Jumper dell’Adidas, zaino con speakers incorporati dai quali fuoriescono le note di Lucio Dalla e Paolo Conte. Sui gradini della Chiesa di Santo Spirito a Firenze incontriamo David Moufang aka Move D, dj e producer tedesco le cui release sono un must have per una borsa di dischi che si rispetti. Reduce dalla serata di chiusura del Lattex+ (venerdì 3 maggio) al club Twentyone, David è contentissimo del calore dimostrato in Italia per il suo lavoro. E in effetti si fa fatica a non essere entusiasti di questo artista. Il suo album “Kunststoff”, su Source Records nel 1995 e ristampato nel 2006, è ormai un classico della musica elettronica ’90s. L’ultimo EP “Workshop 13” è diventato in pochi giorni out of stock in tutti i negozi online. Il suo mix alla Boiler Room a febbraio ha ricevuto unicamente feedback positivi. E pensare che lui non sapeva nemmeno cosa fosse…
Ciao David. Ho letto che facevi parte di una band che si chiamava Rivers & Trains negli anni ’90.
Vero, ero il chitarrista. Ho sempre ascoltato un sacco di musica, dallo swing al jazz di Coltrane, dai Beach Boys al soul di Detroit. Fin dai 4 anni d’età, avevo deciso che la musica sarebbe stata la mia vita.
Che differenze ci sono tra suonare live e fare il dj?
Certamente ci sono già delle enormi differenze tra suonare la propria musica nel proprio studio e farlo da dj, davanti alla gente. Quando sei davanti ad una pista, sai che la maggior parte della gente è venuta per divertirsi. Per me è importante avere un occhio allenato, capire quando puoi suonare musica più particolare, capire cosa piace davvero alla gente. Quando fai la tua musica hai l’opportunità di sentirti libero, quando fai il dj è come se tu prestassi un servizio alla gente che è venuta ad ascoltarti e a ballare.
Sei interessato alla scena elettronica italiana?
Devo ammettere che non sono un vero e proprio esperto ma so che c’è tanta buona musica proveniente dall’Italia, soprattutto dagli anni ’70. Quella che noi in Germania chiamiamo Kraut Rock, ovvero la Kosmic Disco. Apprezzo molto anche il cantautorato italiano: Paolo Conte, Lucio Dalla… ricordo che quando iniziai a suonare come dj la sua “Washington” era su tutte le classifiche europee; ah, e poi lo spettacolare Tullio De Piscopo. C’era una sua canzone che mi faceva impazzire e volevo scoprirne il titolo a costo di scendere in strada, cercare un italiano e cantargli l’unica parola che riuscivo a pronunciare: “Primmaveraaa”. “Stop Bajon” del 1984, alla fine sono riuscito a trovare il disco a San Diego, in California!
Pensi ci siano delle differenze tra le dancefloor italiane e le altre europee?
Penso che i ragazzi italiani abbiano altre motivazioni per andare a ballare che non la scelta musicale. Probabilmente per farsi vedere, o provarci con le ragazze. Devo dire che non è molto facile suonare in italia, anzi è uno dei paesi più difficili. Per un dj è comunque molto interessante mettersi alla prova con dancefloor del genere, perchè sai che va ridiscusso tutto il djset. Anche la scorsa notte ho faticato un po’ ma alla fine sono riuscito a farli sciogliere. É venuto fuori un party splendido, e di questo ringrazio anche i ragazzi del Lattex+, che mi hanno fatto sentire a casa.
Che strumenti usi per le tue produzioni?
Adesso sto cercando di fare tutto in analogico. Tengo una pagina eBay sempre aperta per cercare nuovi strumenti. Sto diventando una sorta di collezionista. Proprio qualche giorno fa ho comprato un audio sequencer da Roma.
Non lavori mai col digitale?
Preferisco l’analogico naturalmente, ma non sono un purista. L’unica cosa che non mi convince è che quando componi musica in digitale, lavori constantemente con gli occhi. Ma è solo una mia scelta. So che si può fare dell’ottima musica con le nuove applicazioni su iPad o con un semplice gameboy.
