Al giorno d’oggi è difficile trovare nel mondo dell’intrattenimento notturno una persona che sia riuscita a convogliare così tante sfaccettature differenti in una sola mente quanto Norman Nodge. Nato a Lipsia ma cresciuto a Brandeburgo, comincia a farsi notare nella vicina capitale dopo la caduta del Muro organizzando eventi nei quali, come molti dj, muove i suoi primi passi dietro la consolle e dove stringerà forti legami con alcuni mostri sacri della nightlife berlinese quali Marcel Dettmann e Marcel Fengler con cui collabora tuttora come produttore ma anche a e soprattutto come resident del celeberrimo Berghain. Composto ed introverso, Norman tra una gig e l’altra è riuscito a trovare il tempo per laurearsi in legge e mettere su famiglia, cosa che risulta alquanto straordinaria considerato il tipo di vita che un dj è “costretto” ad affrontare. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare qualcosa in più sulle sue origini e su ciò che per lui ha significato la scoperta di un certo tipo di vita, toccando punti salienti della sua carriera e questioni attualissime come il caso della diatriba fra I club tedeschi e la GEMA, l’autorità tedesca legata al Copyright, che in questi mesi sta imponendo ai locali nuove tassazioni che rischiano seriamente di veder sparire un certo tipo di clubbing, quello underground, che ha caratterizzato la terra teutonica in tutti questi anni. Ma lasciamo la parola a lui.
La tua esperienza nel mondo della musica è cominciata nel lontano 1994 quando hai cominciato a promuovere eventi. Quali trasformazioni hai notato nei club negli anni successivi?
Il tutto è diventato più professionale che è allo stesso tempo una cosa buona e una cosa cattiva. Buona perchè si sa sempre cosa aspettarsi nel proprio business e per il fatto di avere a che fare con un pubblico esperto ma dalla mente aperta. Cattiva invece perchè in tutto questo a rimetterci è la spontaneità. Sembra che I proprietari dei locali e I promotori investano più tempo a cercare di non finire nei guai con la legge che per qualunque altra cosa, come per esempio sta accadendo in queste settimane con la GEMA in Germania (per capirci il corrispettivo della nostra SIAE).
Potrebbe sembrare una domanda banale ma qual è la ragione che ti ha esortato nel fare musica?
E’ difficile dirlo. Non c’è stata un’occorrenza iniziale o per lo meno che io mi ricordi. E’ stato più un lento processo di cambiamento partendo dall’ascoltare musica all’acquistare dischi fino al graduale desiderio di suonarli e mixarli insieme, prima a casa e poi di fronte al pubblico. La sua naturale conseguenza è stata di creare la mia musica.
Sei un padre, un avvocato e un dj. Come riesci a conciliare tutti questi diversi aspetti della tua vita?
Bè, fortunatamente le nostre vite sono spesso piene di sussulti. Un sacco di gente ha un posto fisso, una famiglia ed unitamente coltiva hobby o altre passioni. Penso sia piuttosto normale non definire se stessi secondo un solo aspetto della propria vita. E no, non ho una ricetta segreta per tutti quelli che studiano legge e vorrebbero diventare dei dj.
In questi giorni sta avvenendo un dibattito fra la GEMA e lo Staff del Berghain che ha creato una petizione contro il pagamento delle tasse richieste da essa. Qual è la tua posizione come dj e, visto che sei anche avvocato, puoi dirci in anticipo cosa potrebbe succedere se la GEMA non dovesse ritrattare?
Per il momento tutto quello che c’era da dire sulla questione GEMA vs. Berghain è stato detto. Non ho nuovi particolari da aggiungere, certamente chi gestisce un club o un evento dovrà trovare nuovi modi per compensare le grosse spese dovute alla GEMA ma non so dirvi in che modo questo avverrà concretamente. Quello che è ancora peggio ai miei occhi è che tutta l’energia che sta venendo spesa per negoziare e discutere potrebbe essere utilizzare per qualcosa di più utile.
Nella tua biografia possiamo leggere: “Voglio sensibilizzare il pubblico su suoni insoliti, vecchi e nuovi”. Nel tuo lavoro di produttore che strumenti e sintetizzatori utilizzi per ottenere questi particolari suoni tesi a conciliare vecchio e nuovo?
Credo che non sia necessariamente una questione di che tipo di sintetizzatore, strumento o programma usare. E’ più il modo in cui utilizzi ciò che hai a disposizione. Puoi provare a fare delle cover oppure a farsi che il tuo suono sia riconducibile a questo o quell’artista, e non ci sarebbe niente di male in questo ma l’ho sempre visto come qualcosa per cui non valeva la pena lottare. Non ho mai voluto creare, diciamo, un pezzo di House Chicago o di Techno Detroit, ci sono un sacco di ragazzi capaci di farlo meglio di quanto possa io, quindi cerco di fare qualcosa di personale, che sia davvero “mio”. Credo di non essere in grado di descriverlo meglio di così.
Molti anni fa tu e Marcel Dettmann avete dato il via a una collaborazione che ha portato a grandi risultati: all’inizio eri una sorta di “guida” per lui ed ora I tuoi pezzi escono sulla sua etichetta ed entrambi siete diventati resident del Berghain. Possiamo definirla una vera simbiosi in nome dell’amore per la techno?
