Ci sono i festival che sono un’esplosione di adrenalina, un grumo di gente che balla entusiasta e compatta, alla ricerca dell’intensità e dell’estasi, ognuno a suo modo; e poi invece ci sono i festival che sono un inno al benessere, alla sostenibilità, alla scoperta delle piccole cose dalle grandi emozioni, da condividere con compagni d’avventura – conosciuti e sconosciuti – che sai che in qualche modo sono come te, sono anche loro in quel momento in cerca di un “altro” ritmo, di un’”altra” calma, di un “altro” cielo terso lastricato di intuizioni preziose. Voi da che parte state?
Non è che un modello escluda l’altro, in realtà. In una nazione come la nostra troppo spesso ancora marcata dal modus operandi à la Guelfi vs. Ghibellini troppo spesso dimentichiamo il gusto della diversità, della coesistenza fruttifera di esperienze profondamente diverse. Qui a Soundwall come ragione sociale parliamo di elettronica da dancefloor, lo sapete: parliamo spessissimo di grande adunate, urla e mani in aria. Ma per arrivare a questo – e attorno a questo – ci sono bagagli culturali preziosissimi da imbarcare. Ecco: un festival come quello creato da NovaraJazz rientra di sicuro in questa categoria. E anche se i suoi ultimi giorni coincidono con un momento importantissimo per ciò che è club culture di alta qualità – lo sbarco di Polifonic a Milano, per giunta nei giorni della Design Week: consigliatissimo – siamo felici di poter segnalare anche qualcosa che accade poche decine di chilometri più a ovest. Qualcosa di radicalmente diverso.
Qualcosa che peraltro inizia ad accadere già da oggi, per giunta con protagonista uno dei nostri producer preferiti, il meraviglioso Bienoise che è stato coinvolto in un progetto speciale commissionato proprio dal festival (e dal benemerito Centro Santa Chiara di Trento) e “cresciuto” durante una residenza di una settimana nella cittadina piemontese. Il vibrafonista trentino Mirko Pedrotti e la bravissima polistrumentista svedese Lisen Rylander Löve incrociano le armi col nostro eroe, in una avventura strumentale senza rete ma con tanta, tanta, tanta cultura e sensibilità. Insomma: siamo eoni di anni luce lontani dal “Vengo, metto la chiavetta, suono i grandi successi e un po’ di filler comodi comodi a far da transizione, e incasso”.
Qui a Soundwall come ragione sociale parliamo di elettronica da dancefloor, lo sapete: parliamo spessissimo di grande adunate, urla e mani in aria. Ma per arrivare a questo – e attorno a questo – ci sono bagagli culturali preziosissimi da imbarcare
Studiatevelo bene, il programma di NovaraJazz. E’ pieno di perle del genere. Non manca l’hype di questi anni in campo jazz, tutto il giro londinese, ma il valore aggiunto è che non ci sono i soliti nomi perché Collocutor e Theon Cross facile non siano arrivati ai vostri radar; non manca il meglio del jazz europeo, pensiamo ad esempio a Peter Evans e Bruno Chevillon, che si misurano con la difficile ma intensa arte del concerto in solo; non mancano le esplosioni d’artigianato piene di fuochi d’artificio e trovate creative, vedi alla voce Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp o i portoghesi L.U.M.E., potenziali sorprese assolute della rassegna.
C’è questo, e poi ci sono incontri, mostre, camminate, pedalate: dal 2 al 12 giugno, Novara e dintorni possono davvero essere “conquistati” da chi ha voglia di “conquistarli”: nulla di aggressivo e bellicoso, vivaddio, e nemmeno nulla in grado di attirare folle oceaniche tipo concerto di Radio Italia in Piazza Duomo o scudetto da festeggiare in piazza. No: quello che vi dovete aspettare è qualcosa di tranquillo, sostenibile, diffuso, gentile, sorridente. Una gemmazione creativa dai toni gentili, insomma, ma non per questo meno intensa e meno curativa per l’anima e le emozioni. Questo è un festival, in fondo: ci sono diversi modi di viverlo e di costruirselo, come dicevamo all’inizio, ma un festival serve a sovvertire, migliorare, implementare la quotidianità: e nel farlo deve creare delle piccole “repubbliche indipendenti temporanee” (che possono essere le agitate e sovversive T.A.Z. del compianto Hakim Bey, così come possono essere qualcosa di più disteso). Novara, da oggi ai prossimi dieci giorni, è pronta a diventarlo. Grazie ad un festival ormai quasi ventennale, ma che continua ad essere vivo, fresco, pulsante, fedele a se stesso.
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