Il miglior modo di fare un bilancio generale dell’elettronica & beyond targata 2014 è cominciare ritornando a quel che si era detto alla fine del 2013. E basta un rapido confronto per farci capire che quest’anno ci è andata molto meglio di quanto si potesse immaginare: siam passati da un 2013 in cui le grandi gioie eran venute quasi esclusivamente dalla vecchia guardia e dove nessun trend si era venuto ad affermare in maniera netta, a un 2014 che ha visto un numero di esordi di alto livello che non ricordavamo da tempo e una serie di tendenze compatte che fa solo sperare in bene per la prossima annata. Il tutto senza dimenticare che oh, anche solo a ripassarci i ritorni di fiamma dei tempi che furono, quest’anno ci siam ritrovati di nuovo a parlare dei ritorni ben oltre la sufficienza di nomi da niente tipo Plaid e Aphex Twin (sì, è il ritorno dell’olimpo IDM). E sapere che quella gente lì sa ancora popolare i piani alti delle classifiche di fine anno, perdonateci il lampo di conservatorismo, ma a noi fa un sacco piacere.
Noi che siam qui a cercare sempre i nuovi movimenti, però, vogliamo di più. E quest’anno l’abbiamo avuto, non per forza in termini di suoni nuovi, ma soprattutto a livello di movimenti compatti e uniti. Nel 2014 siam tornati ad osservare una scena musicale che si muove come un organismo vivo e in fermento, con tutti gli organi vitali perfettamente funzionanti. Ed è valso a tutti i livelli, sia per quei fronti che ancora oggi fan di tutto per inventarsi la combinazione innovativa (tipo quell’entità underground chiamata tropical bass di cui vi parlammo mesi addietro, oppure un grime anche quest’anno alle prese coi nuovi feticci astratti, o ancora quell’onda elettrica capitanata da Sophie che chiamano “PC Music” e sta seminando vittime giorno per giorno) che per quelli forti della loro esperienza e oliati alla perfezione per riprendere le glorie che furono (quest’anno siamo tornati a parlare di nuovo di jungle, l’avreste immaginato?).
Già, il punto è che non sempre servono combinazioni totalmente innovative. A volte una buona annata la fanno una serie di approfondimenti di qualità su fronti anche non nuovi. La cosa più bella osservata in questo 2014, ad esempio, è stata semplicemente la direttiva emozionale: un ambito riscopribile in ogni momento ma sempre soggetto al pericolo prevedibilità, che recentemente ha partorito album di qualità superiore come quelli di Alex Banks, Christian Löffler, Max Cooper, Sohn e non ultima la cara FKA Twigs finita praticamente in tutte le classifiche di fine anno. Una risposta di spessore a chi storce il naso di fronte a certe commercializzazioni eccessive dell’elettronica recente, una risposta che vale sì come riscoperta di ciò che significa qualità, ma soprattutto come ridefinizione del giusto equilibrio tra essenziale e iniziativa. Quando l’ispirazione vale più dell’inventiva.
E subito accanto al trend emotivo c’è stato l’r&b. A volte intrecciandocisi a breve distanza, a volte prendendosi il suo spazio separato, in ogni caso anche quest’anno guadagnandosi una menzione speciale tra i generi che sanno sempre evolversi con stile e dignità. Certo, ci son state le Azealia Banks e le Nicki Minaj che, ammettiamolo, erano son state parecchio scialbe. Ma è stato l’anno di Chet Faker. L’anno di Banks. L’anno in cui è tornato SBTRKT a dare la sua visione autorevole sulla cosa. Ed è bello vedere che ogni anno l’r&b sa flettersi con originalità ai cambiamenti del tempo. Nel 2013 ci furono i vari Jamie Lidell e Autre Ne Veut a offrirne il lato fancy, quest’anno abbiamo assistito forse al suo volto più duraturo e stabile, formalmente più efficace. E da qui al canticchiabile stile pop in fondo è un attimo.
