Non siamo di fronte al miglior Mike Shannon questa volta, c’è da dirlo subito. Swing, funk, elementi jazz e tutta quell’ecletticità del sound che ha reso grande il suo nome restano sepolti nel cassetto in questo “Reset, Bleep” in uscita il prossimo 2 settembre su Cynosure Recordings. Un cambio di rotta quello di Shannon, o piuttosto un ritorno al passato, anticipato già dal precedente EP “Made in Belgard”, e confermato dalla scelta di rispolverare la vecchia Cynosure, che dopo ben cinquanta uscite e due anni di silenzio, resetta il proprio catalogo, ripartendo da zero con un EP che vira drasticamente su sonorità trippin-minimali.
“Bleep Back” conserva ancora quella struttura ritmica ordinata e ben definita, quel rincorrersi costante e pacato di kicks e clap che spesso fa da scheletro all’elettronica moderna. Su di questa però, sin da subito, si innesca un vorticante synth che definire ipnotico sarebbe riduttivo e che ricorda forse un po’ troppo da vicino i tentativi più acidi di quel trio di irriducibili scalmanati canadesi che girano per clubs sotto il nome di Cobblestone Jazz. Il pezzo nell’insieme risulta anche valido, potenzialmente letale su un dancefloor ad alto tasso alcolico, ma non ci racconta proprio nulla di nuovo. “Serge Up”, dotato di una ritmica più dirompente e complessa, sfrutta a dovere un raro tipo di synth spesso utilizzato da artisti del calibro di Richie Hawtin e Jean Michel jarre, il Serge Modular Sistem. Purtroppo il risultato complessivo non differisce di molto dalla traccia di apertura. Ci troviamo sempre su quel versante dell’elettronica che punta a sfruttare gli elementi sonori più banalmente “disturbanti” per creare all’interno del club quello stato ipnotico-confusionale che tanto ha rappresentato un certo tipo di sound degli anni passati. Il rischio è quello di far tanto rumore per nulla, ed il caso sembra essere proprio questo.
Fortunatamente la redenzione arriva con il terzo ed ultimo brano dell’EP, “Bleep Forward”, dove Shannon, grazie alla collaborazione del Newyorchese Evan Baggs, trova finalmente un buon compromesso di stile. La modulazione ed i synth in stile acid sono pur sempre presenti, ma stavolta restano confinati nel substrato della traccia, che trova invece il suo elemento focale nel groove Aux88, che dopo tanto penare di suoni freddi e pungenti, giunge alle orecchie dell’ascoltatore salvifico e celestiale.
Che qualcosa nella musica stia cambiando è certo. Dopo anni di incontrastato dominio deep house si avverte da più parti la necessità di un cambiamento e Shannon, come molti altri artisti, questo lo sa bene. Il problema è che troppo spesso in periodi di crisi, quando vengono a mancare gli spunti nuovi ed interessanti, il “ritorno al passato” si pone come l’unica via percorribile. E questo è un rischio da evitare.