Come per molti artisti che operano nel mondo della musica e nell’elettronica in particolare, il percorso di crescita professionale inizia da livelli così bassi che il più delle volte hanno a che fare con il campo della musica solo di riflesso. Inizia quasi per gioco o per necessità di tirar su qualche soldo, magari in qualche negozio di dischi, o come tecnico presso qualche piccolo studio radiofonico la cui copertura non arriva nemmeno al centinaio di chilometri, ma spesso lì inizia la vera passione. Serve lavoro duro, dedizione ed un po’ di fortuna, che nella vita non fa mai male. Il salto, poi, c’è. Morgan Geist, come per altri, è stato introdotto alla musica coltivando la passione dei fratelli, ascoltando dischi di musica di spessore anni ’70, che in breve tempo lo hanno fatto innamorare dello strumento che forse meglio definisce la figura del musicista di musica elettronica: i Synth. Una passione, la sua, che si evince in ogni suo pezzo, le cui musiche sono un magistrale connubio entusiasmante di suoni netti, voci sussurrate e line di basso prese dalla scuola di Detroit. In un’intervista che cerca di riassumere brevemente le vicissitudini della sua vita, Morgan si sofferma poi a pensare al presente, ai giorni d’oggi, alla nostra epoca fatta di tecnologia e semplificazioni: ci avvisa che diventare musicisti è veramente semplice, quasi mistificando anni di sacrifici passati negli studi radiofonici a macine km di nastri ed LP di techno, house e pop. Ma si sa, alla lunga, solo chi sa fare bene questo mestiere si fa sempre sentire.
Ciao Morgan. Benvenuto su Soundwall.
Partiamo dagli inizi, cosa ti ha avvicinato alla musica elettronica e cosa ti ha affascinato in questo genere?
Mi sono interessato alla musica elettronica ascoltando i dischi di mio fratello e mia sorella negli anni ’70. Poi sono diventato un appassionato di sintetizzatori ascoltando canzoni come “Welcome To The Machine” dei Pink Floyd e gli album di Devo.
Come è nata, in seguito, la volontà di fare il produttore. Com’era la scena musicale nel New Jersey?
La scena musicale del New Jersey aveva ben poco a che fare con quello che volevo fare con la musica, oltre alle stazioni radio di New York o quelle poche del New Jersey. Inoltre, quando ero piccolo, radio pop era più interessante per me di quanto lo sia oggi, e c’erano un sacco di tracce dance e hip-hop mescolate ad altre altre Top 40. A quei tempi, poi, era nata in me la voglia di saperne di più, specie sui sintetizzatori.
La passione per la musica techo alla Black Dog e 808 State, e per i synth, esplode probabilmente durante gli anni del college. Cosa ti ha fatto innamorare di quel genere musicale?
Penso di aver ammesso a me stesso che la musica dance era ciò che amassi ed ad iniziare ad ascoltare la techno di Detroit durante il college. In quel periodo ho anche incontrato Dan Curtin, che mi ha fatto conoscere bene la techno e l’house, ed ho pubblicato i miei primi dischi.
Come è stato il periodo all’Oberlin College? Ti è servito per imparare cose nuove e fare esperienza nel mondo della musica? All’epoca avevi già iniziato a fare rappresentazioni nei club?
Oltre alla libreria e fare radio al college, Oberlin ha offerto molto poco in termini di educazione musicale. Ho iniziato a fare il dj alla radio in un college: l’esposizione con l’etichetta “record pool” ci ha permesso di avere molte tracce di artisti di Chicago, Detroit e New York.
Studio e musica. Come sei riuscito a conciliare le due cose e che consigli ti sentiresti di dare ai giovani che vorrebbero cimentarsi in questo ambito?
Studio e musica non sono così duri come “lavoro e musica”, quindi approfittatene mentre siete ancora a scuola! Penso che fare musica elettronica è più facile che mai ora, quindi non penso ci sia fondamentalmente alcun consiglio da dare. In realtà, penso che sia anche troppo facile.
Environ, la tua etichetta. Ci vuoi raccontare come è nato questo progetto?
Ho iniziato nel 1995 per conoscere meglio l’industria della musica ed interagire direttamente con essa.
