Sembrano passati decenni, ormai, da quando la giovane Nina Kraviz si destreggeva e risiedeva nei venerdì notte dietro la consolle del Propaganda, rinomato club underground di Mosca, cercando di trasmettere tutta la sua passione e il suo amore verso le sonorità più ricercate del movimento techno-house di Detroit e Chicago e raggiungendo con maestria e caparbietà la vetta tra i dj/producer più attivi e richiesti del momento. Invece tutto ciò è stato ottenuto in brevissimo tempo, grazie alle sue capacità immense nel contagiarti attraverso il suo stile, offuscando perfino quell’affascinante viso d’angelo e un corpo perfetto per un ruolo da modella (che qualche personaggio malizioso riuscì ad attribure come un punto a suo favore per una eventuale esplosione artistica).
Ma quando si parla di Nina Kraviz, le due parole chiave per descriverla sono senza ombra di dubbio “gusto” e “talento”. Già, quel talento che un mostro sacro come Jus Ed riconobbe fin da subito (nel 2009) accogliendola con piacere nella famiglia eclettica di “Underground Quality”. Altre label importanti come le berlinesi Naif e Bpitch Control o la londinese Rekids abbracciarono il suo modo di fare musica con quel gusto (che solo una mente femminile può avere) semplice e passionale ma nello stesso tempo ricco di energia, caratteristica che emerge anche nei suoi dj-set con le sue selezioni sempre impeccabili.
E proprio sulla label inglese Rekids esce sul mercato il suo tanto atteso album di debutto, una raccolta di quattordici tracce dove risalta subito all’occhio, o meglio all’orecchio, la sua voglia di non compiacere per forza il dancefloor, affidandosi alla sua sensualissima voce e ad un anima decisamente deep perfezionata con la collaborazione di Hard Tone e King Aus. Tralasciando l’osannata e tagliente hit personale “Ghetto Kraviz”, abbandoniamoci in questo profondo e intrigante viaggio tra alcuni dei diversi stati d’animo presenti in questa release. Partendo dal battito ossessivo di “ Working” passando tra la marcetta ritmica di “False Attraction” e il mood quasi malinconico dell’elegantissima “Love Or Go”, dove l’affascinate russa riesce ad amalgamare perfettamente le sue dolci note vocali a dei synth puramente disco. Influenze disco-house che ritroviamo anche in “Turn On The Radio”, piccola parentesi di un percorso legato saldamente da delle track deep-house di suprema qualità come “Best Friend”, ”Aus”, “Taxi Talk” e “Choices” e raffinati intermezzi ambient che rendono l’atmosfera unica (“Walking In The Night” , “4 Ben” e “The Needle”). Si arriva al capolinea con “Fire”, in cui Nina si lascia alle spalle ogni schema prestabilito, sfoderando una prestazione vocale immensa cullata su un synth-pad dal sapore trance. Un cantato sofferto, fulcro di ogni emozione che ricorda vagamente la vena artistica di Kate Wax.
E’ impossibile trattenere giudizi positivi quando hai sotto mano un lavoro del genere. Un disco che vi consiglio vivamente e che ha bisogno di un ascolto attento, avendo potenzialità enormi. Un susseguirsi di emozioni che vi cattureranno con estrema facilità, e che rimarrà saldamente impresso agli amanti del genere (come del resto nella mia personale playlist) senza vie di mezzo. Del resto non avete scelta, Nina Kraviz o la si ama o la si odia.