Sarà per il fatto che è nato in Giappone, cresciuto ad Oxford e da poco è residente a Berlino, ma da quando TJ Hertz ha pubbicato il suo primo white label come “Objekt” tutto il mondo dell’elettronica ha iniziato a chiedersi chi fosse questo produttore che cavalca l’innovazione sperimentando sul sottile filo che divide la techno dalla dubstep. Fortemente influenzato da Warp e dalla techno UK di metà anni ’90, Objekt è riuscito a fondere il suo background con le suggestioni bass/dubstep contemporanee provenienti d’oltremanica, attirando immediatamente su di sè le attenzioni d’artisti del rango di Radiohead, Pearson Sound, Ben Ufo, Peverelist, Blawan e SBTRKT. Nonostante sia un personaggio alquanto restio a concedere interviste dimostra d’esser uno di quegli artisti che ogni appassionato del settore vorrebbe intervistare. Come mai? Leggete sotto…
Sei nato a Tokyo, cresciuto in Inghilterra via Belgio e da qualche anno hai base a Berlino. Hai un primo nome inglese, un secondo nome spagnolo ed il tuo cognome suona tipicamente nord europeo. A quali di queste culture ti senti d’appartenere e questo mix d’esperienze ha giocato un ruolo importante nel tuo background musicale?
Penso inglese visto che la mia formazione è avvenuta lì, dove ho vissuto per 11 anni. Provo comunque chiaramente un certo distacco dovuto a tutta questa situazione di caos che ho vissuto nel corso degli anni. E’ bello esser in grado d’apprezzare certe qualità con un certo distacco. Se la cosa ha influenzato il mio sviluppo artistico? Probabilmente, anche a causa delle persone che ho incontrato, ma non necessariamente in maniere ovvie. Durante la mia crescita, non son mai stato fortemente influenzato da alcun movimento musicale, son riuscito in qualche modo anche ad evitare giusto per un pelo la Britpop Wave (il che può solo che esser una buona cosa).
Il tuo profilo artistico è tanto conciso quanto consistente: poche uscite ma molto “sagge” e tutte di alto profilo, dai primi 2 white labels che t’han lanciato, all’uscita sull’avanguardistica Hessle Audio, ai remix per i Radiohead e per SBTRKT. Sembri esser una ragazzo molto coscienzioso per la tuà età. Personalmente, son rimasto alquanto impressionato dal sapere che da quando la tua carriera è decollata non hai mai nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di lasciare il tuo lavoro diurno, qualcosa che la stragrande maggioranza dei tuoi colleghi avrebbe probabilmente fatto immediatamente. Come mai?
Ci son principalmente 3 ragioni. Primo, mi piace il mio lavoro. Secondo, mi paga i conti, il che mi libera da ogni forma di compromissione artistica, permettendomi di far solo la musica che voglio e suonare solo alle serate che voglio senza che ciò mi faccia far la fame. Terzo, occasionalmente, non aver voglia d’andar in ufficio è veramente niente rispetto alla tremenda paura e mancanza di fiducia in sè stessi che s’affronta spesso nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi artistici. Trovare un equilibrio non è sempre facile. Lavoro 3 o 4 giorni alla settimana e suono all’estero almeno 2 week end al mese (di solito dal venerdì alla domenica), il che mi lascia quasi senza tempo per scrivere musica per non parlare del tempo libero.
Quindi, che ci dici del tuo lavoro diurno a Native Instruments?
Faccio algoritmi audio per software dediti alla produzione di musica. Ufficialmente sono un “DSP Developer”, che fondamentalmente significa che son un gran geek, ma son già in pace con ciò. Dal punto di vista del lavoro, è un’amalgama d’ingegneria elettronica, C++, eleborazione del segnale e matematica applicata, per esempio, ho creato varie emulazioni digitali di equipaggiamenti analogici da studio (filtri, saturazione cassetta, etc), sviluppato tecnologia inerente il timecode di Traktor e lavorato su modelli di campionatori vintage per Maschine. Ed ho anche realizzato nuovi synths ed effetti.
