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[tab title=”Italiano”]Richard Bithell aka Moonboots ha iniziato la sua carriera nell’88, ha lavorato per circa nove anni in uno dei negozi di dischi più famosi del vecchio continente l’Eastern Bloc Records di Manchester. Questo è un dato da non sottovalutare. Moon ha iniziato come tutti, mettendo dischi nel club locali ma poi, insieme all’amico Jason Boardman, si è inventato la sua serata ‘Aficionado’: ogni domenica ospitava personaggi come Todd Terje, Greg Wilson, Phil Mison, Bill Brewster, Sean P, Mudd. Questo progetto è poi sfociato nell’essere anche un’etichetta, con la prerogativa di uscire solo in vinile 12”. Ovviamente. Il vinile quindi è la sua passione e i suoi dj set infatti riservano sempre delle rarità: dietro la consolle Moonboots è capace di ricreare fantastici intrecci sonori, dove le melodie si sposano perfettamente con le calde atmosfere di un tramonto in riva al mare. Se qualcuno è passato per Bologna qualche tempo fa lo sa, ha potuto appurarlo in occasione di Buena Onda, la serata dove il ‘balearico’ è uno stato mentale. Qui un po’ di chiacchiere con l’unico dj balearico che non è mai stato a Ibiza! Un fenomeno che consiglio di seguire da vicino, senza tralasciare le release della sua label. #staybalearic
Cosa è cambiato oggi da quando hai iniziato?
Molto. Quando ho iniziato 25 anni fa, girava tutto intorno a ‘suonare con i vinili’. No CD, no computer o chiavette USB. Questo significava che tu dovevi lavorare di più con quello che avevi a disposizione, quella notte. Anche oggi, ogni disco che prendi per portare con te significa che hai intenzione di suonarlo poi. Ho incominciato sulla scia dell’esplosione dell’acid house quindi c’erano molte più persone fuori di testa ai tempi. Adesso si è tutto ridimensionato e visto che sto diventando un po’ più vecchio, non mi dispiace affatto questa flessione verso la chill-out.
È vero che non sei mai stato a Ibiza nonostante tu sia considerato ‘balearico’?
Si vero, poi però sono andato a Maiorca.
Cos’è la musica balearica per te?
E’ uno stato mentale. Ovviamente quando è iniziata, i dischi erano suonati da persone come Leo & Alfredo a Ibiza fra l’85 e l’88. Quando si è poi diffusa in Inghilterra, le persone gli diedero un proprio tocco personale. Può essere qualsiasi cosa che sta fra il flamenco e la new wave. Continuo a considerarla come quella sensazione di apertura mentale, di libertà… Se ti fa sentire bene, allora suonalo…
Chi rappresenta meglio, come artisti, Manchester e Ibiza? O, se preferisci, scegli un album che meglio rappresenta questi due luoghi.
Il mio caro amico James Holroyd, il resident dj del Back 2 Basics di Leeds, confeziona dischi di musica balearica moderna che sono perfetti. I suoni presenti nei suoi progetti suonano perfettamente sia sotto la pioggia di Manchester sia nel caldo sole del mediterraneo.
Sei il simbolo del Eastern Bloc Records. Tanti artisti venivano a comprar dischi lì. Qualche aneddoto?
Preferisco non parlare di Eastern Bloc, ok?
Qual è l’ultimo disco che hai comprato?
Mark Fry – South Wind, Clear Sky
Quali sono i tuoi negozi di dischi preferiti in Europa?
Picadilly a Manchester è eccellente per tutto ciò che è nuovo. Un’istituzione! Red Light ad Amsterdam e Yugovinyl a Belgrado sono i miei preferiti per certi pezzi introvabili di seconda mano.
Per quale disco pagheresti una fortuna o hai pagato una fortuna?
L’ultima volta che ero alla Red Light ho pagato 120 Euro per un EP ambient greco. Normalmente tendo a non spendere un’esagerazione per un disco ma loro mi fanno ubriacare con tutte birre che offrono! Sono furbi i ragazzi di quel negozio.
Qual è il tuo posto preferito per suonare? E quanto una location influisce sulla performance?
Quest’anno sono stato particolarmente fortunato a suonare in due posti meravigliosi. Il primo è Garden Bar a Zadar, in Croazia. E’ uno spazio da sogno. Un bellissimo bar senza restrizioni di tempo o genere. Perfetto. Poi, quando sono andato in Danimarca per la mia prima volta, ho suonato al Louisiana Museum proprio fuori Copenhagen. Bellissimo scenario e con una platea colta e informata. Voto 10!
Insieme a Jason Boardman hai organizzato la serata Aficionado, poi questo progetto è diventato pure un’etichetta. Com’è andata? Di quale release vai più fiero?
Sta andando parecchio forte! Abbiamo fatto undici uscite fino adesso e abbiamo un sacco di progetti per il prossimo anno. E’ difficile dire di cosa io vada più fiero perché amo tutto ciò che ho fatto allo stesso modo. Se proprio dovessi essere forzato a sceglierne uno direi Joan Bibiloni 12” (nado004). Un gran bel disco!
