L’unica cosa che impedisce a MCDE di essere realmente di Detroit è il fatto di essere nato e cresciuto in un paesino nella campagna della Germania meridionale, qualcosa come 6.000 km distante. Quindi anche se adesso vive a Utrecht e i suoi piedi sono fermamente ancorati al suolo olandese, testa e cuore sono intimamente legati alla motor city. Detroit è sempre stata una grande fonte di ispirazione ma sicuramente non l’unica, quando si tratta di musica Danilo è come una spugna. Ascoltando le sue produzioni e i suoi dj-sets si può sentire tutta l’energia del funky, la spensieratezza della disco, il calore del soul, l’intensità del jazz e il beat incalzante dell’house e della techno. MCDE è fra i pochi dj che mostrano in consolle una profonda cultura musicale, riescono a comunicare emozioni intense ed hanno un immenso talento che è pari alla loro umiltà. Nel panorama della musica elettronica gode di un rispetto che non ha nemmeno un dj con vent’anni e qualcosa di onorata carriera. Alcuni dei suoi lavori, Raw Cuts su tutti, potete trovarli alla voce capolavori assoluti, mentre il suo ultimo EP “Send a Prayer” ha segnato la decima fatica della già leggendaria MCDE Recordings. L’ultima intervista fatta su RA a proposito dei suoi attacchi di panico ha scatenato un grande dibattito sul web, ma penso che abbia mostrato senza vergogna una sua umana debolezza. Sicuramente qualcosa di più autentico dell’immagine costruita del dj superstar, che ad essere onesti ha stancato parecchio. Questo segna un altro punto in favore di Danilo ma non voglio dilungarmi oltre con l’intervista di RA, Danilo ha tanto altro da raccontarci…quindi continuate a leggere!
Sangue tedesco ma vene che non potrebbero essere più riempite con ispirazione di stampo Detroit. C’è mai stato un momento di svolta in cui hai realizzato “Ho trovato la mia strada. Sia che si tratti passare dischi o produrre musica, voglio che suoni in stile motor city.”? Com’è cominciato tutto?
Sono sempre stato un po’ annoiato dei posti in cui sono cresciuto, mi riferisco alla Germania rurale, alle sue tradizioni, alla sua cultura e alla sua musica. Fortunatamente mi sono imbattuto in un negozio di dischi che aveva musica interessante soprattutto dagli States, tanto jazz, soul e anche la prima house. Per me era come un rifugio, un posto dove scoprire questa musica e fuggire dalla noia del mio ambiente di campagna. La musica proveniente da Detroit è stata fondamentale in questo processo, fra i miei primi dischi figuravano album di Marvin Gaye, Stewie Wonder e Moodymann. Andando avanti con gli anni ho cominciato a collezionare incessantemente dischi che erano collegati a Detroit e devo dire che sono stati molto stimolanti.
Avvicinandoti alla “scuola Detroit” quali sono stati gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente?
Per me non è solo una questione legata a Detroit ma è più che altro collegata alla musica black. Ho assorbito influenze da tutti gli angoli della black music, sia che si trattasse del jazz di John Coltrane o Sun Ra, il suono disco di Walter Gibbons, Leroy Burgess e Patrick Adams, il soul di Marvin Gaye, Eddie Kendricks e Curtis Mayfield. Ovviamente anche il suono elettronico di Chicago, New York e Detroit. Anche se ci soffermassimo solamente su Detroit la lista di nomi che mi hanno influenzato sarebbe davvero troppo lunga.
I tuoi dj-set tendono sempre uno sguardo romantico alla musica del passato, piuttosto che una piatta selezione di quello che oggi va per la maggiore. Significa per caso che trovi meno ispirazione dalla situazione musicale contemporanea? Quali sono gli artisti di oggi – dj o producer intendo – che stimi maggiormente?
A me non interessa quando una traccia sia stata prodotta, per me sono importanti caratteristiche come il calore, la profondità e l’anima. C’è tanta buona musica che viene prodotta oggi, ma continuo a scoprire così tanta musica dal passato che non riesco ad esserne ancora annoiato. Visto che adoro suonare tanta disco nei miei set, alle volte non ho altra scelta che dare un’occhiata al passato. Ci sono poche persone che suonano così e ci relazioniamo dal punto di vista musicale scambiandoci dischi e consigli su dove trovare la roba; le persone in questione si chiamano Caribou, Floating Points, etc.