Questo lavoro e il tuo impegno come produttore e dj son il qualche modo collegati. Hai altre passioni o hobby totalmente dissociati dalla tua relazione con la musica?
Nessuno cosi appassionato come la musica. Mi piace leggere e cucinare ma li faccio entrambi molto meno di quello che vorrei.
Facciamo ora un passo indietro. Come sei entrato in contatto con il fenomeno elettronica e quali sono le tue radici?
Non è una storia molto interessante. I dieci anni prima del 2006 li ho passati esclusivamente in bands, con varianti (ma mai ispiranti) gradi di successo. Ad un certo punto ho iniziato ad esser veramente stanco di sgobbare costantemente per un circuito di locali che alla fine dei conti eran tutti un cesso, cosa oltre tutto resa ancora più pesante dal fatto che nella maggior parte dei casi ero io il batterista della band. Finalmente, la mia ultima band si dissolse come una bolla d’aria. Credo fossi già negli standard Warp in quel momento – Aphex Twin, Squarepusher, Venetian Snares, hai presente? – seppur al tempo avessi identificato la club music con l’idea di Top 40 Trance, ciò sostanzialmente perchè era quello a cui ero stato principalmente esposto fino a quel momento. Ma questo avveniva ancora al proverbiale tempo in cui i ragazzini si vendevano le chitarre per comprarsi i giradischi ed effettivamente, fu proprio quello il periodo dell’avvento del clubbing tra i miei amici e della scoperta personale che MTV Dance m’aveva miseramente ingannato e che c’era effettivamente molto più di Chicane e rullate di snare di 909 (sia chiaro, le rullate di 909 restan tuttora alquanto fighe). Comunque, son entrato in contatto con la techno principalmente grazie a Surgeon e i British Murder Boys, sebbene debba ammettere qualche rapide e sporadiche (per fortuna) incursione in un paio di campi imbarazzanti (di cui la fidget house, anno 2006, fu una di quelli). Mi piacciono anche altre cose naturalmente ma non credo fosse quella la domanda.
Stai diventando molto familiare con la nostra cultura, hai già suonato a Milano, Napoli, Venezia e Riccione. Qual’è la tua impressione sul nostro paese/scena? C’è qualcosa che hai trovato particolarmente sorprendente?
Mi sembra che la dance italiana “underground” si sia prevalentemente focalizzata sulla tech house e minimal techno fino a molto recentemente, ma è comunque qualcosa già in divenire… gradualmente il pubblico sembra inizi ad esser più recettivo nei confronti dei djs che esulano dal modello ritmico dei 4/4.
Ultimamente, molti produttori inglesi emergenti stanno spingendo le barriere della techno verso nuovi orizzonti, rivisitando vecchi modelli in chiave moderna. Da Blawan e Pariah, con il loro progetto Karenn, a Shifted, AnD, Tessela, Truss… Stiamo affrontando la resurrezione della UK techno?
Si, penso di si, sebbene non sia qualcosa di ristretto all’Inghilterra. Son curioso di vedere dove arriverà questo fenomeno perchè il potenziale per crescere molto velocemente al genere non manca, ma ci son anche talmente tanti produttori innovativi e genuini che la cosa potrebbe prendere un interessante nuova direzione se la gente fosse abbastanza aperta mentalmente. E’ altrettanto interessante la techno dura confluire nella moda sfociando nella stessa scena come molti altri fenomeni più emulativi se non addirittura pop. da quando il tipo di techno anni ’90 da cui la maggior parte di questa nuova ondata trae ispirazione è un tipo di techno prevalentemente loopy, molto austera e non completamente assimilabile a qualsiasi altra techno austera e loopy.
Berlino di questi tempi è la cosidetta capitale della techno. Quando ti ci sei trasferito, la scena musicale ha rispettato le tue aspettative? Io son stato a Berlino diverse volte eppure non ho trovato ne Derrick May che suonava in un supermercato ne tanto meno Anthony Shakir che dava letture nel mezzo di un Agorà. Scherzi a parte, vivere a Berlino è veramente cosi importante per chi vuole avvicinarsi alla musica elettronica?
