Le liturgie del pop possono essere divertenti – non c’è nulla di male ad abbandonarcisi, a giocarci, a lavorarci. Ma bisogna avere il coraggio di sapersene staccare, quando senti l’esigenza di farlo. Vale lo stesso anche per tutto ciò che è clubbing (a dimostrazione di come il clubbing ormai sempre più adotti i meccanismi del grande pop, almeno fino a prima della pandemia ma – temiamo – anche dopo). Sul pop, Cosmo ha avuto un impatto enorme, fortissimo, arrivando a riempire il Forum partendo dal nulla, dai concerti di fronte a cinquanta persone, e facendolo affinando in modo sempre più personale la sua cifra artistica (è ad oggi l’unico che mescola credibilmente indie e club culture vera, rendendo per giunta questo miscuglio pop senza diluire gli elementi di base). Sul clubbing, Ivreatronic – la crew di cui Cosmo fa parte, e che ha in Foresta, Splendore ed Enea Pascal i membri più fissi e visibili ma che in realtà sa estendersi in maniera reticolare – ha fatto passi importanti, vuoi con le release discografiche, vuoi con dei party “casalinghi” nella propria città assurdi e bellissimi (e rigidamente a numero chiuso), vuoi con alcune sortite in giro a successo sempre più crescente. Tutte dinamiche che sono state radicalmente interrotte e deviate dalla pandemia (Rockit fa una bella cronistoria di cosa è successo). E ora? Ora, apparentemente all’improvviso viene fuori Nuova Sauna Possibile: un trittico di uscite – il primo atto, appaltato a Cosmo, ha visto la luce pochi giorni fa, gli altri seguiranno e potete già fare il pre-order – ma in realtà un progetto complesso, sfaccettato, qualcosa che da un lato è “ambient” ma dall’altro, proprio perché “ambient” è il “porto sicuro” in cui molti artisti elettronici si stanno rifugiando in questa fase di pandemia, ha invece un’anima più complessa e più radicale. Più di rottura: rispetto a se stessi, rispetto alla propria identità, rispetto ai meccanismi che circondano tutti. Il risultato di questa lunga chiacchierata con Cosmo e Splendore non è solo la cronistoria e la descrizione del progetto, ma è anche – e soprattutto? – un’analisi lucidissima su come un cambio di direzione radicale sia non solo solo possibile ma, forse, proprio necessario. Leggetevela bene, questa intervista. E tenetela a mente per i prossimi mesi. Perché se poi davvero le cose riprendono, ma lo fanno per riprendere uguali e poi finire ancora più a schifio, vuol dire che davvero non abbiamo imparato nulla, in questo anno o giù di lì di stop forzato. Sprecando una grandissima occasione.
ANNUNCIO IMPORTANTE! Già prima dello scorso fatidico marzo avevo preso la decisione di aspettare, liberarmi da fretta e…
Pubblicato da Cosmo (musica) su Venerdì 5 marzo 2021
Allora, domanda secca ed inevitabile: Nuova Sauna Possibile è figlia di questa “era pandemica”, senza di essa insomma non sarebbe mai nata, o è un progetto che avevate già in fase di realizzazione di suo?
Cosmo: In realtà il primo materiale pronto, ed era in effetti già pronto per i fatti suoi, era quello di Enrico Ascoli, che è molto amico di Foresta e a Foresta aveva iniziato a mandare varie cose ancora in tempi non sospetti. In realtà io già a metà 2019 avevo iniziato a lavoricchiare attorno alla possibilità di fare un disco ambient. Lì dove la pandemia è stata effettivamente un fattore, è nell’aver deciso di dare vita ad una vera e propria serie organica di realease. Non so se altrimenti l’avremmo fatto. Come la vedi, Mattia?
