Cambierà qualcosa? Prendi l’etichetta che rivoluzionando il pop in vari decenni ha lanciato i Depeche Mode, Yazoo e Moby, così come ha fatto anche la storia del dark-industrial-elettronica con gruppi come Laibach, Nitzer Ebb, DAF; prendila, e mettila assieme a uno dei nomi da sempre al 100% da circuito dei club e dei grandi festival dance contemporanei, ovvero Chris Liebing. A prima vista, un accostamento strano: si tratta di due mondi che quasi mai hanno comunicato. Cosa ne verrà fuori?
Due cose sono sicure: Chris Liebing di suo è da sempre, come da dichiarazioni esplicite, innamorato perso del catalogo della Mute. I suoi ascolti da ragazzino, prima di diventare dj techno noto al mondo, andavano tantissimo in quella direzione. Dall’altro lato è il capo supremo della Mute, Daniel Miller, ad essere diventato sempre più frequentatore del mondo del clubbing contemporaneo negli ultimi anni, anche come dj (pur menando di brutto, e bene), nonostante i suoi quasi settant’anni. Sì. Quasi settanta. Ma di mente e gusti, è praticamente più giovane di voi, o lo è almeno quanto voi, fidatevi. Un grande.
Per ora questa partnership produce un brano, per Liebing, meno techno e più nebbioso del solito. Nulla di imperdibile, onestamente; ma diciamo che potrebbe fare da warm up interessante per progetti futuri, ovverosia per finalmente un album a regola d’arte per Liebing, qualcosa che non sia solo una collezione di armi-di-danza-di-massa sui dancefloor ma un progetto più evoluto. Liebing non diventerà magari mai Apparat (altro signing recente della Mute), ma ci piace pensare abbia un potenziale inespresso ancora significativo come artista, oltre ad essere una vera garanzia in console. Sarebbe cosa buona anche per “educare” i suoi fan più grossolani, quello che lo seguono solo perché vogliono la cassa che pesta. O è la Mute che per aggiustare i fatturati vuole pescare anche nel milieu della club culture dura, pura e di grana grossa, tanto per fare l’avvocato del diavolo?