Mount Kimbie? Ammetto: fino a qualche mese fa non sapevo chi fossero. E’ grazie agli organizzatori del Node Festival di Modena, che li ha ospitati proprio in occasione della sua anteprima lo scorso 17 maggio al Tube Club, che ho potuto scoprirli. E meno male… Arrivo al locale ed il palco mi si presenta con a lato i tipici coni bianchi del Void, che dopo un lunghissimo ed accuratissimo soundcheck, i tecnici sono riusciti ad adattarlo alla struttura della sala, ottimizzandone la resa: il suono era deciso e sufficientemente nitido. In pedana un labirinto di fili, uniti ad altrettanti congegni infernali e strumenti di ogni genere, tra cui Dominic e Kai, esperti polistrumentisti, hanno saputo districarsi al meglio offrendo un live conciso ma di grande intensità. Mai noiosi e sempre arguti nel fondere suoni elettronici alla dubstep più raffinata. In pieno tour e con l’album in uscita Could Spring Fault Less Youth, ospitate in Boiler Room pare proprio che questo sia il loro momento e io ho sondato il territorio.
Che tipo di rapporto avete con i media? Date importanza a ciò che si dice di voi o continuate per la vostra strada incuranti?
Dominic: Onestamente non abbiamo mai dato grande importanza a ciò che potevano dire ma ad essere sinceri, per questo nuovo album in uscita, abbiamo letto un sacco di recensioni per capire quale fossero le impressioni e la direzione che stiamo prendendo.
Siete acclamati non solo dal pubblico ma pare abbiate messo d’accordo anche la critica mondiale. Perché? Cosa della vostra musica riesce a convogliare i gusti più ricercati e pignoli di, per esempio, un giornalista di Pitchfork e l’orecchio delle persone?
Kai: Non lo so. Noi speriamo che il nostro lavoro piaccia alla gente e vogliamo che piaccia, è importante. Noi però non lo facciamo cercando di capire che cosa gli altri possano avere in mente ma lo facciamo per noi stessi. Una volta finito un progetto, come dicevo, noi speriamo che possa piacere ma non ci interroghiamo su come gli altri lo interpretino. E poi c’è da dire che noi non siamo una band famosa, ci stiamo ancora lavorando, ma credo che se si faccia qualcosa in cui si crede davvero si arriva a anche ad avere una connessione con una parte di pubblico. Credo riguardi anche il modo in cui si condividono le informazioni oggi: noi ci rivolgiamo ad un gruppo ristretto di persone ed è così in ogni posto in cui andiamo. Spero con questo nuovo album di riuscire a creare maggior spazio.
Ve lo chiedo perché si sente spesso di gruppi amati dal pubblico e disprezzati dalla critica e viceversa. Voi invece, pare abbiate messo d’accordo tutti…
Dominic: Credo che noi possiamo considerarci abbastanza fortunati perché ci sono molti media ed anche molte persone focalizzate sulla dubstep o generi simili. Poi il prodotto che proponiamo è abbastanza unico ed originale.
Kai: Credo sia anche che la nostra musica sia d’introspezione e alla gente piace.
Siete in tour con gli XX adesso. Dobbiamo aspettarci qualcosa con Jamie?
Kai: Beh sai abbiamo appena finito l’album… non penso… forse… [Ridono, lanciandosi sguardi d’intesa]
Siete usciti nel 2009 col vostro primo lavoro. Siete cambiati da allora?
No. [Poi ridono]
Kai: Massì ci sono stati molti cambiamenti… Dopo l’uscita del primo album siamo partiti in tour e abbiamo fatto il giro intorno al mondo per ben due volte e non ci era mai successo prima. Siamo venuti a contatto con molti generi musicali e prima di mettere insieme il nuovo album, abbiamo passato molto tempo senza produrre… Tutto è cambiato alla fine, davvero!
Avete, tra le vostre intendo, una canzone preferita?
Dominic: Di tutto quello che abbiamo fatto? Mi piace William, dal primo EP Maybe e onestamente mi piace molto Break Well dell’ultimo album.
Kai: Non lo so, domanda difficile! Io sono più per considerare sezioni, periodi di produzione e non una canzone specifica.