Sempre a proposito di movimenti compatti: sorprendente osservare ancora di questi tempi tanto fermento in ambito (nu) disco. Un fenomeno che rientra nella più generale tendenza a riprendere, ricontestualizzare e reinterpretare le grandi mode del passato, che nell’era post-everything è in grado di toccare anche i più grossi tabù del nostro passato, ma fortunatamente un fenomeno in grado di dare frutti succosissimi. Merito del talento di chi sa dare nuova luce alle cose già note. Merito di un Todd Terje fantasioso e capace di conquistare il pubblico su album, di un Munk che sforna il suo disco più riuscito di sempre, di gente come Prins Thomas e Massimiliano Pagliara che san sempre dare furbe visioni alternative, di professionisti del recupero classico come Dimitri From Paris e Juan MacLean. Non ricordavamo così tante belle uscite disco da parecchio tempo. Peccato che adesso arriva Moroder e rovina tutto, garantito.
House e techno? Tra di loro quest’anno si è configurato uno scenario ben preciso. Per la house, dopo un crescendo di perfezionamento delle forme per il pubblico moderno culminato col 2013 di Disclosure e Maya Jane Coles, abbiamo notato i primi, prevedibili passi indietro causati dalla volontà generale di saltare sulla carrozza del momento. Tutti a bordo, e livello generale che cala. Significativa la staticità di un disco come quello dei Gorgon City che sulla carta avrebbe dovuto bissare quanto accaduto ai Disclosure, imperfetta la virata poppy di Tensnake, alla fine se non fosse stato per gente come Hercules And Love Affair e Worthy (più un paio di compilation come Moda Black) il 2014 sarebbe stato un anno anonimo per le uscite house. E nel frattempo, la techno ha stabilizzato il proprio ruolo: al giorno d’oggi lei rappresenta il rifugio sicuro per gli assetati di “underground”. Non serve fare album che piacciono a più gente possibile, serve rispondere a un’esigenza di genuinità che nessuno meglio di lei oggi può soddisfare. Ci pensano gli Objekt, i Perc, gli Efdemin e i Recondite. Che il buio sia con noi e ci accompagni in questi anni così difficili.
E a sorpresa, la fabbrica EDM comincia a scricchiolare. Dopo le ripetute esternazioni dei vari Seth Troxler e Skream, dopo i tanti dibattiti tra puristi e imbonitori, anche tra i magazine specializzati del settore si iniziano a registrare i primi esodi fuori dall’EDM: Steve Aoki azzarda la carta deep house, Dillon Francis produce “il suo pezzo più melodico“, Avicii già che c’è fa disco e EDM.com spiega come la big room house sia morta e suggerisce di scoprire i nomi della chart “di un magazine noto come RA“. Il punto è che l’EDM si è guadagnata una brutta fama (viene in mente un parallelo con l’onda di rigetto “disco sucks” di alcuni decenni fa) e il chiacchiericcio inizia ad arrivare anche all’ascoltatore comune, che a questo punto si sente fregato e vuol scoprire qualcosa di diverso. E magari finisce per sentirsi i nuovi arrivati al fronte mainstream, tipo la trap (per mano di DJ Snake e Dillon Francis) o i Jack Ü di Diplo e Skrillex. La tanto attesa “implosione dell’EDM” non la credevamo possibile in tempi brevi. Ma forse sta arrivando.
Insomma, le cose per l’anno prossimo si configurano piuttosto interessanti. Abbiamo tanti spunti originali che vanno evoluti, i generi storici che vorranno trovarsi il loro spazio vitale tra i suoni del momento e il fronte commerciale che si sta evolvendo in direzioni ancora imprevedibili, tante nicchie che potrebbero esplodere e tanti nomi grossi che avranno voglia di dire la loro in una scacchiera così dinamica. Se il 2013 era stato un anno di passaggio, questo 2014 rischia di rappresentare un trampolino per una potenziale serie di botti che si vedranno nel 2015. Noi resteremo qui a osservare tutto con occhi attenti e tenervi aggiornati col nostro lavoro quotidiano. D’altronde, non dimentichiamolo, il 2014 è stato anche l’anno di #5oundwall, e ora che ci avete raddoppiato l’entusiasmo con la splendida risposta ai nostri festeggiamenti… beh, ci sarà da divertirsi.