Quando in dodici anni pubblichi cinquantanove EP, un album e confezioni una miriade di remix, proponendo sempre lavori di altissima qualità e diventando una icona indiscussa del movimento tech-house internazionale, un calo di prestazioni o una pausa professionale per valorizzare la propria ispirazione artistica potrebbe quasi risultare un passo obbligatorio. Ma non per lui. E allora il Signor G (all’anagrafe Colin McBean), considerato da molti una vera e propria macchina da guerra, torna ancora una volta in scena e questa volta lo fa addirittura con un nuovo album, rilasciato sulla britannica Rekids. Curiosi? “State Of Flux” è composto da undici tracce che si completano a vicenda, un misto tra scariche di energia pura e “grintosa” che contraddistingue il suo stile e assaggi di sonorità alternative più vicine alla musica sperimentale “di oggi”. Una collezione di giri di basso, di accordi e di groove caldi, estremamente crudi e talmente sporchi che, se chiudete gli occhi e usate un po’ d’immaginazione, dovreste riuscire a respirare la polvere poggiatasi nel tempo sulle macchine analogiche utilizzate durante la stesura dell’album.
Tornando con i piedi per terra, concentriamoci unicamente sul sound proposto in questo “State Of Flux”. Vario ma allo stesso tempo equilibrato dove la fa da padrona un’impronta techno seria che ti schiaccia e non ti molla mai – non poteva essere altrimenti visto il background dell’autore, contornato da influenze decisamene funk grezze che rendono tutto ancor di più prelibato. E’ ora di indossare le cuffie nuovamente, si riparte forte con le percussioni di “G Riddem” e la lussureggiante “One Year Later”: l’ascolto è intenso le sonorità iniziano gradualmente a diventare più pressanti, ma noi non ci lasciamo spaventare perché è proprio qui che esce fuori tutta la qualità e genialità del Signor G. In “Pumped Up”, dal tiro deciso e incalzante e dal mood così “raw” (accompagnato perfettamente da una micidiale cassa sporca e malata), e in “Remember This!”, dove il massiccio campione vocale insieme al synth spaziale lascierebbero di stucco chiunque, rappresentano un chiaro esempio di tech-house mai banale e realizzata veramente con gusto.
All’improvviso “State Of Flux” ha una sterzata decisa ed ecco il colpo di scena: il groove si raffredda le sonorità cambiano improvvisamente come per magia per una parte finale che corona in pieno la maestosa ecletticità dell’autore. Le ultime tracce proposte si trasformano in qualcosa di unico e sperimentale, che ricorda vagamente il sound dei Massive Attack. Le nostre orecchie ringraziano e l’ennesimo lavoro eccellente del Signor G continueremo a godercelo in pieno per parecchio tempo. Beh del resto uno con un nome così non può avere altra missione su noi ascoltatori accaniti.