Il vostro album esce fra poco, ho avuto modo di ascoltare qualcosa, pare ci sia un leitmotif riconoscibile alla base, che poi siete voi, ma ogni canzone risulta essere un piccolo monolitico a parte, un mondo indipendente ma parte dello stesso sistema solare… Siete d’accordo?
Kai: Noi nel produrre un album scriviamo musica e poi la mettiamo insieme cercando di dare un ordine ed un senso. Non decidiamo a priori il tipo di linea da seguire. Concordo con quello che dici perché se tu prendi in considerazione tre canzoni a caso del nuovo album, una all’inizio una nel mezzo ed una alla fine sembra quasi che siano suonate da band diverse. Le canzoni in questo album sono diverse e pure le parole usate nei titoli delle canzoni sono entità separate, poi unite insieme, con un senso a seconda di come le consideri, se insieme o separate. Io intendo l’album come se le canzoni fossero diverse città su una mappa, disposte in modo casuale ma tutte collegate fra loro.
Cold Spring Fault Less Youth. Che vuol dire? Cosa volevate dirci?
Kai: E’ legato a quello che ti ho detto prima, alla mappa delle città. Le parole sono affiancate e in base alle combinazioni che prendi in considerazione cambia il significato. E’ lo specchio dell’album che non ha un suo senso proprio. Ognuno ne da la sua personale interpretazione.
Le grafiche, i visual, sono curati da voi?
Kai: Il nostro ultimo album è molto diverso dallo scorso, anche l’approccio che abbiamo avuto. Per lo scorso album avevamo avuto l’esigenza di mostrare un pò quel che facciamo e sapevamo cosa dire e quindi è stato seguito da una sorta di insieme di foto che documentavano dove fossimo. Quest’ultimo è un album più “astratto”, abbiamo iniziato a concentrarci su elementi più grafici. Abbiamo cercato colori forti da utilizzare, forme geometriche ed un font deciso. La copertina dell’album va a completare il lavoro: abbiamo scelto le canzoni, le abbiamo dato un nome, abbiamo scelto il nome dell’album e poi abbiamo fatto gli artworks, così che il tutto ha preso un senso facendoci capire che l’album era finito.
In base a quale criterio preparate il live?
Kai: Suonare live si perde la purezza da “studio” e si acquista il rapporto fisico con le persone, che credo sia qualcosa di separato. E questo è davvero importante per le live band, creare questa connessione e noi ci crediamo davvero. Cerchiamo sempre di rinnovarci e di proporre le nuove canzoni.
Voi create insieme? Durante la produzione che ruolo ha l’uno e quale ha l’altro, sempre che ci siano…
Dominic: Ognuno di noi segue dei processi individuali ed indipendenti e poi una volta che ci incontriamo in studio, cerchiamo di confluire i nostri percorsi e vedere cosa ne esce. Passiamo il tempo in studio componendo attraverso gli strumenti musicali: li abbiamo utilizzati molto più per questo ultimo album che per i lavori precedenti.
Partite per un tour in America. Notate differenze di approccio del pubblico in base alla nazione in cui siete? Qualcuno più ricettivo, aperto…
Dominic: Nei piccoli posti in cui suoniamo è sempre stato fantastico. In Europa effettivamente abbiamo notato che ogni area ha le sue peculiarità: ci sono i tranquilli scandinavi, in Inghilterra la gente è più critica, ti scrutano cercando di capire quello che stai facendo.. nell’est Europa è figo.. vedi dipende. Però ogni posto in cui abbiamo suonato, tende a mostrare la personalità della Nazione che ci sta ospitando.
English Version:
Mount Kimbie? I admit: until a few months ago I didn’t know who they were. Thanks to the organizers of the Node Festival of Modena, who hosted them on the occasion of its premiere on May 17 at the Tube Club, I could discover them. And thank goodness… Arrival at the venue I saw on the side of the stage the typical white cones of Void, that after a very long and very accurate sound check, the engineers were able to fit the sound system to the structure of the room, optimizing the efficiency: the sound was strong and clear enough . On stage a maze of wires, linked to many infernal devices and tools of all kinds, where Dominic and Kai, experienced multi-instrumentalists, were able to extricate offering a concise but very intense live. Never boring and always witty in blending electronic sounds to a refined dubstep. On tour and with the album coming out Could Spring Fault Less Youth, hosted in Boiler Room seems that this is their time and I explored the area.
