Misstress Barbara, al secolo Barbara Bonfiglio. Eclettica, sperimentatrice, con una cultura musicale e non pazzesca. In questa intervista un racconto dalle radici italiane alla fama internazionale, sotto il segno di una continua evoluzione che non tradisce mai le radici.
Ciao Barbara, raccontaci delle tue origini musicali, e dei vari nomi che usi.
Le mie origini musicali sono la musica italiana, da piccola quando abitavo ancora in Italia. Poi il rock degli anni ’60-’70, fin quando ho scoperto la musica elettronica nella prima metà degli anni ’90. A quel punto non ho fatto altro che ascoltare musica elettronica o jazz. Il jazz è la mia musica preferita, oggi non ascolto altro. Oltre al nome di Misstress Barbara prima usavo anche Barbara Brown, per fare house, ma poi ho deciso di smettere di separare i miei stili musicali con vari nomi. Anche quando ho cominciato a fare musica più pop, non ho voluto trovare un altro nome che Misstress Barbara per quei generi di produzioni. Forse ho fatto male, perché molta gente si confonde e non riesce ad apprezzare un artista che fa diversi tipi di musica, ma per me è una qualità importante che amo e sono felice di essere capace di fare diverse cose e non solo un tipo di musica.
Nelle tue produzioni canti, scrivi, remixi, assembli ed in più fino a poco tempo fa eri una dj internazionale molto impegnata. Come hai conciliato tutto questo?
Ho sempre bisogno di superarmi. Per me, essere dj e produrre solo techno per più di 15 anni non è un impresa difficile. Amo fare la dj, e non intendo smettere. In studio ho sentito il bisogno di provare a fare altro, per vedere se veramente ne sarei stata capace. Penso che la maggior parte dei miei produttori techno preferiti non siano nemmeno capaci di fare altro che techno e house, e il mio parere è che se non sei capace di produrre quasi tutti i tipi di musica non sei un vero “producer”. Per me era importante lanciarmi in altri stili per questo motivo. Ho fatto qualche traccia per la pubblicità, per video giochi, oltre a 2 album piuttosto pop, e ne sono molto fiera. Nella mia musica tutte le chitarre le suono io, quasi tutti i bassi li suono io, ho composto gli arrangiamenti dei violini, del pianoforte, e ho suonato tutti i keyboards di tutta la programmazione e ho scritto musica e parole… Penso che alla fine della mia vita il fatto di sapere che ho saputo imparare a fare tutto questo invece di non prendere alcun rischio e rimanere sempre a fare quell’unica cosa che sai fare, sarà molto più soddisfacente.
Dopo gli ultimi due album “I’m No Human” e “Many Shades Of Grey”, sembra che sia cambiato qualcosa. Sei ora più concentrata nell’impegno di cantante e scrittrice dei tuoi pezzi?
Non è cambiato assolutamente niente. A parte il fatto che tutti pensano (forse come te) che è cambiato qualcosa perché faccio ANCHE altri tipi di musica. Purtroppo, come ho detto prima, ho preso un rischio a fare altri tipi di musica perché poi la gente pensa quello che vuole e decide un sacco di cose che non sono vere. Per esempio siccome adesso canto, non faccio più la dj e non suono più techno. Sono tutte supposizioni fondate su niente, non è la verità. Non ho mai smesso di fare la dj: sì, forse produco meno techno di prima, ma non ho smesso completamente nè di produrne nè di fare remix. E quando suono come dj, suono 100% techno e faccio impazzire la folla come ho sempre fatto. Aggiungere corde al tuo arco non significa cambiare ma soltanto espandere i tuoi orizzonti e purtroppo molti pensano che è cambiato qualcosa.
Le differenze tra essere una dj internazionale ed il lavoro in studio come lo fai tu.
Semplicemente che quando faccio la DJ, suono esclusivamente techno, e quando sono in studio compongo qualsiai cosa sono ispirata a fare in quel momento, che sia techno o altro.
