In occasione del Sónar 2015 abbiamo avuto l’occasione di parlare con Mika Vainio – tra i suoi moniker più noti il progetto Ø oltre che la storica collaborazione con il connazionale finlandese Ilpo Väisänen nei seminali Pan Sonic – che da almeno vent’anni si pone come figura centrale di certa musica elettronica minimalista che guarda parimenti all’ambient e all’industrial per fornire ai propri ascoltatori spunti interpretativi sempre diversi. Dalle sue parole si riesce a cogliere l’essenza della sua musica e del suo modus operandi di sintesi delle proprie sensazioni in ricercatezze sonore più o meno complesse, ma sempre e comunque imprevedibili.
Quando ascolto un tuo disco mi metto seduto comodo in poltrona, hai abituato i tuoi ascoltatori ad una fruizione non “semplice” della tua musica, ma proprio per questo stimolante e ricca di sorprese.
Questo aspetto per me è molto importante. Mi piacciono le variazioni inattese in musica, il fatto che durante l’ascolto possa accadere qualcosa di imprevedibile. Accade anche con i film, dai quali vengo molto influenzato, possono esserci situazioni diverse e colpi di scena durante la visione e questo rende la narrazione più interessante.
Quando entri in studio hai una idea generale su come un nuovo disco debba suonare oppure è il sentimento del momento a guidarti? Oppure una via di mezzo.
Una via di mezzo, solitamente entro in studio con l’idea di trasformare in musica una o più sensazioni che mi animano. Quindi generalmente so che forma dare al nuovo lavoro. Quando il processo di composizione ha inizio quello che mi interessa maggiormente è dare il giusto suono alle mie idee. Poi, come detto, accadono cose impreviste. Vengo influenzato dal cinema, dalla letteratura ma anche dall’editing di immagini e quindi da come un’idea possa essere sintetizzata visivamente.
Però durante le tue esibizioni non ami fornire degli spunti visivi troppo espliciti alla platea. Come se suggerire visivamente un tema definito potesse distrarre gli ascoltatori dal fine ultimo, quindi dalla musica.
E’ esatto, non voglio fornire troppi elementi di comprensione. Quando si acquista un mio disco c’è un booklet con le immagini, e questo si ricollega a quanto ti dicevo prima, ma si tratta di un messaggio comunque interpretabile in modo diverso a seconda del momento e da chi sta guardando l’immagine. Quando suono live non uso alcun visual. Magari utilizzo come sfondo immagini astratte o in bianco e nero ma non voglio nulla di figurativo che possa indirizzare l’ascoltatore. Ognuno deve interpretare lo show a seconda delle sue personali sensazioni. Nonostante io abbia la mia personale chiave di lettura di quello che faccio, non voglio imporla agli altri, ma lasciare libera la loro fantasia.
Quando ho intervistato Carsten Nicolai (Alva Noto) gli ho chiesto di raccontarmi qualcosa sulle sue collaborazioni musicali. Riguardo te mi ha detto che incarni al meglio la sua concezione di “futuro” in musica. Cosa pensi a riguardo?
E’ molto interessante sentire queste parole, chiaramente si tratta di un grande complimento! Considero importante cercare di dare forma a qualcosa di nuovo, perché questa attitudine tiene viva la creatività, però non è questo l’aspetto a cui tengo di più. Per me vale soprattutto il riuscire ad esprimere quello che provo attraverso la musica. Quella che mi piace ascoltare non è per forza nuova o rivoluzionaria eppure riesce a scuotermi. La musica rinascimentale, quella classica, anche il blues, che sono generi che ascolto, hanno un suono oramai codificato eppure è fantastico. In ogni modo mi fa piacere questa considerazione, devo confessarti che altri invece mi considerano come un relitto del passato, ma non mi importa, ognuno recepisce gli stimoli in modo diverso.
E’ vero che non utilizzi computer né in fase di produzione né dal vivo?