What kind of relationship do you have with the media? Do you give importance to what is said or you continue on your way regardless?
Dominic: I honestly have never given much importance to what they could say but to be honest, for this new album coming out, we read a lot of reviews to figure out which were the impressions and the direction we are taking.
You are acclaimed not only by the public but also by criticism. Why? How your music convey the most demanding taste of a picky journalist, for ex., from Pitchfork and the taste of the people?
Kai: I don’t know. We hope that people like our work and we want it, it’s important. But we don’t do it trying to figure out what others have in mind but we do it for ourselves. Once you have finished a project, as I said, we hope people enjoy it but we don’t wonder how others interpret it. And then there is to say that we are not a famous band, we’re still working on it, so I think that if you do something that you really believe you will have a connection with a part of the public. I also think that it concerns the way in which information is shared today: we turn to a small group of people and it is so in every place we go. I hope with this new album to be able to create more space.
I ask because I often hear of groups loved by the public and despised by critics and viceversa. But you, it seems you’ve put all agree.
Dominic: I think we can consider ourselves lucky enough because there are many media and even many people focused on the dubstep and related genres. Then the product we offer is quite unique and original.
Kai: I think also that our is an introspective music and people love it.
You are now on tour with the XX. Can we expect something with Jamie?
Kai: Well you know, we just finished the album… I don’t think… maybe… [They laugh]
Have you come out with your first job in 2009. Have you changed since then?
No. [Then they laugh]
Kai: Yes, there have been many changes, after the release of the first album we went on tour and we went around the world twice and this had never happened before. We came in contact with many kinds of music… And before we put together the new album, we spent a lot of time without producing… That all changed at the end, really!
Have you, between yours I mean, a favorite song?
Dominic: From everything that we have done? I like William, from the first ep Maybe and honestly I really like, of the last album, Break well.
Kai: I don’t know, tough question! I am more to consider sections, periods of production and not a specific song.
Your album coming out soon, so I had listened to something, there seems to be a leitmotif recognizable at the base but every song turns out to be a small monolithic, an independent world but part of the same solar system… Do you agree?
Kai: To produce an album, we write music and then we put it together, trying to give an order and a meaning. We do not decide in advance the type of line to follow. I agree with what you say because if you take into consideration three songs at random from the new album, one at the beginnings, one in the middle and one at the end, they seems to be played by different bands. The songs on this album are different and even the words used in the titles of the songs are separate entities, then joined together, with a sense depending on how you treat them as if together or separate. I consider the album as if the songs were different cities on a map, placed randomly but all linked together.
Cold Spring Fault Less Youth. What does it mean? What did you want to tell us?
Kai: It is related to what I said before, the map of the city. The words are placed side by side and, based on the combinations that you consider, changes the meaning. It’s the mirror of the album that does not have its own sense. Everybody will make a personal interpretation.
The graphics, visuals, are cared for by you?
Kai: Our last album is very different from the last one, also the approach we had. For the last album we had the need to show a little what we do and we knew what to say and then it was followed by a sort of set of photos documenting where we were. This new one is more “abstract”, we started to focus on graphics elements. We tried to use strong colors, geometric shapes and a decided font. The cover complete the work: we chose the songs, we’ve given it a name, we chose the name of the album and then we did the artworks, so that the whole thing has taken a sense of making us understand that the album was finished.
By what criterion do you prepared the live?
Kai: Playing live you lose the purity of “studio” and you acquire the physical relationship with people, which I think it’s something separate. And this is really important to the live band, create this connection and we really believe in it. We always try to renew the performance and to propose the new songs.
Do you create together? How does it happens?
Dominic: Each of us follows an independent process and then, once we meet in the studio, we try to merge our paths and see what comes out. We spend our time in the studio composing through the band instruments: we used them a lot more for this last album than the previous work.
It will start an American tour. Do you note differences between the approach of the people according to the country where you are?
Dominic: in small places where we play has always been fantastic. In Europe we have actually noticed that each area has its own peculiarities: there are the quite Scandinavian, in England the people are more critical, they try to figure out what you’re doing… Eastern Europe it’s cool, it depends. But every place we played, tends to show the personality of the nation that is hosting.