Una line-up dal respiro internazionale (con dentro Voices from the Lake, Ammar 808, Lamusa II in formazione band, col progetto Assembly Group, tra gli altri), una direzione artistica curata insieme al network palestinese Radio Alhara e ad Ortigia Sound Sytem: Mistica Sounds Festival nasce a Roma, ma pensa già ad andare altrove. A partire dalla scelta della location, il Borgo della Mistica, gigantesco residence caratterizzato da una vasta area verde affacciata sull’Acquedotto Alessandrino.
Dietro il progetto le menti di Gruppo Chimera, ovvero Toni Cutrone (alias Mai Mai Mai) e Giacomo Mancini (anche parte, insieme allo stesso Cutrone, del collettivo Salò). Il festival, co-prodotto con Borgo della Mistica e alla sua primissima edizione, promette quindi un viaggio tutt’altro che banale: sarà a Roma solo fisicamente, e pure lontano dal centro.
L’appuntamento è dal 7 al 9 Luglio, con tanto di hotel e piscina inclusi nell’esperienza. A Toni abbiamo chiesto di raccontarci il resto della storia, da figura avvezza a creare, organizzare e catalizzare progetti nuovi nella capitale e soprattutto a immaginarli con una visione di movimento, forza che ha permesso al neonato festival di attirare già grande curiosità.
Mistica Sounds, primo atto: tu che ne hai combinate poche, a Roma, adesso parti anche con un nuovo festival. Che storia c’è dietro?
È nato dopo la chiusura di DalVerme, quando insieme a Giacomo (Mancini, ndr) abbiamo intrapreso un altro progetto con La Fine, club romano che curavamo in collaborazione con NERO Editions e che poi ha altrettanto chiuso, causa COVID. Poi è iniziata la collaborazione con Bar India e anche con Palazzo delle Esposizioni, per cui curiamo una serie di eventi, EXP. Insomma un po’ di tempo dopo (e quando tutto è ripartito) abbiamo anche allacciato dei contatti con i proprietari del Borgo della Mistica, questo posto incredibile che si affaccia sull’Acquedotto Alessandrino e che è particolarissimo: è alle porte di Roma ma sembra di stare sull’Agro Pontino.
Ha il suo fascino ma è in effetti una scelta molto insolita per Roma. Com’è nata l’idea di farlo proprio lì?
Ci avevano chiesto di proporre qualcosa, ed erano ben felici di ospitare serate nel nostro stile, quindi partimmo subito con un giro di eventi in cui ospitavamo le notti di Tropicantesimo e altri amici della scena romana, fino ad allargare il tiro a ospiti internazionali, come DJ Marcelle e Front de Cadeaux. E tutto sembrava funzionare davvero bene.
Quindi, nel giro di poco tempo, l’idea di farci anche un festival.
Sì la cosa ci è sfuggita di mano presto, in senso positivo, ovviamente. Avevamo l’idea di portare un evento più lungo e sulla scia dell’entusiasmo abbiamo coinvolto Radio Alhara e Ortigia Sound System, entrambe realtà entusiaste di co-curare il nuovo festival e farlo succedere in questa location.
Nella Roma di questa precisa scena tu sei stato (e continui imperterrito ad essere) un po’ il factotum dietro diverse realtà, dai Circoli Arci al Pigneto al Thalassa Festival durante il sotterraneo boom dell’Italian Occult Psychedelia. Dopo qualche anno di transizione sembra che la città, specie nell’eterna gara con l’offerta milanese, stia riscoprendo interesse non solo per nuova musica, ma soprattutto per nuovi luoghi in cui fruirne. Che idea ti sei fatto? Non trovi ultimamente ci sia un ritrovato entusiasmo?
Credo parta tutto dalla (brutta) parantesi COVID, in cui Roma è stata molto attiva, nonostante le restrizioni, come sinonimo di ritorno alla normalità e al piacere per certe cose. Sì, talvolta anche in maniera incosciente, per quanto secondo me innocua, perché di fatto ha dato modo alla gente di capire che devi trovare gli spazi, conquistarli, poi anche viverli in un determinato modo. Perché quelli reali per fare qualcosa, a parte i soliti e giganti, in città mancano davvero. Questo ha portato ad immaginarne e pensarne altri, al di fuori anche dai convenzionali.
Potrebbe anche essere merito di una ritrovata passione per la comunità e la scena cittadina dopo un lungo periodo di difficoltà.