Splendore: Probabilmente no, non l’avremmo fatto. Anche perché, delle tre release, credo ad esempio che quella di Foresta senza la fase pandemica di mezzo non sarebbe mai nata. Perché la spinta definitiva per lui è stato proprio il lavoro attorno a Radio Indimenticabile: esperienza nata essenzialmente a causa del lockdown. Sì, sicuramente c’era il materiale di Enrico, e anche per quanto riguarda Cosmo se ne parlava da un po’; ma è col terzo tassello che ha avuto improvvisamente senso pensare ad una vera e propria serie specifica.
Cosmo: Per Radio Indimenticabile Foresta ha creato una marea di materiale audio, davvero una marea. Facendone una selezione, due ore complessive di sono finite sul disco che uscirà per la serie Nuova Sauna Possibile.
Ecco, Cosmo, mentre ascoltavo il tuo disco pensavo fin da subito alla prima domanda da farti: hai avuto paura, a farlo? Cioè, mi spiego: l’ambient può essere pericolosamente “facile” da fare…
Cosmo: Ecco, esattamente. E questo è il motivo per cui c’ho messo un po’, a completare questo album. C’è anche molto materiale che ho scartato: avere la lucidità di fare autocritica è stato fondamentale in più di un frangente. Io di ambient ne ascolto parecchia, eh, e proprio per questo ho fatto abbastanza in fretta a rendermi conto che certe cose che avevo creato erano troppo “facili”. C’è un disco che mi ha ispirato tantissimo…
Quale?
Cosmo: “Improvisational Loops” di Terekke, uscito per Music From Memory.
Splendore: Ma dai, io lo uso per fare yoga!
Cosmo: E proprio per questo quel disco è stato fatto?
Splendore: Davvero?
Cosmo: Sì, sì, se vai sulla pagina Bandcamp della release lo spiega.
Splendore: Ma pensa, nemmeno lo sapevo.
Cosmo: Di quel disco mi ha colpito l’essenzialità. Lui rivendica il fatto di averlo costruito solo con un synth digitale, un delay e non mi ricordo cos’altro. Giusto tre cose. Sai, prima ancora di mettermi a lavorare al seguito di “Cosmotronic”, e dopo una pausa piuttosto lunga, mi sono detto “No, un attimo, fermi lì, se devo riprendere a fare musica non voglio mettermi a fare canzoni, ora non mi viene proprio”: ho preso allora un synth, un modulare, ho inziato a giocarci. Proprio come terapia, eh, non con l’intento di fare qualcosa di preciso.
Terapia?
Cosmo: Sì. Perché ero arrivato a sentire lo stress – il classico stress inevitabile che credo che colpisca tutti quando arrivi ad una certa fase della tua carriera tipo la mia. C’è chi sceglie di battere il ferro finché è caldo; io no, mi sono fermato proprio. Intenzionalmente. Poi, va’ a sapere che arrivava dopo pure la pandemia… alla faccia del fermarsi… (risate, NdI)
(continua sotto)
La sosta è diventata più lunga del previsto…
Cosmo: “Fai pure con calma, eh”… (altre risate, NdI) Comunque, già a metà 2019 erano venuti fuori un sacco di pezzi, in questa “modalità terapia”. Però tornandoci sopra mi sono reso conto che sì, più d’uno era veramente banale. C’era però il mood giusto. Quello sì. Ecco, sul mood avevo le idee chiare fin da subito. Non volevo avesse “spigoli”. Né volevo fosse “meccanico”, quindi con un drone unico che lo percorre tutto. Volevo piuttosto qualcosa di magmatico, disordinato, caotico, ma al tempo stesso morbido.
Devo dire che ho trovato questo tuo materiale ambient molto, molto, molto personale. Ti ci “riconosco” proprio. Poi non so se è suggestione, data magari dal fatto che un minimo ci conosciamo anche “dietro le quinte”… Domanda strategica: uno che musicalmente ti conosce solo per il tuo versante più pop e visibile, riesce a ritrovare Cosmo anche in questa release?