Nel tuo caso il debole per sonorità raw non si sposa con una rinuncia ad innovarsi, alcune delle tue produzioni hanno sfumature deep, soul o acid. Si tratta di sperimentazioni casuali oppure hai una chiara idea su dove si stia indirizzando la tua musica?
Più cresco e più la situazione diventa chiara. Il mio obiettivo principale è di comporre musica che vada oltre i trend del momento e che parli per sè, che sia vitale e che suoni ancora bene nei prossimi 10 anni.
Come ho detto prima, i tuoi dj-sets non mancano mai di richiami alla house classica, all’eredità del jazz, del soul e della disco music. Questo mostra come – secondo me – un dj possa avere un ruolo educativo dal punto di vista musicale piuttosto che limitarsi a tener viva la festa con le ultime top charts. Molta gente considera un ruolo del genere come un’utopia, relegando i dj ad un ruolo di artisti di seconda classe. Qual è la tua opinione?
Ritengo che negli ultimi anni lo sviluppo della musica elettronica e della cultura clubbing, sommate all’accessibilità degli strumenti per dj e delle componenti hardware, ci abbiano condotto a un punto dove davvero tutti possono definirsi dj. Intendo un dj che seleziona e mixa musica con qualche click sul mouse. Io sono assolutamente a favore di innovazione tecnologica e progresso, ma in questo caso la qualità della musica ne soffrirà inavvertitamente, perché quello che una volta richiedeva un certo periodo di allenamento è adesso diventato facile e si può fare ovunque. Questo significa che sia artisti che etichette tenderanno a soddisfare le esigenze base, creando un prodotto che è facile da mixare, con una pausa efficace ogni tre minuti etc. Anche in quella che viene chiamata “underground” house music si può facilmente notare come tanta gente adotti questa formula. É curioso come in teoria oggi si dovrebbe suonare musica diversa e proveniente da periodi differenti, perchè adesso puoi portarti dietro 100000 tracce! Invece vedo ancora che la maggior parte dei dj si limita a fare le cose più facili.
Per vivere nel panorama della musica elettronica hai adottato una formula che prevede qualità e rischi piuttosto che quantità e monotonia. Si è rivelata una formula sorprendentemente vincente, sia grazie al tuo talento che grazie al tuo approccio senza compomessi. Ritieni che sia stato solo un caso fortunato oppure sempre più gente ha cominciato a distinguere la qualità dalla sovraproduzione musicale di oggi? Vedi possibilità per un’inversione di tendenza nel mercato della musica elettronica?
Grazie per le parole gentili. Non so se sia pura fortuna ma una cosa è certa: quando ascolto molta della musica che esce in questo periodo, mi accorgo che suona un po’ tutta uguale. Al contrario i miei dischi hanno un vantaggio nei loro confronti, avranno sempre risalto in un set per il modo in cui sono mixati. Ovviamente questo ha molto a che vedere con il modo in cui faccio musica, hardware e non software, etc… Penso che negli ultimi anni sempre più gente stia andando in quella direzione e questo è positivo.
MCDE Recordings ha festeggiato la decima produzione con il tuo ultimo EP (Send a Prayer). L’EP mescola sample e musica originale, la firma del tuo suono di oggi. Facendo un salto indietro, il capolavoro Raw Cuts è frutto di un’approccio “MPC-House” se non sbaglio. Senti l’esigenza di aggiungere un tocco unico e personale ai tuoi lavori invece di limitarti al sampling di cantati e percussioni?
La cosa divertente è che Raw Cuts può anche suonare come se fosse stato fatto su un MPC ma non è così, il nuovo EP invece è stato fatto per intero su MPC e SP1200. Mi piace fare le cose in maniera molto impulsiva e mixare le tracce sul momento. Se questo sia più personale dell’RC non so dirlo, ritengo che abbiano entrambi le loro qualità.
Il tuo nuovo approccio più rilassato alla professione di dj può essere inteso come qualcosa di temporaneo? Voglio dire, se l’ansia scomparirà ricomincerai ad avere date senza sosta, oppure è proprio un nuovo stile di vita che non dipende dal tuo stato di salute?