In questo momento stai producendo musica?
No, non posso farlo. Ho provato ma non mi piace. Non ho pazienza…
Quali sono i tuoi hobby?
Un po’ di tutto. Mi piacciono i libri, i film, il buon cibo e il buon vino. Le cose da uomo di una certa età. Mi piacciono anche gli sport come andare in bicicletta, il cricket e più di tutti il calcio. Tengo per il Liverpool quindi vivere a Manchester può essere divertente e orribile allo stesso tempo. Sono un amante dei viaggi quindi sono molto contento di essere stato a Bologna.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho un sacco di progetti per l’etichetta. Ho un paio di 10” e un altro 12” in lista e in più spero di uscire con una compilation per l’estate 2015 con una raccolta delle nostre primissime uscite. Sarà un anno impegnato![/tab]
[tab title=”English”]Richard Bithell aka Moonboots began his career in ’88, he worked for nine years in one of the most famous music shops of the old continent ‘the Eastern Bloc Records’ of Manchester. Keep this in mind! Moon started pretty much like everyone else, playing in local clubs but then, together with his friend Jason Boardman, he made up his own party ‘Aficionado’: every Sunday they hosted people like Todd Terje, Greg Wilson, Phil Mison, Bill Brewster, Sean P , Mudd. This project has also become a label, with the prerogative to release only vinyl 12″. Obviously. Vinyl is his passion and his DJ sets in fact always reserve some rarities: Moonboots behind the console is able to recreate fantastic soundtracks, where melodies blend perfectly with the warm atmosphere of a sunset on the seaside. If someone has gone to Bologna some time ago knows it and could verify it personally at Buena Onda, the party where the ‘Balearic’ is a state of mind. Here a little chat with the only Balearic dj who has never been to Ibiza! A phenomenon that I recommend to follow closely, without forgetting his label. #staybalearic
What has changed now from when you started djing?
Lots. When I started 25 years ago, it was all about playing with vinyl. No CDs, no laptops or USBs. It meant that you had to work more with what you had with you on that night. Every record you took out with you had to be something you’d want to play. I started on the tail end of the acid house explosion so there were a lot more ‘crazy’ people back then. Everything’s much more restrained now. As I’ve got got older, I don’t mind the more chilled out side though.
Is it true that you’ve never been to Ibiza though you’re considered ‘Balearic’?
Yep. Very true though I have been to Mallorca…
What is Balearic for you?
It’s a state of mind. Obviously when it started, it was records played by people like Leo & Alfredo in Ibiza between 85-88. Then as it expanded back in the UK, people gave it their own take. It can be anything from flamenco to new wave. I still like to think of it as an open minded feeling. If it feels right then play it…
Who better represents, as artists, Manchester and Ibiza? Or an album that better represents these two places.
My good friend James Holroyd, the resident DJ at Back 2 Basics in Leeds. He makes perfect modern Balearic records. His Begin project sounds perfect in the rain of Manchester or the sunshine of the Mediterranean.
You’ve been “behind the counter” to the historic Eastern Bloc Records. Many artists came to buy records there. A few anecdotes?
I’d rather not talk about Eastern Bloc if that’s OK?
What was the last record you bought?
Mark Fry – South Wind, Clear Sky
What is your favorite record stores in Europe?
Piccadilly in Manchester is brilliant for new stuff. A real institution. RedLight in Amsterdam & Yugovinyl in Belgrade are my two favourites for second hand obscurities.
To which album you would pay a fortune for it, or you paid a fortune?
I think last time I was in RedLight I paid €120 for some Greek ambient LP. Normally I try not to spend big bucks on records but they’d got me quite drunk with all the free beers they hand out. Clever boys in that shop.
What is your favorite place to play? And what a location affects the performance?
Fortunately this year I’ve been lucky enough to play at two incredible places. Firstly, The Garden Bar in Zadar, Croatia. It’s just a dream space. A beautiful open air bar with no restrictions on tempo or style. Perfecto. Secondly, I visited Denmark for the first time and played at the Louisiana Museum just outside Copenhagen. Spectacular setting with a super knowledgeable crowd. A real 10/10 venue.
Along with Jason Boardman you have organized the party Aficionado, then this project has become a label as well. How did it go? Which release are you most proud of?
It’s going really well. We’re up to number 11 now with a pretty full schedule planned for next year. Very difficult to say which one I’m most proud of as I love them all equally. If I was forced to choose one, then I’d pick the Joan Bibiloni 12″ (nado004). Such a beautiful record.
At this time, are you producing music?
Nope. Can’t do it. I have tried but I really don’t enjoy it. I don’t have the patience either…
What are your hobbies?
All sorts. I really love books, films, good food, wine fines. General old man things. I love most sport including cycling, cricket and mostly football. I’m a Liverpool FC supporter so living in Manchester can be amusing and/or horrific at times. Big fan of travelling to new places too so especially it was great to visit Bologna!
What’s next? Do you have future plans?
Big plans for the label next year. Got a couple of 10″s lined up, another four 12″s planned plus hopefully a compilation of our early releases due out in Summer ’15. Going to be a busy year ahead.[/tab]
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