Detto così sembra un pò troppo di voler volare alti, diciamo che non c’era un piano prestabilito. Il tutto è cresciuto in maniera organica attraverso un periodo piuttosto lungo. Marcel ha sempre avuto ben chiaro ciò che voleva, non credo avesse bisogno di una guida. Abbiamo condiviso un certo gusto musicale, questo è certo e sì, siamo decisamente uniti dall’amore per la techno.
Anche nel ruolo di dj riesci a mantenere una certa compostezza e “aplomb”. Tutto questo riflette una parte della tua personalità? Che ruolo ha l’ordine nella tua vita e nella tua musica?
Grazie, lo prendo come un complimento. E si, credo sia parte della mia natura, non sono particolarmente estroverso ed intrattenitore come altri colleghi e la cosa può essere trovata, ovviamente, piacevole o meno. Ma credimi, l’ordine non è una mia caratteristica primaria. Ovviamente preferisco che ogni parte della mia vita abbia una sorta di “struttura” ma a parte quello va bene così.
Stai al momento lavorando su qualcosa di nuovo?
Non proprio, ma ho in mente di cominciare finalmente a lavorare di nuovo su delle mie tracce personali. E’ passato un sacco da quando il mio ultimo disco è stato rilasciato.
English Version:
Nowdays it is difficult to find in night’s entertainment world someone able to convey so many different facets in just one mind as Norman Nodge. Born in Leipzig but raised in Brandenburg, starts to be noticed in the nearby capital after the fall of the Wall in organizing events where, like many djs, takes his first steps behind the decks and where he built strong ties with some of the actual giants of Berlin’s nightlife like Marcel Dettmann and Marcel Fengler wherewith he works again today as a producer and as resident dj of the celebrated Berghain. Composed and introverted, Norman between the gigs managed to find time for a degree in law and starting a family, which is quite extraordinary given the type of life that a dj is “forced” to deal with. We asked him to tell us something more about his origins and what has meant for him the discovery of a certain kind of lifestyle, focusing on his career highlights and discussing about current issues like the controversy between german clubs and GEMA, which is the teutonic authority related to copyright, that in these months has been imposing to the clubs new local taxations which might seriously risk to make disappear a certain type of underground clubbing that has characterized the Teutonic brand during all these years. But let us leave the word to him.
Your experience in music began in 1994 when you started promoting events. Which transformations have you noticed in clubs since your early days?
Things have become more professional which is good and bad at the same time. Good in the meaning of mostly knowing what expects you businesswise and in the meaning of often having an experienced but open-minded audience. And bad because it goes all on the cost of spontaneousness. It seems that a clubowner and promoter has more efforts to invest into be law-abiding and to not getting in trouble with public authorities or –like momentary in Germany- with organizations like GEMA in these days.
It might sound trivial but what is the reason that urged you into making music?
It’s hard to say. There was no initial occurrence, at least none which I could remember. It was more like a slowly developing process. From listening to music over collecting records to the bit-by-bit-awakening of the wish to play and mix these records first home and then in front of an audience. The next consequence was then to make own music.
You are a father, a lawyer and a dj. How can you conciliate these different aspects of your life?
Well, all of our lifes are fortunately mostly not uneventful and drab. A lot of people have an occupational life, a family and besides hobbies or other engagements. So I think it’s quite normal not only to define oneself by only one side of your life. And no, I have no secret recipe for law students who also want to be a dj.
As for the current debate about GEMA and Berghain staff’s statement (and petition) against the payment of the requested amount, what is your position as a dj? And as a lawyer, can you tell us in advance what might happen if GEMA does not recant?
Actually everything is said in the GEMA debate for the moment. I have no new aspects to add. Certainly those who run clubs or events will have to find ways to compensate for the higher expenses for the GEMA but I can’t say in which way this will happen concretely. What’s even worse in my eyes is that all the energy that now is bound with negotiations and discussions with the GEMA could be used for much more useful purposes.
In your biography we can read: “I want to sensitize dancers on unusual sounds, old and new”; as for your releases and your work as a producer, what instruments and synths do you look for to get these particular sounds between old and new?
I think it does not necessarily matter what kind of synthesizers, instruments or programs you use. It’s more a question of how you use your equipment. You can try to make cover versions or try to sound like this or that artist, what is absolutely fine and allright. But for me that was never worth striving for. I never wanted to make – let’s say a classical Chicago house or Detroit techno track. There are a lot of guys who can do it far better then I could. So I just try to make my own thing, I can’t describe it better.
Many years ago, you and Marcel Dettmann started a close work relationship which led to important results; at the beginning you were a sort of “guide” for him, and now you release your tracks for his label and you are one of the resident djs at Berghain. Can we define it a real union for the love of techno music?
This sounds a bit too high-flown in my ears. There was no masterplan, it all grew over a long timespan organically, if you want to say so. And Marcel has always been clear about what he wanted, he did not need a guide. We shared a similar taste of music, sure. And yes, we’re still united in the love of techno music.
Even in the role of dj you keep your composure and aplomb, does it reflect a side of your personality? What role has order in your life? And in music?
Thanks, I take it as a compliment. And yes, I think it’s part of my nature. I’m not very outgoing and entertaining as other colleagues, you can find it – like everything – better or worse. But believe me, orderliness is not a characteristic quality of me. Of course I like to have a structure in every part of my life to a certain extent but apart from that you should not look to closely.
Are you currently working on something new?
Not really. But I plan to finally start working on own tracks again. It’s been a while since my last 12” was released.
Tradotta e redatta da: Federico Raconi