Sì, anche se metterei al centro di questo discorso l’ingegno e la creatività del romano, che da questo punto di vista ha una marcia in più (ed è un’abilità che risulta anche sottovalutata), perché capace di idearsi e arrangiarsi in situazioni estreme, come la parentesi 2020-2021. Poi certo, in confronto a chi gestisce “i localoni” ed è in grado di investirci molto sicuramente peccherà a volte di entusiasmo effimero: non è raro vedere party sparire nel giro di pochi mesi, perché non tutto era stato calcolato così bene. Ma è un’altra componente che ti fa reagire alla mancanza di spazi reali per la musica, e che stimola in questa ricerca.
E sostanzialmente lo spartito di Mistica Sounds nasce da qualcosa di molto attinente.
Soprattutto perché mette al centro un posto in cui cinque anni fa nessuno avrebbe avuto voglia di andare, magari perché “troppo lontano” dai soliti centri di riferimento o semplicemente perché non esattamente dentro le mura della città. Adesso qualcosa è cambiato, anche grazie alle possibilità del posto stesso: un luogo nel verde della campagna ancora dentro il raccordo, con un enorme casale in grado di ospitare sia come struttura che come vero e proprio club, con attorno tantissimo spazio all’aria aperta a disposizione.
Dopo la scoperta dei posti parliamo un po’ della musica, quindi della lineup. Headliner, credo si possa dire chiaramente, saranno i Voices From The Lake (di nuovo live in Italia dopo parecchio tempo, proprio a Mistica). Poi NZIRIA, Khalab, una curatela di Radio Alhara e una di Ortigia Sound System, per la giornata dell’8 Luglio. Tanta roba, insomma: come nascono le scelte di questa prima edizione?
Alla base c’era sicuramente la volontà di continuare una certa ricerca etnica del Mediterraneo, che caratterizza anche la mia musica e gli eventi che propongo, tra Medio Oriente, Nord Africa, Spagna, Grecia. Quindi elettronica e sperimentazione contemporanea, ma tanto folk e radici sullo sfondo. E anche tanta Italia, ovviamente: NZIRIA, Sara Persico, Eva Geist, Khalab, Lamusa II (che debutta col progetto da band Assembly Group), e poi sì, Donato Dozzy e Neel, ovvero due figure molto importanti per Roma e che insieme, come Voices From The Lake, vediamo davvero raramente da queste parti.
E in realtà ci sarai anche tu, in veste Salò, che è un altro progetto non banale per questa lineup e che mi pare stia acquisendo grande entusiasmo generale, ultimamente. Come sta andando?
Diciamo che prima era tutto un po’ più “dilatato”, mentre da quando è stato annunciato il disco (che è in uscita a Settembre) le cose sono diventate un po’ più “ufficiali”, mettiamola così. Le performance dei Salò di per sé però esistono già da un po’, avevamo fatto Romaeuropa Festival e Robot a Bologna, un paio di volte. Quest’estate abbiamo iniziato con Terraforma, poi dopo Mistica saremo a Ortigia Sound System e al FRAC, in Calabria, quindi tutto si sta muovendo molto spedito, sì. È un progetto matto e divertente, e credo anche in questo discorso c’entri molto il fatto di ridare freschezza, imprevedibilità e spensieratezza alla gente: siamo una band di 5 (a volte 6, a volte di più) componenti che è sempre pronta a far festa.
Cosa che immagino varrà anche per la filosofia di Mistica.
Esatto, il festival nasce proprio con l’idea di non creare nulla di troppo intellettuale: c’è tanta voglia di mantenere uno spirito di festa, e di festa vera.
Da (appena) fuori Roma alla Roma del futuro, alla luce di questi discorsi che idea ti sei fatto su quello che succederà in città?
Credo rimanga tanta curiosità, da fuori, per quello che succede a Roma. Per quanto controverso è sempre un posto che genera curiosità, specie per ciò che nasce dal basso, ciò che rimane in qualche modo underground ma insieme anche e soprattutto genuino, vero. La grossa difficoltà, spesso, è quella di essere capaci ad esportare questa attitudine e farlo altrove in maniera continuativa, senza rimanere autoreferenziali, cioè facendo le stesse cose negli stessi posti. Ed è un po’ lo spirito con cui vogliamo parta il festival stesso.