Non conoscendolo molto bene, mi presento Midland partendo dal “dove”, ovvero luoghi, spazi e console occupate negli ultimi mesi da questo producer inglese. Spulciando nel web trovo nomi Berghain, Boiler Room, svariati festival internazionali (alcuni a me sconosciuti) e clubs italiani come il Tunnel e Link. Insomma, il ragazzo che spesso fa coppia con Pariah ha un buon pedigree, e pare stia scalando senza troppa fatica le vette che compongono il grande circo itinerante del clubbing. E allora perché no, una realase in mezzo a questo tourbillon di date ed esibizzioni ci sta bene.
Ecco perciò a voi (a noi) “Trace EP”, due tracce prodotte dalla Aus Music, due pezzi di ordinaria follia. Il primo, che porta in dote lo stesso titolo dell’EP, è un pezzo a cassa dritta di quelli sporchi, o quasi. Prendendo i suoni uno per uno si sente l’istinto techno/underground di Midland: il loop vocale è basso e determinato come un paio di occhiali scuri in faccia a un nano ballerino, mentre la costruzione del brano è un crescendo prepotente accompagnato da shakers che non hanno nulla a che vedere con certe cose commerciali che vanno per la maggiore ultimamente e che stanno ammorbando la musica tutta, non solo la “nostra”. Che poi nel complesso il tutto suoni vagamente ammiccante ci sta perché si sente che, alla fine, il signore in questione vuole farti ballare, o almento marciare fra i fumi neri i una pista ancora più nera.
“For (Yacht) Club Use Only” è una marcia vera e propria, sei minuti di percussioni senza sosta e senza interruzioni. Instancabili, piccole manine che battono forte su casse di legno, tubi annaquati, foglie secche, radar fantomatici e cruscotti aruginiti di macchine ferme dai primi novanta. Eh già, perché è da quegli anni sempre più lontani che nasce un istinto così accattivante come quello di Midland, capace di incollare solo un suono alto ad una traccia che più underground non si può.