Moullinex è uno dei più interessanti artisti della scena nu-disco mondiale, anche se lui stesso preferisce non essere catalogato all’interno di un genere musicale. In questa intervista ci parlerà di passato e presente, di come la sua carriera musicale è partita a come ha sviluppato il suo ultimo album Flora. A capo dell’etichetta Discotexas ci racconterà la sua filosofia di vivere la musica.
Luis, parlami di come ti sei avvicinato alla musica e di come è nato Moullinex.
Sono nato circondato dalla musica, entrambi i miei genitori ascoltavano qualsiasi genere musicale ai tempi, mio padre componeva musica per il teatro ed io, come bambino, ero affascinato dal processo di sviluppo di una singola idea e di come potesse diventare una canzone. Credo di aver armeggiato da sempre con tape recorder, chitarre, tastiere e, da più tardi, computer coi quali poter fare musica. Ho suonato anche in un qualche gruppo punk rock quando ero un teenager. Iniziai quindi a remixare i brani che mi piacevano e decisi di scrivere a Xinobi, che ai tempi era il chitarrista dei Vicious Five, per proporgli un remix. E credo che quello sia stata la mia prima produzione di Moullinex.
Ad ottobre dell’anno scorso è uscito Flora, il tuo album di debutto, su Gomma. Puoi parlarmi di come è stato concepito? Sei un artista da aereo o per produrre hai bisogno del tuo studio?
Per me la produzione di un brano può iniziare ovunque, in studio o in aereo, in una camera d’albergo o in casa col piano. Ovunque ho la fortuna d’avere un’idea riesco a svilupparla in seguito, ma credo di aver bisogno comunque di andare in studio in un secondo momento per registrare gli strumenti, mixare, ascoltare con un impianto adeguato, etc…
Produci musica che è ascoltabile sia sotto la doccia che in un club. Pensi che questa tua duttilità sia la tua arma vincente? (ndr io penso di si)
Beh, grazie! Molti artisti che ammiro hanno questa qualità. La loro musica ha più di un singolo “scopo” e sono contento che in qualche modo questo possa influenzare il mio modo di fare musica.
Da tre anni gestisci Discotexas assieme a Xinobi. Si può dire che abbiate scoperto talenti come Zimmer, Kamp! e molti altri. Puoi parlarci un pò della tua label?
A dir la verità Discotexas esiste dal 2006! Solo ultimamente però abbiamo iniziato a collaborare con Hugo (Mr. Mitsuhirato), che ci ha dato la spinta necessaria per farla diventare una label a tutti gli effetti. Siamo un’impresa completamente fai-da-te, dall’A&R ai disegnatori passando per la contabilità e il mastering. Facciamo tutto noi e credo che lavorare così a stretto contatto ci abbia fatto diventare una famiglia. Facciamo le riunioni dell’etichetta durante le cene in giardino da me e Bruno fa da cat-sitter di Hugo questo weekend, tanto per dire! Mettiamo assieme la musica che amiamo fatta da artisti che amiamo ed ammiriamo. Molte persone che incontro mi confermano che questa filosofia è percepibile anche dall’esterno quando si entra in contatto con la nostra label e questo mi rende felice.
So che suoni anche in una band, la Discotexas Band appunto. Credi che la necessità, se così può definire, di suonare live sia dovuta al vostro particolare genere musicale?
Per me nulla è meglio di suonare live, è un’emozione che una volta provata non ti fa tornare indietro. Mi piace anche fare i dj set, ma condividere il palco con altre persone, avendo possibilità di improvvisare qua e là, è tutta un’altra sfida. Non sono un gran cantante, ma suonare live m’ha obbligato a migliorare anche su quel fronte, almeno da non fare schifo… Spero!
Nei tuoi dj set invece come preferisci suonare? Vinili, cd, timecode…
Suonare con CDJs e chiavette USB s’è rivelata essere l’opzione più efficace per me. I vinili sono pesanti e i giradischi nei club sono inaffidabili. Il timecode lo vedo come una tecnologia di passaggio e non ha troppo senso per me, ma non mi disturba che altri ne facciano uso, a meno che non arrivino a metà del mio set e non debbano mettere a posto le loro cose per venti minuti, mentre io devo improvvisarmi ninja per poter suonare.
C’è qualche artista che in particolare segui ultimamente?
C’è un sacco di buona musica ora in circolazione, ma anche un sacco di roba mediocre. Al momento il mio brano superpreferito è il remix che Karmon ha fatto a Jimmy & Fred chiamato ”I See Lights” (ndr che vi invito ad ascoltare perché è sublime). Il cambiamento del chord e del basso dopo il break down è geniale!