Cosmo: Non lo so. Io, di sicuro, mi ci riconosco. Anche per questo non ho voluto usare un alias, come vedi è proprio una release a nome Cosmo. E questo pur avendo molto chiaro quanto nella storia della musica elettronica l’uso di alias sia stato importante anche concettualmente, con l’idea di “distruggere l’ego”, che fra l’altro è una componente che mi affascina parecchio; ma io, forse, sono addirittura oltre questo passaggio. Sono cioè talmente decostruito, come ego, che questo lavoro lo faccio uscire a nome Cosmo semplicemente perché non saprei che altro inventarmi. Chiunque mi abbia seguito con attenzione nell’ultimo periodo e chiunque abbia seguito Radio indimenticabile credo che non sia per nulla sorpreso da questa mia traiettoria; ma sono perfettamente consapevole che questa fascia di ascoltatori ed appassionati è solo una porzione molto esigua di chi mi conosce. Però devo dire che le persone e gli ascoltatori con cui c’è un legame più stretto, e tu sei fra questi quindi fai un po’ da ennesima conferma, mi ha detto immediatamente che in questo lavoro sì, mi “riconosce”.
(continua sotto)
Tra l’altro, per ora si parla di trittico di uscite, appunto Cosmo, Foresta e poi Enrico Ascoli, ma da questo trittico su Splendore sei fuori: come mai?
Splendore: Io di ambient nell’ultimo anno ne ho prodotta tanta, per Radio Indimenticabile: due “stagioni”, chiamiamole così. Mi rivedo molto in quello che ha detto Cosmo e sì, ovviamente già nel 2019 mi aveva fatto sentire le sue prime cose ambient. Ma questo mi ricollega al fatto che poco dopo quegli ascolti ero partito per Londra, per trovarmi con Stefano Ritteri: e proprio confrontandomi con lui consideravamo che buttarsi sull’ambient è per certi versi la cosa più rischiosa, perché in questo momento è quello che stanno facendo un po’ tutti quando cercano di darsi un tono. Visto che è anche la più facile. Butti giù dei pad, dei riverberoni, dei delay e voilà, hai portato il risultato a casa. Ma in realtà la questione, se vuoi affrontarla bene, è molto più complicata. Sai qual è il vero punto quando ti metti a fare ambient?
Quale?
Splendore: Trovare un concetto. Può essere un concetto tecnico, ovvero scegliere solo di usare determinati strumenti o determinate soluzioni, può essere invece un concetto filosofico, di “pensiero”. Sia quel che sia, devi scegliere delle posizioni forti da cui partire. Il segreto sta lì. E io a tutto questo ancora non ci sono arrivato. Ho cinque, sei pezzi già pronti, ma nessuno mi soddisfa ancora appieno. Devo trovare il concetto giusto su cui “poggiare” tutto, e la ricerca è ancora in atto. L’ambient mi piace molto ascoltarla, mi piace anche molto anche suonarla, costruirci pure sopra dei podcast, e per ora il mio contributo è solo questo.
Cosmo: Sei un dj ambient, insomma… (risate, NdI)
Che poi, Splendore, la tua release poco tempo fa – molto, molto interessante e con una cura dei particolari veramente strepitosa, oltre che una qualità sonora di qualità assoluta – era comunque molto “pop”, ovviamente nell’accezione più nobile e ricercata del termine e del genere musicale. Un disco a metà tra pop e dance “prismatica”, quasi una tua via personale alla PC music in certi passaggi, ma comunque qualcosa di molto distante dall’ambient. Sai, se uno fa elettronica da club o giù di lì l’ambient è una realtà abbastanza “cugina” in cui è più facile finire di tanto in tanto, ma se parti dal pop il gap è in teoria molto più lungo.
(continua sotto)
Cosmo: Mi intrometto, ma: non lo so, sai? Perché io nell’EP di Splendore ho sentito un sacco di cose che, basta estenderle un attimo, e rientrano a perfezione nel mondo ambient.
Splendore: Secondo me c’è un pezzo… “Summer Dreams” eccetera eccetera… sai, manco mi ricordo i titoli, quell’EP l’ho sentito talmente tante per cause di forza maggiore che paradossalmente mi imbarazzo a parlarne…
“Summer Dreams, Autumn Tears”.
