emotiva che fa bollire l’ascoltatore. Ci consuma a fuoco lento nella migliore tradizione tedesca ma senza limitarsi a suoni angoscianti ed esasperanti, insinuano sfumature eleganti, colorate e calde in pieno stile Ninja Tune.
Giocano intelligentemente creando contrasti fra suoni narcotici e rilassanti ma allo stesso tempo picchi di escandescenze imprevedibili. Ed affascina proprio questo equilibrio, quella miriade di sfumature sonore accattivanti, a tratti persino snervanti in tracce come “Flat Peter”, ma che coinvolgono grazie a quella pedanteria succulenta ed instancabile.
Max Graef e Glenn Astro sperimentano un intero catalogo di suoni originale ed eclettico, viaggiando in stanze della musica come lo swing. È qui che si percepisce tutto il potenziale a loro disposizione, questo non perché nel 2016 si deve cercare necessariamente il virtuosismo paganiniano, ma proprio perché “The Yard Work Simulator” con la sua complessità ti spinge a pigiare le cuffie alle orecchie, a cercare l’alienazione completa cogliendo tutte quelle gradazioni, quei contrasti, quegli alti e bassi che restituiscono un’esperienza a 360 gradi.
È un suono vivo, dinamico e pulsante come un elettrocardiogramma impazzito, un’aritmia acustica di grande livello in grado di stimolare le sinapsi e condurre in un trip sonoro snervante che al secondo, terzo, quarto ascolto costringe a ricominciare senza sosta per cercare quello che ancora potrebbe essere sfuggito. Si espongono completamente ma senza raggiungere il limite e questo ci fa ben sperare perché non circoscrive il lavoro dei due producer in un singolo ottimo album, ma lascia spazio ad un ulteriore crescita, un’evoluzione.
Da grandi poteri derivano grandi (grandissime) responsabilità, questo LP ha destato l’attenzione e di conseguenza alza le aspettative per il futuro, ma di solito quando uno si domanda “cosa combineranno dopo?” vuol dire che quello che già c’è è un ottimo inizio. Sì, direi di sì.