E’ un’annosa questione quella riguardante il bisogno di viver a Berlino per chi voglia fare musica che con una cassa. Come produttore e dj, il mio coinvolgimento nella scena di Berlino era praticamente zero fino a non molti mesi dopo che il mio primo disco uscisse (son tutto tranne che uno predisposto al networking). Ho incontrato un’incredibile quantità di gente interessante da quel momento ed è fantastico esser cosi in prossimità con persone coinvolte nella stessa scena musicale internazionale. Ma in fin dei conti, è un qualcosa che puoi provare anche a Londra, la vera differenza è la facilità ed il costo della vita.
A che stai lavorando ultimamente? Stai per pubblicare nuova musica? Qualche nuovo progetto?
Sto lavorando a del nuovo materiale ma è un processo molto lento, parzialmente dovuto alla mancanza di tempo e parzialmente al fatto che i miei metodi di lavoro sono grottescamente inefficienti. Non mi piace pianificare alcuna specifica uscita o collaborazione con etichetta finchè non ho composto abbastanza materiale da considerarlo in un contesto.
L’ultima domanda è al di fuori del discorso musica. E’ un momento duro, la situazione economica mondiale sta letteralmente uccidendo migliaia di persone ogni giorno. A tuo parere, cosa sarebbe necessario fare in un cosi triste periodo storico?
Non so, è dura rispondere. Qualsiasi cosa potrei dire mi farebbe solo che sentire un grande hippy e credo che non ne ci sia decisamente ulteriore bisogno. Banchieri responsabili! Politici nobili! Orsi polari più resistenti! Perchè cazzo non possiam semplicemente andar tutti d’accordo?
English Version:
It may be due to the fact that he’s born in Japan, bred in Oxford and he’s now based in Berlin if since when TJ Hertz has released his first while label as “Objekt” the whole electronic music industry has started wondering who this producer riding innovation experimenting on the thin border dividing techno and dubstep was. Influenced by Warp and UK’S mid 90’s techno, Objekt has mixed up his background with contemporary bass and dubstep suggestions, grabbing fastly attention from artists such as Radiohead, Pearson Sound, Ben Ufo, Peverelist, Blawan and SBTRKT. It’s a true shame that he’s unwilling to release interviews as he sounds to be exactly the kind of artist every music passionate would like to interview. How come? Just read below…
You were born in Tokyo, grew up in the UK via Belgium and have now been based in Berlin for a few years. You have an English first name, a Spanish middle name and your last name sounds northern European. To which of these cultures you feel you belong more and did this mix of experiences have a relevant impact on your musical background?
I guess British; I spent 11 quite formative years in England. There´s certainly a detachment though that comes from not having all of my eggs in one basket. It´s nice being able to appreciate certain qualities from a distance. Did it affect my musical upbringing? Probably, through the people I met, but not necessarily in obvious ways. I was never really swept away by any strongly localised musical movements while I was growing up; I somehow even narrowly missed the Britpop wave (which can only be a good thing).
Your artistic profile is as concise as it is consistent: few but “wise” releases, and all quite high profile, from the first two white labels which launched you, to your release on the forward thinking Hessle Audio imprint, to your remixes for Radiohead and SBTRKT. You seem to be a pretty thoughtful guy considering your age; I was pretty impressed to know that since your career took off you never considered dropping your day job – something which most of your peers would have done immediately. How come?
There are three main reasons. First: I enjoy my job. Second: It pays my bills, which frees me from making artistic compromises as I can make whatever music I want and play whatever gigs I want without starving. Third: Occasionally not feeling like going to the office is really nothing compared to the crushing dread and self-doubt of failing artistic endeavours. The balance definitely isn´t always easy – I work three or four days a week and play abroad at least two weekends a month (usually Friday-Sunday), which leaves almost no time to write any music and even less time off.
So, what about the day job at Native Instruments?
I make audio algorithms for music production software. Officially I´m a “DSP Developer”, which basically means I´m a massive geek, but I´m at peace with that. Job-wise it´s an amalgamation of electronic engineering, C++, signal processing and applied maths; for example, I´ve created various digital emulations of analog studio equipment (e.g. filters, tape saturation, etc), developed the technology behind Traktor´s timecode, and worked on the vintage sampler models in Maschine, as well as designing and building new synths and effects.
