In passato ne abbiamo parlato elogiandolo e criticandolo in più di qualche occasione. Nick Curly è fatto così, la sua vita, la sua musica, la sua Cecille ha fatto parlare di sè fin dal primo giorno. Gli esordi li ricordiamo quasi tutti, le sue releases di primissimo livello hanno monopolizzato migliaia di charts e la sua etichetta ha visto alternarsi solo artisti di primo piano come Markus Fix, Ilario Alicante, Ray Okpara. Sembrerebbe tutto troppo bello fino a qui, ma c’è chi non ha mai risparmiato le critiche riguardo tracce inquinate da tanti (forse troppi) samples campionati da librerie conosciute o re-edit molto vicini a pezzi originali (ricordate il VA “Cecille Italy“?).
Il ragazzo introverso e timido di Mannheim non ha mai voluto chiarire la sua posizione attraverso le sue parole. Per spazzare via ogni tipo di lamentela, ha preferito lasciar parlare la sua musica e le sue nuove idee. Ecco perché ora ci ritroviamo nuovamente a discutere del passo più difficile, che raccoglie l’essenza di anni di esperienza in studio: l’album. E’ nato così, “Between The Lines”, un vero crocevia per la carriere professionale del tedesco. Non siamo di fronte alle solite tracce da dancefloor, ma ad un vero e proprio percorso con tredici fermate nel quale non mancano spunti riflessivi interessanti.
Cosa è scaturito nella testa di Nick per rilasciare questo album? Ce lo spiega subito, senza esitazioni nella prima traccia (“Inside My Head”). L’intro scuro e pulsante accompagna una voce impostata che ricorda a tutti la genesi e il concept del viaggio sperimentale. Neanche il tempo di decollare e subito la prima curva (“Eastern Curve”) coinvolgente al primo ascolto con l’immancabile e sapiente elemento percussivo a cogliere il ritmato sfondo dal quale lentamente si aprono sfumature eleganti tra la sincronia di kick e snares e parlato latineggiante. Sulla stessa frequenza prosegue anche “Piano In The dark”. I tipici tratti soulfoul house vengono perfettamente assemblati tra un giro easy di keys e basso lasciando spazio alla soave voce maschile di Worthy Davis, vera poesia per l’orecchio dell’ascoltatore. Lo stesso timbro riapparirà anche in “Underground” risultando un’arma vincente all’interno di un contesto molto più avvolgente e deep. Con “Spinning Plates” non possiamo fare a meno di riconoscere la firma del primo Nick, quello che si è fatto conoscere al mondo con un ritmo incalzante costruito tra melodia sonora e vibrazioni strumentali. E’ chiara la matrice latina/africana della sua musica: le percussioni, infatti, giocano sempre un ruolo fondamentale in ogni sua traccia, lo si intuirà allo stesso modo in “Wrong Hands” con un ampio uso di filtri su synths intervallati dalla precisione di clap/snare nella sua tipica battuta 4/4.
Con “Glass Ceiling” si torna a respirare la via sperimentale proiettati in una dimensione surreale dove quiete e riflessione ne fanno da padrone. Ma è solo il preludio per la seducente linea di “Hairline”, insistente ma forse per questo irresistibile. C’è tempo anche per qualche accenno minimale con “Truth to Be Told” prontamente affievolito da un basso più funky e dall’uso mai nascosto di sintetizzatore e vocal. La vera svolta che riporta in mente la duttilità di Nick, capace di essere cattivo anche nei momenti giusti con l’irruenza della techno (già conosciuta per esempio su Cocoon), è rappresentata da “Between”, una marcia a dir poco frenetica che lascerà qualche strascico anche in “Harlot”, dove l’attore protagonista rimane il solito synth accattivante che perdura per l’intera traccia. Difficile poi non saltare alla traccia numero 10, anche se il titolo ce lo raccomanda (“You Don’t Have To Hopp”). Qui, Nick reimpartisce lezioni della “sua” house, sidechain kick-bassline costruita perfettamente, assoli di drum ed ennesima perla tra vocali glitchati. Nick ci saluta poi con “Wake Me Up” con cinque minuti e trenta di assoluta pacatezza che riporta in mente le prime luci del mattino.
Non partite prevenuti, non pensate già di sapere cosa vi aspetterà, perchè sono sicuro non ci azzeccherete. Lasciatevi trasportare soltanto dal suono, sono certo che poi avrete modo di premere insistentemente il tasto play e repeat.