Parliamo un po’ del tuo apprezzatissimo ultimo Workshop, il numero 13. Adesso in vinile costa circa 50 euro. Ci racconti che storia c’è dietro alla splendida Untitled 1?
Sono contento che ti piaccia, quando mando in release un disco non capisco più se è buono o meno. L’ho ascoltato talmente tante volte, che penso sia così noioso… Untitled 1 è nata dalla mia chitarra. La chitarra è il mio strumento principale, inizio da lì quasi tutte le mie track. E quando ho bisogno solo di musica, prendo in braccio la chitarra e comincio a comporre melodie.
La collaborazione e il confronto con altri artisti sembra essere il cardine del tuo lavoro.
Sono essenziali, indiscutibilmente. La musica è il mezzo di comunicazione più antico al mondo. Anni prima del linguaggio, c’era la musica. Fare musica da soli è da intellettuali. Quando fai musica insieme ad altri musicisti è come qualsiasi altra interazione umana, delle volte è come fare l’amore.
Ci sono dei dj che apprezzi particolarmente?
Tantissimi. Ma stimo in particolare Larry Heard aka Mr. Fingers. E tra i giovani Ben UFO è veramente incredibile: penso che sia uno dei dj più bravi che io abbia mai sentito. Ha talmente tante influenze musicali che delle volte pensi sia impossibile abbia solo 20 anni.
Pare che il tuo mix alla Boiler Room a febbraio sia stato così coinvolgente che ti abbiano concesso 20 minuti extra. Che cosa significa suonare in BR e quanto è importante secondo te il contatto con la gente per un musicista?
Quando sono andato a suonare in Boiler Room non ne avevo mai sentito parlare prima. Avevo capito fosse un progetto originale e importante perchè non c’erano budget, cachet, agenzie. Solo musica. Accettai ma non sapevo fosse così popolare. Lo capii soltanto il giorno dopo, quando il mio cellulare non smetteva un attimo di squillare. Fui l’ultimo di una consolle d’eccellenza: Dixon, Jus-Ed, Mathew Jonson con il loro progetto live Midnight Operator. La diversità della Boiler Room sta nel fatto che il dj ha davanti solo una videocamera e alle tue spalle si svolge il party. Così mentre guardavo gli altri ragazzi che suonavano prima di me, pensavo che dovevo fare diversamente e cercare di interagire con la gente. Non mi piace l’idea di non trovare il contatto con la gente, per me è importantissimo. Odio quei club in cui la consolle è troppo alta rispetto alla pista. Mi piace il confronto, la gente che viene a chiacchierare, che ti offre da bere. In poche parole, voglio che la mia musica piaccia. Puoi suonare le melodie e le ritmiche più belle al mondo ma senza qualcuno con cui condividerle, sarebbero del tutto sprecate.
English Version:
Adidas jumper, backpack with built in speakers from which Lucio Dalla’s and Paolo Conte’s music notes came out. On the stairs of the Church of Santo Spirito in Firenze we meet David Moufang aka Move D, german dj and producer whos releases are a must have for a respected bag of discs. Coming from the closing party of Lattex+ at club Twentyone, David is happy about the love received in Italy fro his work.. And in fact it’s hard not to be involved with this artist. His album “Kunststoff”, on Source Records in 1995 and re-printed in 2006, it’s a classic in the electronic music 90s style. The last EP Workshop 13 became in few days a sold out in many online shops. His mix at the Boiler Room in February had just positive feedbacks. And he didn’t even know what it was…
Hi David. I read you were part of a band called Rivers & Trains back in the 90s.
True, I was the guitar player. I always listened a lot of music, from swing to jazz music of Coltrane, from the Beach Boys to the soul music of Detroit. Since I was 4 years old, I had decided that music was going to be my life.
What are the differences between playing live and be the dj?
