Con tutti i buoni propositi ripongo nel cassetto i preconcetti che mi sono fatto nel corso del tempo sul conto di Visionquest e sul sound che, nell’ultimo anno e mezzo, (poco) ha contraddistinto la label americana. Sottomano ho la parte due del sampler estratto, a distanza di quasi un anno dal primo capitolo, di “DRM”, come assaggio di ciò che presto ci faranno sentire, sul prossimo album Cesar Merveille e Ryan Crosson.
Cerco di congelare nella mente la cronostoria della label di Troxler e soci e ascolto la prima delle tre tracce che compongono “DRM Part. 2”, per la verità davvero bruttina. I miei intenti barcollano instabili, un moto ascendente mi fa risalire in testa quel sound consumato e stra-battuto che label come Visionquest – ma non solo – hanno spinto fino all’implosione inevitabile. Stavolta, però, non è colpa di quel genere, quindi eviterò di dire le solite cose ripetute centinaia di volte (storco il naso anche al solo pensarci). Piuttosto il disagio è causato da una sorta di confusione che si è creata a livello sonoro nel duo Merveille-Crosson; “Again & Again” riflette molto bene tutto ciò: un miscuglio di suoni che cercano, senza purtroppo trovarlo, il giusto incastro. Strombettii gettati qua e là nel mezzo della traccia, che riescono a dar vita solamente a un ingorgo imprecisato di suoni traducibili con un unico concetto: il caos. Ne vien fuori un pezzo dal carattere dubbio, a metà strada fra l’effetto “live jam session”, che Cesar e Ryan non sono riusciti a rendere, e ciò che si sente in giro in una traccia tech-house ordinaria.
Stacco per pochi attimi l’ascolto, distratto dal ricordo di una release veramente forte di Mathew Burton: è il numero dieci del catalogo, che fortunatamente mi ri-capita sott’occhio regalandomi un po’ di sollievo. Ma anche per questo breve momento arriva la fine, perciò comincio a rassegnarmi all’idea che a breve verrà il peggio – in fondo -, se la traccia di facciata è decisamente deludente, perché dovrei aspettarmi di meglio?
…Perché?!?! Ovvio, e oramai avrei dovuto imparare da tempo questo meccanismo inverso.
Cancellate tutto: “At The Seams” è tutto ciò che Merveille e Crosson non sono riusciti ad esprimere con “Again & Again”. E sia chiaro, questa non è solo una constatazione, ma è anche la risposta alla domanda precedente. Così dicendo non voglio essere ermetico, si tratta solamente di mettere in evidenza come spesso accada che “l’altra faccia” dei dischi – quella più interessante, orientata alla sperimentazione sonora -, sia messa in secondo piano; ecco come un’atmosfera di pad spessa e avvolgente, un bel piano e la voce femminile – dai toni spiccatamente bjorkeschi – di Banana Lazuli mi trascinano, al pari di un richiamo morboso, verso la fine del brano e del disco. Traccia di chiusura è “Pending”, che comincia con una linea di keys di xilofono entrando nel vivo con l’ingresso di più linee di piano classico suonato in chiave jazzistica da Kate Simko, che non sarà Ryuichi Sakamoto, e di certo non avrà il suo aplomb, ma che riesce a tenere ben saldo il concept di quest’altra metà del disco, quella che riuscirebbe a far consumare la puntina a furia di ascolti. Quella buona.