Splendore: Esatto! Dicevo, in quel pezzo c’è una parte finale che è molto ambient dub, per dire. E’ un EP che si basa in effetti anche sull’idea, voluta, di essere pieno di cose in alcune parti, con cento cose diverse condensate in dieci secondi, a cui però alternare improvvisi momenti di “respiro”, dove dilatare le cose all’improvviso. Ad ogni modo per fare un vero e proprio disco ambient voglio prima inventarmi un moniker stupido, a proposito di “concetto“. E ancora non ce l’ho.
A proposito di dare nome alle cose, “Nuova Sauna Possibile” come nasce?
Cosmo: Dai nostri soliti brainstorming che hanno sempre questa componente un po’ mistica e un po’ demenziale assieme.
Splendore: Sì, è la nostra cifra, quella che ci accompagna. Dalle serate nei club a questa sortita ambient, passando che ne so per il carro fatto per il Pride a Milano: è sempre con noi. Ci contraddistingue.
Cosmo: “Sauna” nasce scherzando con Foresta proprio sulle parti ambient di Radio indimenticabile proposte da Splendore, “Ehi, questa è musica proprio da sauna… Sauna Sound…” (risate, NdI)
Splendore: E poi volendo è anche un rimando a tutto il mondo di Tropicantesimo.
Cosmo: Ma senti, faccio io una domanda a te: come suona allora questa nostra scelta per il nome, vista “da fuori”?
Mah, a me fa quasi da versione “lounge” ed un po’ autoironica di “Tabula Rasa Elettrificata”… (risate, NdI)
Cosmo: Esatto, quelle robe che ci tengono tanto a sembrare iconiche! Senza magari esserlo davvero…
A proposito di iconico: il disco di Foresta, nella trilogia di Nuova Sauna Possibile, per certi versi lo è davvero, nel senso che accumula veramente un sacco di “icone sonore”. Però lo fa in modo davvero urticante e destrutturato.
(l’artwork interno del disco di Foresta per Nuova Sauna Possibile; continua sotto)
Cosmo: E’ un delirio, quel disco.
Come esperienza sonora, mi ha ricordato i live degli Autechre: quella roba che all’inizio ti dici “Madonna che due coglioni, che caos, io non so se resisto…” ma poi appena in qualche maniera “entri nel flusso” diventa tutto molto affascinante ed ammaliante. Ma voi, quando avete sentito per la prima volta il suo disco, cosa avete pensato?
Splendore: La prima volta che ho sentito “Paesaggi” ho mandato un messaggio a Foresta con su scritto “Questa è la cosa più figa che sia mai uscita da Ivreatronic”. Io sono un grandissimo fan di questo suo album. Anche perché, tra l’altro, secondo me lo rappresenta proprio a perfezione: se infatti chiudo gli occhi e penso a lui o me lo immagino in bicicletta, o me lo immagino davanti al computer che sta tagliuzzando gli audio più assurdi estrapolati da cose incredibilmente sotterranee o anche da conferenze on line bislacche. Ecco: Foresta è un eccezionale archeologo della cultura italiana “dimenticata”, ripescata dagli anfratti più improbabili di YouTube. Per certi versi, lui è proprio il più pop di tutti noi: perché riutilizza detriti del pop.
Il pop più assurdo e sotterraneo, però.
Splendore: Sì, e di epoche musicali diverse, che si intrecciano tra l’altro fra di loro. Questa cosa è fantastica, personalmente mi fa impazzire; ma sì, “entrarci” dentro è un po’ complesso, non è così immediato, vero. Noi stessi ci abbiamo messo un po’, andando avanti settimana dopo settimana con la radio. Sintonizzarci sul suo “viaggio” sonoro e concettuale è stato un processo da acquisire anche per noi.