Obviously there are huge differences between playing your own music in your own studio and be a dj in front of the crowd. When you are in front of the dance floor, you know that most of them came to have fun. For me it’s important to have a trained eye, understand when you can play a certain type of music, and to understand what the crowd really likes. When you make your own music you have the opportunity to feel free, while when you dj is like if you are giving a service to the people that came to listen to your music and dance.
Are you interested to the italian electronic scene?
I have to admit that I’m not really a true and real expert but I know that there is a lot of good music coming from Italy, especially from the 70s. In Germany we call it Kraut Rock, or Kosmic Disco. I also appreciate a lot of italian songwiters: Paolo Conte, Lucio Dalla… I remember that when I starter to play as a dj “Washington” was on all the european hit list.; ah, and then the spettacular Tullio De Piscopo. There was one of his songs that made me crazy about it and I wanted to discover the title of it even if I had to go out in the street find someone and sing to him the only word that I knew to pronounce: “Primmaveraaa”. “Stop Bajon” dated 1984, at the end I was able to find the disc in San Diego, in California!
Do you think that there are differences between the Italian dance floor and the other European ones?
I think that Italian guys have other reason that makes them want to dance rather than the music itself. They probably want to be seen or hit on girls. I got to say that it’s not easy to play in Italy, in fact it’s one of the hardest place to be playing. For a dj, however, is really interesting to test himself with this kind of dance floor because you know that you have to change the whole djset. Last night, I also struggled a little bit but at the end I was able to make them move. It turned out to be a great party, and I want to thank the guys from Lattex+ that made me feel at home.
What instruments do you use for your productions?
Now I’m trying to do everything analogically. I have an eBay web page always open to search new instruments. I am becoming some kind of collector. Just a few days ago, I bought an audio sequencer from Rome.
Do you ever work with the digital?
Of course I prefer analogic but I’m not completely in it. The only thing that doesn’t convince me is when you compose music in digital you constantly work with your eyes. But it’s just my choice. I know that you can create great music with the new apps on iPad or simply with a gameboy.
Let’s talk a little bit about your last great album Workshop, number 13. Now this album in vinyl costs 50 euro. Can you tell us what’s behind the splendid Untitled 1?
I’m really glad that you like it, when I release a disc I’m can’t really tell if it is good or not. I heard it so many times that now I think is annoying… Untitled 1 was born from my guitar. The guitar is my main favorite instrument, I almost start all of my track with it. And when I need only music, I get the guitar in my hand and start to compose melodies.
The collaborations and the comparison with other djs seems to be the most important thing in your work.
Without a doubt are really important. Music is the oldest way to communicate. Years before speech there was music. Making music by yourself is for intellectual people. When you make music with others is like every human interaction, sometimes is like making love.
Are there any djs that you like particulary?
Many. But especially Larry Heard aka Mr. Fingers. And among the young ones Ben UFO which is really incredible: I think that he is one of the best dj that I had ever heard. He had so many musical influences that at times you think that it is impossible that he is just 20 years old.
It seems that your mix at the Boiler Room in February was so amazing that they gave you 20 extra minutes. What does it feel to be playing at BR and for you how much important it is to be in touch with people for a musician?
When I went to play at the Boiler Room, I had never heard of it before. I knew that it was an original project and important because there were no budget, cachet, agencies. Only music. I accepted but I didn’t know that it was so popular. I understood that just the next morning, when on my cell phone kept getting calls. I was the last one of great line up on: Dixon, Jus-Ed, Matthew Johnson with his live project Midnight Operator. The diversity of the Boiler Room is that the dj is facing a video camera and the party is taking place behind him. So while I was looking the other guys playing before me, I thought that I had to do something different and try to interact with the people. I don’t like the idea of not having contact with the people, for me it’s really important. I hate those clubs where the console is way to higher than the dance floor. I like eye contact, people that comes and talks, that brings you drinks. Long story short, I want my music to be liked. You can play melodies and the most beautiful rhythm in the world but if there isn’t someone to share it with, it would be worthless.