Nel 1999 hai iniziato il progetto Metro Area assieme al produttore Darshan Jesrani. Come è iniziata questa collaborazione? Che differenze noti rispetto al lavoro da solo?
Una collaborazione è sempre diversa perché hai pesi e contrappesi, influenze diverse e tecniche diverse. Il problema è che spesso si hanno anche personalità diverse, ma per fortuna Darshan e io siamo buoni amici. Credo che il vantaggio principale di lavorare con qualcuno è che hai qualcuno che ti tira fuori dal tuo piccolo mondo. Te ne accorgi subito.
Come nasce il progetto Storm Queen e come mai la scelta di questo nome?
E’ un riferimento a Storm King, il nome di una catena montuosa nonché il nome del centro d’arte (che io adoro) nello Stato di New York.
Per chiudere, che cosa avresti fatto se non avessi continuato con la professione musicale? Hai altri sogni nel cassetto?
Mi piacerebbe fare qualcosa con il cibo in futuro. Sono anche interessato ai video ed ai film. Staremo a vedere.
English Version:
Like many artists working in music, and electronics in particular, the professional growth begins such low levels that most often has nothing in common with the world of music. Begins as a joke or for the necessity of to pull up some money, maybe in some record store, or as staff at some small radio studio whose coverage does not even come in hundreds of kilometers, but often is in this places that begins the passion for music. Hard work, dedication and a little ‘luck”. The leap, then, there is. Morgan Geist, like others, was introduced to music by the passion of the brothers, listening to their music, which soon made him fall in love with the instrument which perhaps best defines the musician of electronic music: the Synth. A passion, his, which shows in every track, whose music is a masterful blend of exciting sounds sharp, whispering voices and bass lines taken from Detroit’s school. In an interview that attempts to summarize briefly the vicissitudes of his life, Morgan then pauses to think to music in our age, made of technology and simplifications, and tells us that today is really easy to become DJs. But you know, at last, only those who can do this job well can stay on top.
Hi Morgan. Welcome to Soundwall.
What has approached you in electronic music and what made you fascinated in this genre?
I became interested in electronic music from listening to my brother and sister’s records in the 70s. I became fascinated with synthesizers from songs like “Welcome To The Machine” by Pink Floyd and more overt uses like Devo’s albums.
How did the desire to make the producer. How was the music scene in New Jersey?
The music scene in New Jersey had very little to do with what I wanted to do with music, besides the radio stations leaking in from New York or a few in New Jersey. Also, when I was small, pop radio was more interesting to me than it is today, and there were a lot of dance and hip-hop tracks mixed in with the other Top 40 stuff. I just wanted to learn how synthesizers worked.
The passion for techno music and for synths probably explodes during college. What made you fall in love with that kind of music?
I think I just finally admitted to myself that dance music was what I loved and then I started hearing Detroit techno in college. I also met Dan Curtin, who exposed me to a lot of amazing techno and house I never knew before and also released my first records.
How was the period at Oberlin Collage? Did it serve to learn new things and experience in the music world? At the time, had you already begun to make representations in clubs?
Besides the bookstore and doing radio at the college, Oberlin offered very little in terms of a dance music education. I started DJ’ing on the radio in college and exposure to the “record pool” records we’d get with dance stuff from Chicago and Detroit and New York helped.
Study and music. How did you manage to reconcile the two and what advice would you give to young people who would engage in this world?
Study and music are not nearly as hard as “job and music” so I’d take advantage while you’re still in school! I think making electronic music is easier than ever now, so I basically have no advice. In fact, I think it’s too easy.
Environ, your label. Could you tell us how did this project?
I started it in 1995 to learn about the music industry by interacting with it directly.
In 1999 you started the project Metro Area with the producer Darshan Jesrani. How did you started this collaboration? Note that differences with respect to work alone?
A collaboration is always different because you have checks and balances, different influences and different techniques. The problem is you also have different personalities, but luckily Darshan and I are very good friends still. I think the main benefit of working with someone is you have someone keeping you out of your own little world. You get immediate feedback.
How does the project “Storm Queen”, and how did you choose this name?
It’s a reference to Storm King, a mountain range and art center that I love in New York state.
What would you have done if you had not continued with the music profession? Do you have any unfulfilled dreams?
I’d love to do something with food in the future. I’m also interesting in video/film. We’ll see.