Proprio in una fase storica piena di limitazioni, espandersi artisticamente diventa una cosa bellissima e doverosa da fare
Cosmo: Sai, quando c’è stata la cosa della radio erano giorni in cui comunque l’emotività di tutti stava sul filo del rasoio, davvero. A me è capitato più volte di piangere, ascoltando quello che stavano mettendo gli altri, giusto per dirti. E’ una cosa di cui ti rendi conto solo dopo ma sì, vero, eravamo tutti sotto choc. Ci ritrovavamo in una situazione inedita, e drammatica, E per “tutti” intendo non solo noi Ivreatronic o le persone vicine a noi, ma proprio tutta l’umanità. Radio Indimenticabile, a modo suo, offriva coi contributi di Foresta un’esperienza davvero molto intensa, che andava a scavare anche in una specie di “inconscio collettivo”. Sentivi un discorso di Pasolini, e poi partiva Gigi D’Agostino; o c’erano frammenti di film; o audio di conferenze di filosofia; o frammenti di vecchie pubblicità; o semplicemente dischi assurdi. Tutto questo a formare un imponente corpo di materia sonora che sì, fin dall’inizio ci siamo chiesti come far “vivere” ancora, come far circolare anche dopo la messa in onda su Radio Indimenticabile. Per un po’ si era parlato anche di far uscire tutto in una serie solo su cassetta, alla fine abbiamo optato per il vinile. Questo chiaramente ha imposto dei limiti di durata e, quindi, forti tagli sul materiale: in “Paesaggi” abbiamo tendenzialmente tolto tutta la parte più “leggera”, di intrattenimento, tutta la parte più legata al dancefloor. Il risultato finale è stato un cut up incredibile, sono rimasto stregato fin dal primo ascolto. Sai cosa? Ascoltare “Paesaggi” è come fare zapping, sì, ma con i canali che cambiano andando in dissolvenza uno con l’altro – l’effetto è un po’ questo. Una dissolvenza lenta, ecco. Dove ogni tanto i canali addirittura è come se si sovrapponessero. Il risultato finale era ed è estremamente denso ma anche, in una strana maniera, rilassante. Hai ragione: è un tipo di ascolto che può ricordare quello che ti devi concedere quanto affronti gli Autechre, un ascolto “di attenzione”, non “di intrattenimento”. Un ascolto dove i piccoli dettagli sono il fulcro di tutto, e tu devi inseguirli con la mente, non col corpo. Ma il risultato è finale è che, in qualche modo, ti “lasci andare”, ti rilassi.
Splendore: Da un lato è qualcosa di molto cerebrale, intellettualistico, plunderphonics proprio; ma lo puoi fruire come se fosse “Blob” su Rai Tre, ecco, non so se rendo l’idea. Devi immergerti. E se ti ci immergi, ti diverti.
In effetti anche per me inizialmente sembrava prevalere il fastidio. Poi, quando mi sono in qualche modo “sincronizzato”, è stato un ascolto effettivamente potente, affascinante.
Cosmo: Io non oso immaginare cosa possa essere ascoltare “Paesaggi” sotto acido o funghetti… Deve essere qualcosa di pazzesco…
Beh, anche la release che uscirà di Enrico Ascoli non è male, in quanto a psichedelia.
Cosmo: Enrico è un sound designer, fa colonne sonore, installazioni, esperimenti strani. E come ti dicevo è molto amico di Foresta. Anzi, loro due anni fa avevano anche un duo: i Brindisi Paradiso. Che già dal nome ti fai un’idea…
Splendore: Roba uscita ancora più di dieci anni fa, mi sa.
Cosmo: Ma recentemente è riemerso su Spotify.
Splendore: Ah sì, assolutamente. Il titolo della release è “Unexpected Tucano”.
(continua sotto)
Cosmo: Ti rendi conto che titolo? (risate, NdI) Comunque, un po’ di tempo fa Foresta ci dice “Sentite, Ascoli ha fatto dei pezzi, vi va di sentirli?”: siamo rimasti tutti colpitissimi. E’ un disco di enorme valore artistico. Insomma, tra il suo e quello di Foresta avevamo in mano due uscite eccezionali. E poi c’era il mio.