This job and your production and DJ career, like it or not, are in some way related. So I was wondering, do you have any passions/hobbies which lie totally outside of your relationship with music?
None as passionate as music. I like reading and cooking but do less of both than I would like.
Let’s now take a step back. How did you got in touch with the electronic music phenomenon and what are your musical roots?
It´s not a very interesting story. My life for five or ten years leading up to around 2005 or 2006 was mostly spent playing in bands, with varying (but never very inspiring) degrees of success. By the end of it I was thoroughly sick of the constant grind of toilet circuit gigging, made no easier by in most cases being the drummer. Eventually my last band fizzled out. I think I was already into the standard Warp stuff by this point – Aphex Twin, Squarepusher, Venetian Snares, you know – but had effectively written off the entirety of “club” music with the assumption that it all sounded like Top 40 trance, which is all I´d been exposed to. But this was around the time when the proverbial kids were selling their guitars to buy turntables, so it coincided with my friends getting into clubbing and me realising that MTV Dance had failed me miserably and that dance music was actually about more than just Chicane and 909 snare rolls (909 snare rolls are pretty cool though). Anyway, I got into techno, largely thanks to Surgeon and British Murder Boys, though I ought to admit to various – thankfully quite brief – initial forays down a couple of embarrassing roads (fidget house circa 2006 being one of them) before eventually finding my feet. I like other stuff of course but I guess that wasn´t your question.
You’re becoming increasingly familiar with our culture, having already played in Milan, Venice, Naples and Riccione. What’s your take on our country/scene? Is there anything you found particularly surprising?
It seems that the Italian dance music “underground” has been very focused on tech house and minimal techno up until quite recently, but that things are starting to change… gradually the crowds seem to be becoming more receptive to DJs that stray from the 4/4 template.
Lately, many upcoming UK artists are pushing the boundaries of techno towards new shores, restyling its most classical templates in a more modern key. From Blawan and Pariah with their Karenn project to Shifted, AnD, Tessela, Truss… Are we seeing a resurgence of UK techno?
Yeah, I think so, though it´s not restricted to the UK. I´m curious to see where this is headed – as ever, there´s the potential for the genre to grow very bland very quickly, but there are also enough genuinely innovative producers that in theory things could really take an interesting new direction if people are open-minded enough. It´s also interesting seeing the really banging techno coming into vogue on the same scene as a lot of comparatively steppy or even poppy stuff, since the kind of 90s techno by which much of this new wave is inspired is very loop-driven, very austere, and not altogether that compatible with anything other than similarly loopy and austere tool techno.
Berlin these days is the so-called capital of techno. When you moved there, did the local musical scene meet your expectations? I’ve been to Berlin few times and found neither Derrick May playing in a supermarket nor Anthony Shakir giving lectures in the middle of an Agora. I mean, jokes aside, is living in Berlin so important if you want to get closer to electronic music?
There´s an awful lot going on but it´s not as if you need to live in Berlin if you want to make music with a kick drum. As a producer and DJ, my involvement in the Berlin scene was practically zero until many months after my first record came out (I´m not really a natural born networker). I´ve met an awful lot of interesting people since then and it´s great to be in such close proximity to people on the same international music scene, but you get that somewhere like London too – the real difference is the ease and cost of living.
What are you working on currently? Are you about to release any new music? Any new projects?
I´m working on new material but it´s a very slow process, partially due to lack of time and partially because my working methods are ludicrously inefficient. I don´t like to commit anything to specific releases or labels until I´ve written enough material to consider it in context.
Last question is off the topic of music. It’s tough out there at the moment, with the worldwide economic situation literally killing thousands of people every day. In your opinion, what is needed most in such a sad period of history?
Oh man, I don´t know. Everything I could write just makes me sound like a massive hippy and we definitely don´t need any more hippies. Responsible bankers! Noble politicians! More resilient polar bears! Why can´t we all just get the fuck along?