Sei già stato in Italia e sei tornato il 6 giugno alla Terrazza Martini di Milano. Come descriveresti la scena italiana?
Ho avuto serate fantastiche in Italia! Sono già venuto parecchie volte e mi sembra che amiate davvero la mia musica. Quel posto è un locale su una terrazza, super fico!
Per finire, elencami i tre migliori party della tua vita.
Domanda difficile. È impossibile scegliere. Ogni party che prevedevo sarebbe stato un disastro, dal club vuoto alla consolle disastrosa, s’è rivelato essere una serata stupenda, con bella gente che a fine serata lasciava il locale col sorriso.
English Version:
Moullinex is probably one of the most interesting artist in the worldwide nudisco scene, even if he prefer not be included in a specific music genre. This interview deals with his past and present, how he started his career and how he did his last album, Flora. A&R of the famous Discotexas label he explains his philosophy of living music.
Luis, please tell me how did you get in contact with music and how Moullinex has born.
I was born into music, both my parents were listening to all kinds of music at all times, my father was making scenic music for theatre, and as a kid I was amazed by the process of taking a simple idea and making it a complete song or piece. I guess I always messed with tape recorders, guitars and keyboards, later computer-made music, I was in a few punk rock bands while a teenager. When I started doing remixes of tracks I liked, I decided to write Xinobi, then guitar player of the band Vicious Five, to do a remix for them. And I think that was my first production under the Moullinex name.
Flora, your debut album, has been released last october on Gomma. Can you explain how you did it? Are you a “plane producer” or do you need your studio in order to produce?
For me tracks start anywhere really — in studio, in a plane or hotel room, at home on the piano. Wherever I’m fortunate to have an idea I think I can develop further! But I need to take things to the studio at a certain point: recording instruments, mixing, listening on (very) loud speakers etc…
People could appreciate your music whether under the shower or in a club. Do you think that this is your winning feature? (I think so).
Well, thank you! Many of the artists I admire have this trait, their music transcends a single “purpose”, have several layers and have studied the rules very well, but decide not to follow them. I’m glad somehow this affects the way I make music.
You run Discotexas with Xinobi since 2010. We can say that you discovered talents such as Zimmer, Kamp! and much more. Can you tell us some more about your label?
Actually Discotexas exists since 2006! Only recently we’ve started working with Hugo (Mr. Mitsuhirato), and he was a major push in getting the label in full operation. We’re a DIY enterprise, from A&R to design, from accounting to mastering, a lot is done by ourselves, and I think working so close together has made us become family. We have label meetings over dinner, in the garden, at my place. Bruno is babysitting Hugo’s cats this weekend! We put out the music we love from people we love and admire. Many people I meet tell me they can feel this from outside when they look, listen and discover our label, and I’m quite happy for this.
I know that you’re playing in a band too, The Discotexas Band. Do you think that the need, if we can call it need, of playing live is due to your particular style of music?
For me nothing beats playing live, and once you taste the thrill you get from it, it’s like crack. I love DJing too, but sharing the stage with other people and taking chances, improvising here and there, it’s another challenge. I’m not a particularly good singer, but playing live has forced me to at least not SUCK at it. I hope!
How do you prefer djing? Vinyls, cds, timecode…
USB sticks and CDJ’s. Gotta be pragmatic. Vinyl is heavy, turntables in clubs are unreliable… Timecode is a transition technology, doesn’t make sense at all for me. I don’t mind other people use timecode, unless they come in the middle of my set and have to set up their stuff for 20 minutes while I have to do ninja moves to get to the mixer.
Is there someone in particular that you’re following in this period?
There’s a lot of great music out, and a lot of mediocre stuff too. I have to say my superfavorite at the moment is the Karmon remix of Jimmy and Fred’s ‘I See The Lights’ – just listen to that chord change + bassline after the breakdown, it’s genius!
You’ve already had some gigs so far in Italy, and you went the 6th of june at Terrazza Martini in Milan. How would you describe the italian clubbing scene?
I’ve had amazing nights in Italy! I’ve been there so many times that I guess you guys must really like my music. This place is a rooftop venue, so good!
Finally, if I were to ask which are the best parties you’ve been djing in your life, which would they be?
Difficult question, I can’t pick single parties… Every single one where I was expecting things to be a disaster, empty club and bad equipment — and it all turned out amazing, the crowd was in a great mood and everybody left with a smile on their faces.