E’ uno di quei festival che non ha squilli di tromba, grandi campagne mediatiche, carovane di persone che ne parlano in tutti i luoghi d’Italia. Eppure, è una delle manifestazioni più interessanti e preziose del nostro territorio. Ha un understatement naturale: anche perché è un festival che nasce in primis dalla passione e dalla competenza, e non si è mai posto troppi problemi “di scala”. Tant’è che quando ha avuto l’impressione che il passo rischiasse di essere più lungo della gamba, ha preferito prendersi edizioni di pausa. Ma nel 2018 NODE Festival c’è, eccome, ed è anzi una delle edizioni più belle di sempre.
Per chi non lo conoscesse: un festival che nasce naturaliter multidisciplinare e cross-mediale e, di conseguenza, un festival che è nel suo DNA l’essere decisamente “immersivo”. Ballare e far festa non è mai stato un obiettivo, vivere e far vivere esperienza uniche sì. Del resto, un ruolo importante in tal senso lo gioca la città che ospita il tutto, Modena: apre il proprio centro storico ed alcuni luoghi-simbolo (la Biblioteca / Galleria Civiva a Palazzo Santa Margherita, all’avanguardia in Italia per usabilità e spazi; il Planetario; la chiesa di San Bartolomeo) al festival, invece di spostarti in periferia. E accoglie sempre con interesse e curiosità quello che il team di NODE ha da offrire.
E fa bene. Perché si tratta di un team, capitanato da Filippo Aldovini (che si è buttato in questa impresa ancora da giovanissimo, dieci anni fa), capace di scelte sempre appropriatissimo, con un senso dell’equilibrio e della ricerca lontano mille miglia sia dalle paraculate che dagli snobismi. Se volete “respirare” l’elettronica più suggestiva, meditativa, avventurosa, emozionale, affidatevi a loro: non sarete delusi. E come bonus avrete un’attenzione particolare a tutti gli aspetti “collaterali” di un festival di musica elettronica che si rispetti: installazioni, attenzione al concept visivo (affidato quest’anno al milanese 2051), laboratori (quest’anno anche uno per bambini, affidato a alla visione artistica, poetica e delicata, di Tomoko Sauvage).
In questa edizione del decennale il nome che spicca è naturalmente quello di Ben Frost, uno che mette sempre l’anima in qualsiasi cosa faccia (e la tua, di anima, te la strappa via in un maremoto di emozioni). Ma un ruolo importantissimo lo gioca la parte italiana: Chevel, Caterina Barbieri, la collaborazione tra Stefano Pilia (Massimo Volume e mille altre cose) e Massimo Pupillo (colonna dei leggendari Zu), una triade di enorme spessore a livello internazionale. Nostri personali highlight nella line up anche il batterista Deantoni Parks (già con Flying Lotus, Run The Jewels, John Cale) e l’ambient evoluta degli americani Visible Cloaks. Ma decisamente da tenere d’occhio anche quello che potrebbe fare la “danza aumentata” di Hiroaki Umeda o il vibrafono non convenzionale di Masayoshi Fujita.
Insomma: se sarete a Modena a partire da domani, 14 settembre, fino al 17 settembre di sicuro non sbagliate. Zero. Anzi: di sicuro andate ad immergervi in mondi musicali, anzi, plurisensoriali che offrono davvero una esperienza intensa, non banale, non già vista & già sentita, ma al tempo stesso non chiusa, altera e snobistica ma sorridente, suggestiva e comunicativa. Qui trovate tutte le informazioni necessarie, qui i biglietti. Fatevi un regalo, andate a visitare NODE Festival.