L’avevamo annunciato come una possibile sorpresa—essendo peraltro alla primissima edizione—del panorama dei festival estivi Italiani ed i motivi per cui l’intuizione poteva essere giusta era sicuramente l’energica combo tra scelte locali (soprattutto autoctone, romane), qualche intelligente presa dal resto della scena club Italiana ed una ricerca internazionale che completava una lineup complessa, ma nelle intenzioni molto ambiziosa e per questo giusta.
Il primo Mistica Sounds Festival ha cercato di raccontare un (nuovo) possibile futuro per il clubbing capitolino, pur allontanandosi, volutamente e fisicamente dalla città, per attorcigliarsi a sonorità esotiche tra techno mediterranea, avant-pop e agitate discese negli abissi folk moderni, dove combinare jungle di primissimo stampo all’Oriente (leggasi i live di punta della tre giorni di ABADIR, Ammar 808 ed il set di chiusura di Assyouti), le impennate trance di NZIRIA a far confondere notte fonda gabber e risvegli bucolici (Francesca Heart, Eva Geist) ed un clan di Italiani-brava-gente a voler risucchiare il verde deserto di Torre Angela da qualche parte tra il profondo Sud del mondo ed uno stage del Sónar (come dimostrato dai live di Lamusa II & The Assembly Group, il nuovo di Raffaele Costantino alias Khalab che anticipa il prossimo album, Luce Clandestina e l’atteso ritorno di Donato Dozzy & Neel insieme, come Voices From The Lake).
Di cose, insomma, MSF ha dimostrato di volerne sperimentare, sia ragionevolmente che qua e là con un po’ di rischio: lo stage “by the pool” aggrovigliato tra i bassi dell’imponente Bass Unity è stato forse penalizzato da tre lunghe e intense giornate di afa a rendere il dancefloor a tratti troppo poco godibile, nonostante punte di festa matta (e riuscita) con MC Yallah & Debmaster, mattatori della scena durante la chiusura della domenica pomeriggio, o gli ottimi dj set di L.U.C.A. e Piezo e l’immersione tra le moderne migrazioni elettroniche di Bluemarina (insieme a Fukinsei, tra altri nomi citati, nella lineup curata da Ortigia Sound System per la giornata di sabato), a sfidare un cielo rosso fuoco sognando l’azzurro della piscina—lì a bordo console, come un miraggio a dominare il prato di campagna del Borgo della Mistica.
Nel rileggere la girandola di artisti e performer risulta ancora più evidente che il messaggio cercato da Mistica era molto preciso sin dall’inizio: impreziosire gli spunti Roma-centrici che stanno muovendo una nuova cultura club con qualcosa che alla voce “altro” nutre su più livelli il panorama festivaliero europeo, alimentando il racconto dell’”eterno ritorno” che sta segnando alcune delle innovazioni più (in realtà) futuristiche e anti-ordinarie che stiamo ascoltando in giro (con le scelte di Radio Alhara e, appunto, lo stesso Ortigia Sound System ad integrare queste idee di linguaggio), anche e soprattutto fuori dai nostri confini.
Confini che sono un po’ quelli disegnati sulla cartolina di questo festival: da abbattere, da cambiare, da leggere come folle gioco, come nel performance-show dei padroni di casa Salò, che traslocano il Baronato Quattro Bellezze di Ponte Sant’Angelo sotto un grosso tendone rosso vermiglio a fronteggiare il main stage, o improvvisando tra i corridoi esterni della cantina della Mistica, sempre perfettamente bardati di costumi di richiamo medievale e falò che segnano la via verso lo show. E dove tutti si fermano in un grande, divertito e collettivo sguardo a qualcosa che sembra addolcire il krautrock e spaventare nuove visioni pop.
Cos’abbiamo visto? Un po’ tutto questo e un po’ di ciò che in fondo può ancora essere, Mistica Sounds. E ci auguriamo possa tornare con nuove e pazze idee, a farci riscoprire curiosi al torrido caldo che ha portato il Mediterraneo fin dentro la capitale.