Una Sala Sinopoli stracolma ad attendere l’ecuzione degli ANBB (acronimo composto dalle iniziali dei nomi dei due musicisti coinvolti: Alva Noto e Blixa Bargeld), e magari allontanare per qualche ora l’idea che si sia entrati in primavera. C’è un’alchimia profonda tra i due protagonisti, entrambi di stanza a Berlino: non avessero condiviso la lingua crucca ed il freddo che penetra nelle ossa durante i lunghi inverni teutonici, tale progetto sarebbe stato irrealizzabile. Alva Noto più che un musicista è uno scienziato del suono (si legga l’intervista pubblicata sulle nostre pagine a riguardo) e Blixa Bargeld uno sperimentatore audace (storico leader del collettivo d’avanguardia Einsturzende Neubauten), teorico del rumore e delle possibilità vocali offerte all’uomo. Insieme danno forma a delle composizioni musicali che oseremmo definire post moderne, dove l’armonia vocale – il cantato teatrale tipico di Bargeld – influenza i tappeti elettronici gelidi sui quali si erge oppure, viceversa, ne subisce il battito violento, in una sorta di disumanizzazione della matrice canora.
Il duo si è presentato sul palco nella totale oscurità, appena segnata da un esagono color arancio alle spalle dei protagonisti (i visuals minimali quanto affascinanti si sono alternati nel corso di tutto il concerto, una figura geometrica dalla tinta decisa per ogni brano) con Blixa Bargeld preso ad intonare una melodia con l’armonica a bocca, suono fin dalle prime battute catturato da Alva Noto e dalla sua strumentazione elettronica e restituito distorto o riprodotto con frequenze disturbanti, in un gioco di sovrapposizioni schizofreniche.
Sarà questo il leitmotiv di tutta l’esibizione, le intuizioni armoniche ed i giochi della potente voce di Bargeld (un’incredibile range di timbri vocali, eleganti scansioni di vocali, accenni di lied tedesche, sussurri e urla strozzate), manipolate da Noto e restituite al pubblico in maniera “altra”, insieme ai battiti secchi e metronomi che hanno scandito la messinscena della maggior parte delle composizioni e che rimandano alla tradizione della musica elettronica minimale: uomo e macchina, un binomio più volte ricercato (e indagato) in campo musicale, ma mai in modo così lucido e d’impatto come in questo progetto, che fin’ora ha prodotto il solo disco sulla lunga distanza chiamato Mimikry, messo in scena integralmente all’Auditorium. A brani come “Once Again”, “Ret Marut Handshake” e la title track “Mimikry”, che hanno assunto dal vivo una carica “imperfetta” inedita, meno glaciali e (se possibile) ancora più dolorose in una antitesi inscenata tra dramma umano e rigidità meccaniche, si sono alternate perle canore con sottofondi ambientali come “I Wish I Was A Mole In The Ground” e “Bersteinzimmer”, mantenendo vivo il fuoco polare degli spettatori. Menzione d’onore per l’esecuzione di una “Wust” in odor di Throbbing Gristle e per un finale agghiacciante nel quale un urlo strozzato di Bargeld, reiterato elettronicamente da Noto per diversi lunghi minuti, ha investito i presenti con una tale forza da costringere in molti a coprirsi le orecchie con le mani. Si è arrivati così alla fine dell’evento – più di un’ora e mezza di deliri e divertissement vari – estasiati e pure un po’ provati. Rimane un sorriso disumanizzato sulla faccia degli spettatori, consci di aver assistito ad un piccola grande meraviglia della musica contemporanea.
Fuori, probabilmente, avrà nevicato.
Ricordiamo ai lettori che questo evento è stato servito dagli organizzatori a mo’ di “assaggio” del Meet in Town – MIT 2012, che si terrà presso gli spazi dell’Auditorium l’8 e il 9 giugno prossimi. Per rimanere aggiornati in merito alla line-up che si sta configurando proprio in questi giorni potete andare sul sito ufficiale e seguire i nostri aggiornamenti! Primi artisti confermati in cartellone: Atlas Sound, Darkstar, Machinedrum, Ghostpoet e Brandt Brauer Frick.