Sono nella fortunata posizione di poter vivere grazie alla musica senza dover necessariamente andare in giro per tutto il mese. Di questo ne sono estremamente grato, visto che non è qualcosa da prendere per scontato. Da quando ho cominciato ad avere gli attacchi di panico e ho dovuto prendere qualche mese di stop, è stato subito chiaro che non potevo ricominciare a fare quello che facevo prima. Quindi ho cominciato a fare meno date e ho capito che preferivo che andasse così. Ho più tempo per lavorare sulla musica e mi diverto maggiormente nelle serate che faccio. Non penso di tornare ad un booking frenetico nel breve periodo, ma potrebbe accadere in futuro se me lo sentissi.
Far meno date significa automaticamente una selezione più accurata dei posti in cui suonare. Cosa guiderà queste decisioni: il club, la situazione, la vicinanza a casa? L’Italia sarà fra le favorite?
Ovviamente l’Italia sarà fra le mie favorite! Adoro la cultura, il cibo e la gente. Cerco sempre di scegliere serate che voglio veramente fare e di essere onesto con chi mi vuole prendere, tentando sempre di far contenti tutti. Poi ci sono alcuni club che adoro ed in cui mi piace ritornare ogni anno.
Rallentando la tua attività di dj libererà del tempo da dedicare a te stesso, ma anche del tempo per andare in studio con una mente fresca. Cosa dovremo aspettarci da MCDE?
Attualmente sto lavorando ad alcuni remix che usciranno nel corso dell’anno. Ci sono anche novità interessanti che stanno prendendo forma attorno alla label, quindi state attenti!
English Version:
The only thing that keeps MCDE from actually being from Detroit is that he was born and raised in a small town in rural southern Germany, a little over 6000 kilometers away. So even though he has got his 2 feet firmly positioned on Dutch soil since he called Utrecht home, his heads and hearts are rooted deep into the soul of the motor city. Detroit has definitely been a great source of inspiration but surely it’s not the only one, Danilo is a sort of sponge when it comes to music. Listening to his productions and dj-sets, you’ll feel the freshness of funk, the carefree sensation of disco, the warmth of soul, the intensity of jazz and the stomping beat of house and techno. He is among those very few djs that show a wide musical culture on decks, are able to transmit deep feelings and have an infinite talent which is equal to their humility. The electronic music scene carries more respect to this young guy than it does for djs with twenty something years of experience and an acclaimed career. Some of his works, Raw Cuts on top, are already classified under the chapter absolute masterpiece, and his last EP (Send a Prayer) marked the 10th efforts of the already legendary MCDE Recordings. The last RA feature about his anxiety sparked a big discussion on the web, but it shamelessly showed an human fragility. Something much more authentic than the fake image of a superstar dj that, to be honest, is far too annoying. This scores again in favour of MCDE but I won’t talk any longer about the RA interview, Danilo has many interesting things to tell us…so keep reading it!
German blood but your veins couldn’t be more fueled up with Detroit inspiration. Was there a moment when the penny dropped and you’ve thought: “Hey, that’s my way. Either playing or producing, it has to sound like the motor city.”? How did it start?
I was always a bit bored of the surroundings i grew up in, meaning rural germany and its customs, culture and music. Luckily i stumbled upon a recordstore that had some inspirational music mainly from the US, lots of soul, jazz and early House as well. This was a bit like a shelter for me.. to discover this music and escape from the boredom of my rural environment. Music from Detroit was very vital in that process.. among my first records were albums from Marvin Gaye, Stevie Wonder and also Moodymann. As i grew older i started thoroughly collecting anything Detroit related and i can savely say its been really inspiring.
Approaching the “Detroit school”, which artists influenced you most?
Well, its not only about Detroit. but mostly about black music for me. I draw influences from all angles of black music really, be it jazz like John Coltrane or Sun Ra, the disco sound of Walter Gibbons, Leroy Burgess and Patrick Adams, the soul of Marvin Gaye, Eddie Kendricks and Curtis Mayfield. And of course the electronic Sound of Chicago, New York and Detroit. Even if we would concentrate just on Detroit the list of names that influenced me would be too long.