Splendore: …che è il più figo di tutti, dillo! (risate, NdI)
Cosmo: Sì, sì, certo, come no… Comunque quello che ha fatto Enrico Ascoli è fantastico, è field recording processato da un linguaggio software come Max, con lui che si è costruito da solo delle patch.
Splendore: Ecco, questo è un esempio perfetto di “idea”, di “concetto”, ciò che dà realmente valore ad un disco ambient.
A me piace molto il fatto che siano tre dischi molto diversi fra di loro, sia per piglio che per sonorità.
Cosmo: Ma infatti Nuova Sauna Possibile non vuole essere una “serie ambient”, forse è più corretto definirla “serie di esperimenti”. E’ tra l’altro perfettamente funzionale alla nostra esplicita intenzione di tenerci più strade aperte davanti.
Ma a proposito di “tenersi le strade aperte davanti”, non c’è il rischio di esagerare? E intendo: Nuova Sauna Possibile è una rottura abbastanza forte rispetto all’immagine di Ivreatronic che avete costruito in questi anni, quello di agguerrito collettivo per musica da dancefloor non convenzionale. Sì, è sempre bello far vedere di avere un ventaglio espressivo molto più vasto del previsto, ma può anche essere un’arma a doppio taglio: può creare confusione, e rovinare il lavoro precedente di costruzione di una identità.
Splendore: Se ci pensi, prima di Nuova Sauna Possibile già era uscito il mio disco. Già quella è stata una rottura rispetto all’idea di etichetta solo da dancefloor.
Hai ragione.
Cosmo: Figuriamoci dopo che sarà uscito questo trittico qui… (risate, NdI)
Splendore: Nessuno ci capirà più nulla! Avremo definitivamente confuso le idee a tutti. Perfetto.
Ah: è intenzionale!
Splendore: Abbiamo sempre pensato – e anche detto – che non avremmo tenuto Ivreatronic chiuso in una unica “scatola”, quella del clubbing. Ad esempio vedi Avanguardia Indimenticabile, che è una declinazione molto più sperimentale (e che al momento abbiamo tenuto più legata geograficamente ai dintorni di Ivrea). Lì le cose erano sperimentali davvero. Che so, quando per dire abbiamo fatto suonare Bitch Volley con un gruppo di percussionisti immigrati della zona. Anche in questa caso ci piacerebbe trovare uno sviluppo discografico dell’esperienza. E questo nonostante si tratti di cose border line, semi-improvvisate, molto “senza rete”. Fa parte del nostro DNA, tutto questo. Ma credo che anche per quanto riguardi il clubbing più propriamente detto, abbiamo spessissimo fatto delle scelte non esattamente canoniche.
(continua sotto)
Cosmo: Ci sta che le cose che più hanno rapito l’attenzione, all’esterno, siano state quelle più canoniche. E’ normale. Ma credo che anche in quel caso le nostre sfumature come dj fossero un minimo particolari, dai. Però ecco, proprio parlando con Splendore ci siamo detti che probabilmente il nostro meglio lo tiravamo fuori soprattutto nelle esperienze meno canoniche, meno standardizzate; e l’avvento della pandemia non ha fatto che accelerare questa attrazione verso venue e situazioni alternative. Insomma: i semi di questa spinta alla “decostruzione” c’erano già, e hanno pure trovato le condizioni giuste per germogliare ancora di più. Credo che aprile dell’anno scorso, il picco del primo duro lockdown, sia stato molto uno spartiacque, è stato ciopè davvero un momento cruciale: ci ha fatto scoperchiare un sacco di cose, un sacco di spinte ed energie che prima erano seminascoste, perché eravamo troppo occupati a seguire il flusso che ci portava a suonare parecchio in contesti tradizionali, dove c’era anche una retribuzione di mezzo e tutta una serie di dinamiche standard. Questo ci ha portati anche ad esibirci in luoghi dove la gente non ci capiva del tutto (…e questo pure quando non è che facessimo nulla di strano o avanguardistico). Una riflessione su tutto ciò era già in atto. E ora, sono molto contento di tutto quanto sta succedendo. Al momento ti dico che facilmente in futuro saremo molto meno produttivi e presenti, come party da club “tradizionali”; la nostra identità è in mutamento. Splendore si è dedicato a fare dei notevolissimi montaggi video, io come dj sto prendendo una direzione sempre più “fricchettona”, con set meno rigidamente coerenti e parecchio più liberi nelle scelte, Foresta di suo è sempre stato parecchio “mistico”, anche Enea Pascal è diciamo in una fase di ricerca. Guarda, ti faccio un esempio molto concreto.