E’ così, non ho mai utilizzato alcun computer per produrre musica. In qualche mia collaborazione del passato ho utilizzato il computer per registrare suoni ambientali e per editare il risultato finale, ma non mi piace la sensazione che ti da l’approccio con il laptop, non mi piace neppure come il monitor ti fa visualizzare il suono. Voglio avere un contatto diretto con la musica, avere la sensazione del fluire delle sue note tra le mie dita, senza interfacce.
Questa è una visione molto romantica della musica, mi fa pensare a quanta attenzione dai ai singoli suoni, come se fosse una sorta di “artigianato sonoro” che sta agli antipodi rispetto ai suoni pre-registrati delle librerie musicali. Sei anche tu alla continua ricerca del suono perfetto?
Ci sono indubbiamente alcuni suoni che ho creato ai quali tengo particolarmente. Quindi di tanto in tanto li riutilizzo, ma c’è sempre un set up leggermente diverso, qualcosa che sento la necessità di modificare o cambiare per migliorare la resa finale. Reputo i pre-set molto noiosi e quindi sì, sono alla ricerca del suono perfetto rispetto a quello che voglio comunicare di volta in volta.
Sei un artista metodico che entra regolarmente in studio oppure attendi che ci sia l’ispirazione giusta?
Se si attende l’ispirazione si rischia di non produrre mai nulla. Io ho bisogno di essere in studio e di provare soluzioni diverse, magari succede la cosa giusta in un momento in cui non pensavi minimamente potesse accadere.
Un’altra cosa che mi viene in mente ascoltando le tue produzioni sono le parole degli Einstürzende Neubauten “Silence Is Sexy”. Anche per te il rapporto silenzio/musica sembra essere fondamentale.
Il silenzio è un elemento molto importante nella musica ed allo stesso tempo viene determinato da essa, come fosse una scultura. Mi piace l’accezione giapponese che viene data ad uno spazio vuoto, è l’elemento d’architettura fondamentale, che viene modificato e strutturato attraverso l’arredamento. Questo stesso concetto vive nella musica.
Quando sei a casa e hai semplicemente voglia di rilassarti, che musica ascolti?
Ascolto moltissima musica diversa, dipende dal mood del momento. Mi piace l’hardcore noise degli Whitehouse o di Masonna, il grindcore metal e il doom ma anche le sonorità più melodiche, che sono quelle che magari il mio pubblico si aspetterebbe meno come per esempio il cantautorato di Nick Drake che ha avuto una influenza molto importante per me. Poi la musica classica, riesco ad essere aperto alla musica più varia e questo mi da una grande soddisfazione.
Questo pomeriggio ti esibirai al Sónar Hall, cosa proporrai al tuo pubblico?
Ho diverse possibilità in ballo, con il set attuale che mi porto dietro posso lasciare il giusto spazio all’improvvisazione passando da una soluzione ad un’altra, sicuramente mi farò influenzare dall’atmosfera del momento. Eseguirò anche un pezzo nuovo, per la prima volta.
Sei curioso della reazione che avrà la platea?
Sì, ma soprattutto sono curioso di scoprire quale sarà la mia di reazione nel momento in cui lo proporrò.
English Version:
During Sónar 2015 we had the opportunity to talk to Mika Vainio – among his most famous moniker there is the project called Ø as well as his significant partnership with the Finnish compatriot Ilpo Väisänen in the seminal Pan Sonic – that at least for two decades stands as central figure of a certain minimalist electronic music that looks both to industrial and ambient to provide its listeners always different interpretive insights. By his words comes out the essence of his music and his artistic modus operandi that is a synthesis in music of his personal sensations.
When I listen to your music I sit quiet down in the chair, your listeners knows that it won’t be an easy experience but even something very exciting and full of surprise.
This aspect is very important to me. I like the unexpected changes in music, the fact that while listening could happen something unpredictable. I feel a similar experience watching a good film, the movies influences me, during the vision there may be different situations and twists that makes the story more interesting.
