Fa strano, effettivamente, ritrovarsi con Spring Attitude in autunno. Storicamente il festival romano era il “via libera” alla stagione dei festival, il primo appuntamento estivo dell’anno – sì, prima di tutto perché a Roma la tarda primavera può essere così dolce da farsi quasi estate, ma anche e soprattutto perché il bel modo in cui Spring Attitude ha sempre costruito le sue line up comunicava immediatamente l’idea di “festival”, ovvero di un posto dove ci sono più cose, dove puoi fare delle scoperte, dove puoi “perderti”, dove puoi vagare e imbatterti in belle sorprese. Insomma: un festival. Quella cosa lì. Che in Italia è molto difficile fare. Per mille motivi (alcuni di questi, discussi qui).
In realtà Spring Attitude si è “espanso” durante l’anno (mai come in questa stagione gli appuntamenti targati Spring Attitude Waves o comunque della realtà “cugina” L-Ektrica hanno percorso la città con appuntamenti di alto livello) e, oltre al cambio di data, ha deciso di dare un altro tocco particolare al proprio festival. Un tocco che supportiamo in tutto e per tutto.
Ovvero: focus sulla musica di casa nostra. Perché al di là dei gusti, il dato di fatto è che mai come in quest’ultimo periodo la produzione musicale italiana sia “internazionale” per qualità ed attitudine, e può quindi stare in festival che è di livello “internazionale” (per scelte e freschezza d’analisi) fin dalla sua nascita. Il sillogismo è questo. Ed è un sillogismo che comunque bisognava avere il coraggio di mettere in pratica. Spring Attitude ha quindi mutato in parte il suo DNA (gli italiani ci sono sempre stati, ma mai con un numero e un peso simile) e ha addirittura creato un palco apposito: Italian Attitude Stage. Che non è il “palco della serva”, quello dove mettere gli act e dj locali che portano amici e cugini, ma ha assolutamente stessa dignità rispetto all’altro palco. I main stage, nel 2018, sono due. E uno parla al 100% italiano.
Questa scelta ci ha affascinato e l’abbiamo sostenuta dal primo momento. Tanto da aver deciso di portare la nostra partnership con Molinari (che dal 2017 ci accompagna nel supportare alcuni dei festival più belli e “forward thinking” in Italia, con tanto di contenuti Extra sotto forma di talk/lecture e altro) qui, all’Ex Dogana, il 5 e 6 ottore 2018 (ma occhio anche alla preview “arty” del 4), fianco a fianco di Spring Attitude. L’Italian Attitude Stage è direttamente “powered by Molinari”. Ed è bello unirsi ad un palco così. A nostra memoria, la prima volta che uno dei festival “major” di elettronica nel nostro territori punti così tanto sul talento e sulla rilevanza dei talenti italiani.
A nostra memoria, la prima volta che uno dei festival “major” di elettronica nel nostro territorio punti così tanto sul talento e sulla rilevanza dei talenti italiani
Lo sguardo stilistico è quello solito di Spring Attitude: aperto, senza pregiudizi, accurato & approfondito ma attento ad indagare il “nuovo” che riesce ad essere pop e a parlare a tutti, non solo alle nicchie ultraspecializzate. Nu Guinea, Populous, Lorenzo Senni: non hanno bisogno di presentazioni, no? Né ne dovrebbe averne Yakamoto Kotzuga, uno dei talenti più cristallini e profondi che, secondo noi, deve ancora raggiungere la popolarità e il prestigio che merita (intanto però la Red Bull Music Academy l’ha selezionato per l’edizione 2018 a Berlino, quella del ventennale). A vario titolo Lorenzo BITW, Bruno Belissimo, Maiole, Makai sono chiacchierati e sulla rampa di lancio pure loro, idem per Capofortuna (la “fusione” funk-house tra Rame dei Pastaboys e Ricky Cardelli dei Funk Rimini), che fra le cose live “da dancefloor” rischia di essere uno dei nomi in grado di segnare questa annata. E poi c’è una una presenza fortunatamente fissa del festival, Giorgio Gigli (che presenta il suo nuovo, affascinante progetto a/v costruito assieme a Bichord), nonché una delle possibili grandi sorprese, la band “fantasma” Cristalli Liquidi.
Ma il festival romano come sempre espande i suoi confini, lo fa intenzionalmente, quindi ecco anche Frah Quintale, Gemello, Myss Keta, per andare al di là dell’elettronica, del “club”, ma cercare invece di scompaginare le carte ed offrire nuovi stimoli.
…fateci però spendere due parole in più per Dj Tennis e Alioscia e i suoi Casino Royale. Sono persone che c’erano venti, venticinque anni fa, quando fare cose “moderne” e “internazionali” in Italia era maledettamente difficile. A vario titolo, e ciascuno a suo modo, sono davvero fra quelli che più e meglio hanno svecchiato e sprovincializzato la scena musicale italiana, elettronica e non. In modi che sapete, ma anche in modi che non sapete. E che vogliamo far loro raccontare. Ecco perché sabato 6 ottobre, all’Ex Dogana alle 20.30 (puntuali!), il talk Molinari avrà loro come protagonisti. Verranno fuori cose non scontate, credeteci. Se volete capire meglio funzionamenti, dinamiche, illusioni e disillusioni per chi lavora nell’industria musicale e lo fa volendo fare qualcosa di “nuovo” (facendolo stare in piedi), questo è un appuntamento da non perdere.
Siamo molto felici anche dell’altro talk, quello del giorno prima. Venerdì 5 ottobre metteremo a confronto i Nu Guinea con Gemello: apparentemente mondi distanti, ma entrambi hanno lavorato su un concetto originario di pop(olare) per farlo diventare qualcosa di vivo, attuale, interessante. Lo hanno fatto in maniera diversa. Metterli a confronto può far saltare fuori prospettive non scontate e piuttosto sapide. 20:30 puntuali, anche nel loro caso.
Poi oh, sappiatelo: c’è un omaggio pratico e comodo per tutti voi che arriverete alle lecture (oltre per chi si è comprato l’abbonamento integrale al festival). Tutte le info le potrete trovare qui. Ah, non citavamo gli headliner stranieri: Peggy Gou, Jeremy Underground, Max Cooper, Demdike Stare, Roly Porter, Laurel Halo, Rrose, The Maghreban. Basterebbero loro per un festival della madonna. E questo è un fatto. Insomma: ci vediamo a Roma nel weekend.