Your dj-sets are always offering a romantic glance to the past instead of just a flat selection of today’s sound. Does it mean you are founding less inspiration from these days? Which artists among your peers have your respect music wise?
For me it doesn’t matter when a track was made, i look for certain attributes like warmth, depth and soul. There is defiantly a lot of good music being made today, but i still discover so much music from the past that i didn’t get bored of it yet. And as i love to play a lot of disco in my sets, there sometimes also is no other option than to look in the past. There are a few guys playing like this and we relate musically and exchange records or tips on where to find stuff; namely guys like Caribou, Floating Points etc.
Having a weakness for a raw sound does not mean a lack of innovation in your case, with some releases and remixes that showed deep, soul, and acid nuances. Is that a random experimentation or do you have a clear idea where your sound is heading?
The older i get, the more clear the picture gets… My principal goal is to make music that transcends trends of the time and just stands on its own, stays vital and that will still sound good in 10 years time.
As I said before, your dj-sets will never miss house classics and the heritage of jazz, soul and disco music. In my opinion, this shows how a dj has an educational role instead of just keeping up the party with the last top-charts. Many people believe this as an utopia, considering djs as second-class artist. What’s your opinion?
I guess the development of electronic music and clubbing culture in the last years, plus the democratization of dj tools and hardware have led us to a point where truly anyone can claim to be a dj. A dj in the sense of selecting and mixing music with a few mouse clicks. I’m all for technological innovations and progress, but in this case the quality of the music will inadvertently suffer because what once required a certain period of training has now become ubiquitous and easy, meaning that labels as well as artists will cater to the most basic needs, creating a “product” that is easy to mix, has an effective brake every 3 minutes etc.. even in the so called “underground” house music you can really notice that a lot of people stick to this formula.And its funny how you should in theory be able to play so much different music from different eras because you can now carry 100000 songs with you, but still i see most DJS sticking to the easy stuff.
Your formula within the electronic music scene consists of quality and risks over quantity and sameness. Surprisingly, it turned out to be a winning formula, both because of your talent and your uncompromised approach. Is that a lucky case or maybe more and more people started skewing the quality stuff from the overproduction of these days? Do you see chances for an opposite trend within the electronic music industry?
Thanks for the nice words. I don’t know if its pure luck but one thing is sure: When i listen to a lot of the music out these days, it sounds quite same-y. My records defiantly have an edge to them, they will stick out in a set because of the way they are mixed. Of course this has a lot to do with how i make my music, hardware instead of software etc… and i think that in the last years more and more people want to go that route which is nice.
With your last EP (Send a Prayer) MCDE Recordings celebrated its 10th release. The EP combines sampled and original works, a signature of your actual sound. Going back to your origins though, the giant masterpiece Raw Cuts came out from a “MPC-House” approach if I’m not mistaken. Did you feel the need for a more personal and unique imprint on your tracks instead of solely sampling vocals and drums?
The funny thing is that the Raw Cuts may sounds like they ve been done on an MPC, but they weren’t – the new EP is all MPC and SP1200 though. I wanted to do things really impulsive and mix the tracks down live. If its more personal than RC I cant say, they both have their qualities i guess.
Is your new and laid-back approach something temporary? I mean, whenever the anxiety will disappear you’ll start again a relentless touring, or is it a new approach to life regardless of your distress?
I m in the lucky position that i can make a living with my music without having to tour the whole month. For that i am eternally grateful as i know its not something to take granted. Once i started having the attacks and had to take some months off, it was clear that i couldn’t just return and do it like before. So i started doing less shows and realized that i prefer it this way. I have more time to work on music and enjoy the shows i do way more. So i don’t see myself going back to a full schedule soon. but it may happen in the future if i feel like it.
Taking less dates means that you have to choose more carefully where to play. What will drive those choices (club/situation, proximity to your home)? Italy will be among the favorites?
Of course Italy is amongst the favorites! I love the culture, the food and the people. I try to chose shows that i really want to do and be fair to the people who want to book me, trying to make everybody happy. And then there are some clubs that i just love and return to every year.
Slowing down with your dj-sets will free more time for yourself but also more time to spend on the producer’s seat with a fresh mind. What we would expect from MCDE?
Currently I’m working on some remixes which will be out later this year. And we have some cool stuff happening on the label as well, so watch out!