When you enter in the studio you have a general idea of how a new work should play or is the feeling of the moment that guides you? Or maybe something in between.
Something in between, usually when I’m in the studio I try to turn one or more feelings into music. I know the shape I will give to a new work but when the composition process begins what interests me most is to give the right sound to my ideas. Then, as I said, could happen something unexpected. I am influenced by cinema, literature but also from the process of image editing, how an idea can be given up visually.
But during your performances you don’t like to use too explicit visuals. As if suggesting a theme could distract the audience from the music.
It’s right, I won’t give to the audience too many insights. When you buy an album there is a booklet with some pictures, and this is related to what I said before, but it’s a message that could be interpreted differently depending on the moment and on who is looking at the image. When I play live I don’t use visuals that suggests a theme. Generally I use an abstract background or something black and white, I don’t want anything figurative that could direct the listener somehow. Everyone has to interpret the show according to his personal feelings. Although I have my own key to understanding what I’m doing but I won’t impose it on others but let free their imagination.
When I interviewed Carsten Nicolai (Alva Noto) I asked him to tell me something about his musical collaborations. He told me that you embodies best his conception of “future” in music. What do you think about that?
It’s very interesting to hear these words, first of all it’s a great compliment! I consider important trying to create something new because this attitude keeps creativity alive, but this is not the aspect that I care the most. To me is important to express my feelings through music. What I like to listen to is not necessarily new or revolutionary but it must be shaking. Renaissance music, classical, even blues, which are genres I listen, have codified sounds but fantastic. Anyway I’m glad about this consideration, I must confess that others consider me as a relic of the past, but I don’t care, everyone react to music differently.
Is it true that you don’t use computers to produce neither to perform?
Yes, I’ve never used any computer to produce music. In any collaboration of the past I used the computer to record ambient sounds and to edit the final result, but I don’t like the feeling that gives the approach with the laptop, I don’t even like how the monitor visualize the sound. I want to have a direct contact with the music, get the feel of the flow of its notes through my fingers, without interfaces.
This is a very romantic point of view about music, it makes me think on how much attention you give to each single sound you use, as if it were a kind of “sound craftsmanship” that is at odds with the pre-recorded sounds of music libraries. Are you always looking for the perfect sound?
There are sounds that I created to which I’m particularly close. So, every now and then, I reuse them, but there is always a slightly different set up or something I feel to modify or change to improve the final result. For me the pre-sets are very boring. So, yes, I’m looking for the perfect sound compared to what I want to communicate from time to time.
Are you methodic in going regularly in the studio or you just wait for the right inspiration?
If you only wait for the inspiration maybe you won’t produce anything. I need to be in the studio and to try different solutions, maybe the right thing will happens without notice.
Another thing that comes in mind listening to your productions are the words of Einstürzende Neubauten “Silence Is Sexy”. Even for you the relationship between silence/music seems to be crucial.
Silence is a very important element in music and at the same time it’s determined by it, as a sculpture. I like the Japanese meaning in architecture that is given to an empty space, it’s the fundamental element, which is edited and structured through the furniture. This same concept lives in music.
When you’re at home and you just want to relax, what music you listen to?
I listen to a lot of different music, it depends on the mood of the moment. I like the hardcore noise of Whitehouse or Masonna, grindcore and doom metal but also more melodic sounds, which are those that maybe my audience would expect less like the songwriting of Nick Drake that had a great influence to me. Then classical music, I can be open to more diverse music and it gives me a great satisfaction.
This afternoon you will perform at Sónar Hall, what sound will you give to your audience?
I have several possibilities with my current set, I can switch from a possibility to an other and even leave the right space for improvisation. I will definitely affect the atmosphere of the moment. I will also execute a new song, for the first time.
Are you curious about the reaction that will have the audience?
Yes, but most of all I’m curious to find out what will be my reaction.