Di solito, quando vogliamo far riflettere I nostril lettori, usiamo lo Skinner Box. Una rubrica dove la missione e’ quella di uscire dalle quattro mura in cui la club culture, troppo spesso, tende a chiudersi. E’ anche un modo, senza fare nomi, di provare a far capire che alcuni meccanismi dovrebbero cambiare ai fini sia di chi partecipa che di chi organizza.
Mi permetto, però, in questo editoriale di “puntare il dito” a chi deve ringraziare noi (intesi come tutti i magazine), il pubblico e la club culture che hanno contribuito a renderli famosi, celebri e miti di questa strana e assente società di oggi. Ovviamente il mio discorso è riferito solamente in ambito nazionale, Italiano quindi, senza aver la presunzione di parlare a livello europeo ma a quel, a volte provincialismo, che ci assiste o che, per meglio dire, non riusciamo a levarci di torno.
Entrando nel merito della questione i principali fattori di cui vorrei si dibattesse sono: soldi, disponibilità, arroganza, fama, pubblico, organizzazioni, Italia. Soldi, organizzazioni e Italia è un bel trittico che a quanto pare riesce ad andare sempre di più di pari passo: vorrei sapere, infatti, come sia possibile che un artista (parlo sempre di nomi di un certo calibro, dj che riescono a muovere migliaia di persone grazie alla loro presenza) sia, nel nostro “paese dei balocchi” strapagato per una performance di poche ore contate, magari aiutati dal pc e dalle nuove tecnlogie (per fortuna non sempre), soddisfatti in tutte le loro ridicole richieste, scortati anche il piu’ delle volte, e infastiditi se qualche “fan” si avvicini per due chiacchiere o una semplice foto. Tutto cio’ come mai all’estero non esiste? Come mai i dj celebrita’ fuori dai nostri confini non sono ricoperti di denaro? Come mai li si vede tranquillamente divertiti e tra il pubblico? Io penso che sia arrivato il momento di farsi, tutti quanti, un bel esame di coscienza, fermare un attimo il giocattolo e ricominciare da capo, se necessario. Il pubblico, la parte integrante e fondamentale della festa, la voce che osanna o umilia il dj, e’ altrettanto responsabile, c’e’ chi ne e’ consapevole e chi no, come in tutte le cose, ma per una riflessione maggiore esistono appunto i magazine, esiste farsi una cultura o meglio interessarsi a cosa si andra’ a fare o a chi si supportera’. Non pensate solo al nome o a quello che ha fatto in passato, ma aspettatevi sempre qualcosa di sorprendente, di nuovo, di intrigante, facciamogli sudare lo “stipendio” come un qualsiasi altro onesto lavoratore. La disponibilita’ sempre a venir meno, la fama che ha raggiunto livelli da star, l’arroganza parla da se’ e di nuovo I soldi: questo sono i superstar dj’s in Italia.
Sicuramente non si cerca di fare di tutta l’erba un fascio e, lasciatemelo dire, vorrei tanto poter smentire tutto questo in breve tempo ma per come stanno andando le cose vedo la situazione alquanto difficile. Comunque sia “mai dire mai”, la speranza, speriamo, che sia l’ultima a morire.
Spero di aver aperto un buon e costruttivo dibattito dove sia gli addetti ai lavori che non si sentiranno in grado di poter rispondere nel migliore dei modi.