Siamo coetanei, la techno di adesso è ben differente da quella di venti anni fa, molto più house. Nei tuoi dischi quanto hanno influenzato le esperienze passate?
Amo molto la musica attuale. Nella metà degli anni 2000 mi ero stancata della techno velocissima e durissima, c’è stata una moda della techno minimale e i dj come me non potevano permettersi di suonare meno tosto perché se eri un dj che suonava tosto la gente non accettava dallo stesso dj una musica più minimale. Ho avuto molti problemi con il fatto che tutto d’un colpo ho suonato meno veloce e più minimale. Poi, negli ultimi 4-5 anni sembra che tutto si sia aggiustato e i dj che suonavano tosto come me, e che hanno voluto suonare meno tosto ma che non hanno potuto, possono farlo perché la musica lo permette di più. A me piace molto questo stile di techno che non è tostissimo ma che comunque puoi suonare sia in modo più potente o anche più soft.
Cosa pensi della scena elettronica attuale. Mi spiego: attualmente la corrente tedesca sembra influenzare l’intero panorama ma alla fine le sonorità e le produzioni meglio riuscite colgono sempre dall’anima latina. Perché secondo te esiste questo predominio tedesco?
Come ho appena detto, a me piace. Il perché viene principalmente dalla Germania? Non so dirtelo. Perché il miglior cibo viene principalmente dall’Italia? Non saprei dirti nemmeno questo. Sono cose che non si spiegano. Ci sono evidentemente più produttori techno bravi ed efficaci concentrati tutti nello stesso paese e questo paese è la Germania.
Tutto quello che hai ottenuto è frutto di un grande impegno e di molta professionalità. Molti pensano che per fare i dj/producer sia sufficiente la conoscenza dei programmi ed avere un pò di estro. Quanto è importante lo studio? Quanto è importante la fame di cultura per essere artista?
Tutto quello che ho ottenuto è frutto di tanto impegno e nel mio caso tanta curiosità e desiderio di superarmi. Forse è vero che un artista può raccontare più cose se ha una cultura più sviluppata e penso che forse il desiderio costante d’imparare e superarsi viene anche dal fatto che se uno è colto, si pone più domande, riesce a guardarsi intorno, a rimettersi in discussione, e a non accontentarsi mai. Io, per lo meno, sono fatta così, non mi accontento mai!
Segui la moda?
Meno di prima e noto che sono una persona più felice!
Com’è la scena musicale canadese? Il clubbing? Le tendenze? Se ne parla molto poco e l’idea che giunge è che sia una nazione in cui la scena musicale si divide tra rock/pop ed il folk.
In generale in America del nord la scena musicale è tutt’altro che elettronica. Si sa, la musica elettronica è principalmente in Europa. Ma comunque se c’è un posto in America del nord dove la musica elettronica ha un gran posto, è dove vivo, a Montreal. Adoro la mia città, è molto effervescente a livello di cultura, arte, cinema, musica, gastronomia, moda, etc.
Dal Canada a girare il mondo. Come è accaduto?
Con tanto lavoro ed impegno. Avendo fatto molti dischi techno usciti su tante etichette super popolari all’inizio del 2000 e durante tutto quel decennio.
Vieni ancora in Italia? Hai mai pensato di trasferirti nella tua terra di origine la Sicilia?
Si ci vado ancora ogni anno e più di una volta l’anno. È parecchio che non suono in Italia, mi piacerebbe suonarci di più… ma comunque ci torno per le vacanze perché il mare è stupendo e perché ho ancora la famiglia e gli amici. Non penso di trasferirmi in Sicilia un giorno ma ci torno sempre volentieri in vacanza.
Programmi estivi? Nuove uscite?
Sto lavorando di nuovo su produzioni techno, per ora non posso dire dove e quando usciranno ma immagino prima della fine dell’anno saranno disponibili. Ho anche qualche serata da dj e qualche serata live con la mia band per suonare le canzoni del mio ultimo album. Per il resto, torno in Italia in vacanza a Luglio e non vedo l’ora di farmi il bagno al mare.