Vai.
Cosmo: I volumi. Non sentiamo più l’esigenza di avere i volumi sempre a cannone, al massimo. E sai perché? Perché ora siamo più sicuri. Più sicuri in noi stessi. All’inizio, quando provi a rimescolare le carte in questo modo, hai sempre paura che sarà un disastro, che stai facendo la cosa sbagliata. Poi lo fai, la situazione regge, anzi, è bella, tiri un sospiro di sollievo e ti dici “Ecco, vedi che le cose si possono fare anche in altra maniera?”. Una maniera più rilassata. Prima, ogni volta sembrava quasi di andare a fare una guerra, affrontando una serata. Infatti Foresta si lamentava sempre…
Splendore: Io infatti mi auguro – ma nell’augurarmelo sono davvero convinto che succederà sul serio – che da questa situazione verrà fuori un modo diverso di fruire la musica e il clubbing. Più sensibilità, meno pista. Non che noi si sia stati dei dj che cercavano per forza sempre e comunque la pista, ma davvero negli ultimi tempi le cose sono cambiate, c’è stato un…
Cosmo: Infricchettonimento.
Da questa situazione verrà fuori un modo diverso di fruire la musica e il clubbing: più sensibilità, meno pista
Mi viene da pensare all’”horizontal dancing” che ad un certo punto era una chicca per intenditori, negli anni ’90…
Cosmo: Ho comprato da poco un disco bellissimo, la raccolta “Virtual Dreams” uscita su Music From Memory. Sto ascoltando un sacco di cose così, ultimamente. Questo perché vermaente mi sto immaginando un dancefloor più empatico, più “musicale”, meno ossessionato dall’adrenalina e dalla “pompa”.
(continua sotto)
Splendore: Dopo la serata a Buka, e parliamo di gennaio 2020, abbiamo fatto solo cose molto più piccole, atipiche, in mezzo ai boschi, lunghe dodici ore…
Cosmo: Ovviamente abbiamo aspettato di poterle fare. Ma quando c’è stata la possibilità di riprendere a fare le cose, quest’estate, è stato solo per creare queste situazioni molto atipiche attorno ad Ivrea. Per prepararmi ad esse, avevo creato una cartella intitolata “Nuovo Inizio”, con appunto un po’ di musica particolare rispetto alle solite cose da dancefloor. Era una sottocartella. Ci credi che ora ormai uso solamente quella?
Ci credo.
Cosmo: E poi, vogliamo parlare dell’autismo che c’è ormai in molto pop, oggi?
Ah beh, anche se non di più nell’elettronica.
Cosmo: Vero. Per dirti, vedere le solite “regine” della techno fare le loro cose e suonare uguale a come suonavano quando c’era un mondo completamente diverso, quello pre-pandemico, davvero ti faceva dire “Mah, boh…”.
Splendore: Già. Del tipo, “Ma no dai, non può essere vero”. Tutti quei dj chiusi in casa, ma martellavano come se avessero davanti diecimila persone. Ecco: quando fai così, hai deciso di limitarti.
Cosmo: Limitarti artisticamente. Perché di quello stiamo parlando, non è certamente un giudizio sulla persona.
Splendore: Quando invece bisognerebbe capire che proprio in una fase storica piena di limitazioni, espandersi artisticamente diventa una cosa bellissima e doverosa da fare.
Immagine di copertina: l’artwork interno del disco di Enrico Ascoli per Nuova Sauna Possibile, a cura di Donato Sansone