Nelle scorse settimane vi avevamo già raccontato della nostra esperienza, delle sensazioni, dei ricordi e di tutto quello che avevamo vissuto nella parte diurna e notturna dell’ultima edizione dell’Amsterdam Dance Event. Tra le tante cose fatte, in un giovedì pomeriggio a tratti piovoso e a tratti soleggiato, abbiamo incontrato gli Octave One. Il duo di Detroit, che vanta una carriera lunga oltre due decadi, ci ha accolto nella propria stanza d’albergo in un clima che definire accogliente sarebbe riduttivo. Questo è un fattore da sottolineare poiché la bonomia e la sensibilità dei fratelli Burden non li caratterizza solo come persone ma anche come artisti, rendendoli (in questa “giungla” che è la club culture) soggetti più unici che rari. Da questa bella chiacchierata sono venuti fuori un sacco di aneddoti ed esperienze del loro passato, aggiornamenti su tutto quello che stanno facendo attualmente e indiscrezioni succose su quanto faranno nei mesi a venire. Come ad esempio l’uscita del loro nuovo album “Love By Machine” in programma il prossimo 25 Novembre.
Come avete iniziato a fare musica e che atmosfera c’era a Detroit in quegli anni?
Abbiamo iniziato verso la fine degli anni 80. Avevamo una band e comprammo alcune apparecchiature analogiche. Siamo partiti così a produrre. Comprammo due drum machine (un Kwai R-50 e un Korg DDD-1) e iniziammo a fare delle drum song. Così fummo lentamente introdotti alla scena attraverso un amico, Alan Oldham, che aveva un programma radiofonico a Detroit. Con ciò finimmo per incontrare tutta la cricca che stava lavorando alla musica techno. Inoltre durante quel periodo stavamo anche frequentando l’Istituto musicale. Fondamentalmente ciò che ci ha portato a far parte della scena è stato essere dei dj. Incontrammo Anthony “Shake” Shakir che ci diede l’opportunità di conoscere i grandi nomi come Kevin Saunderson, Derrick May, Juan Atkins. Il resto della storia lo conoscete.
Ed ora invece come è Detroit? So che vi eravate trasferiti ad Atlanta per motivi logistici riguardo a voli e spostamenti. Avete ancora un occhio di riguardo nei confronti della vostra città natale?
Sì, andiamo a Detroit cinque o sei volte l’anno. Ci andiamo spesso. C’è ancora una scena eccezionale e un sacco di locali trendy. Suoniamo lì almeno una volta all’anno. E’ curioso notare come attualmente la gente stia facendo di tutto per muoversi in città a causa della musica. Paradossalmente, quando il movimento techno ebbe inizio negli anni ottanta, ciò che accadeva era praticamente l’opposto. Facevamo musica come via d’uscita da un ambiente che non ci offriva nulla ed ora invece le persone si spostano a Detroit per cercare ispirazione musicale.
Essenzialmente ciò che accade in Europa dove le persone si spostano in città come Berlino.
Sì, esattamente!
Attualmente, riguardo al clubbing, notate delle differenze tra la situazione americana e quella europea?
Permettimi di dirti una cosa sulla scena americana: non fraintendermi, la amo, è casa mia. Ma credo che la musica in Europa sia diventata più popolare anche e soprattutto perché i ragazzi che frequentano i club qui sono più preparati riguardo a ciò che ascoltano. In America abbiamo a disposizione alcune piazze molto ricettive come New York, San Francisco e Detroit, dove le persone sono molto educate musicalmente parlando. Ma ad altre latitudini non possiamo dire altrimenti. Per esempio, quando suoniamo Blackwater in Europa puoi sentire la folla urlare e cantarla a squarciagola, ma se suoniamo Blackwater in alcuni luoghi negli Stati Uniti al di fuori di New York, Detroit e San Francisco le persone spesso si fermano ad un banalissimo: “Che canzone carina.” “Che cos’è?” Ma questo è un semplice gap di conoscenza: in Europa le persone accendono la radio e ascoltano musica da ballo. Noi ascoltavamo hip hop o R’n’B alla radio.
Recentemente siete tornati anche in Giappone, com’è la scena da quelle parti?
Grandissima scena! Stavamo parlando di conoscenza musicale e li hanno una grande formazione per quanto riguarda la musica che proponiamo. La conoscono bene, sanno che cosa stiamo suonando e quali tracce sono. E’ sempre molto divertente suonare in Giappone. Quindi sì, è davvero una bella scena.
Nel 1990 avete aperto la vostra etichetta, la 430 West. Com’è cambiato, in tutti questi anni, il vostro metodo di gestirla?
In realtà l’approccio è cambiato molto perché all’inizio avevamo un sacco di artisti ed il motivo per cui abbiamo iniziato era perché volevamo che si sentissero liberi e felici di far uscire la loro musica con noi. Dopo un po’ però molti di questi artisti hanno sviluppato le proprie etichette perché producevano un tale ammontare di musica che per noi non era davvero possibile far uscire tutta insieme. Questo è stato il momento in cui l’etichetta ha cambiato un po’ la sua strategia. Ci siamo resi conto che avevamo più musica di quanta ne potessimo gestire e loro hanno iniziato a lavorare per conto proprio. Negli anni successivi abbiamo preferito concentrarci principalmente su di noi come artisti visto che tutti gli altri stavano facendo la stessa cosa.
E’ vero anche che negli anni ’90 molti artisti potevano permettersi di fare solamente musica senza doversi per forza esibire dal vivo. Oggi per la maggior parte non è più così per tanti motivi. Voi che avete vissuto diversi cicli musicali e generazionali che cosa cambiereste oggigiorno? Vi manca qualcosa di ciò che avveniva nel passato?
Guarda, è proprio ciò di cui stavamo parlando recentemente anche con altri. Ricordo ancora vividamente le melodie legate al periodo in cui abbiamo cominciato a fare musica, hai presente? La techno aveva melodie, l’house aveva melodie. E se fossi andato in un negozio di dischi sarebbe bastato canticchiare una canzone che avevo sentito in giro e avrebbero potuto capire al volo ciò di cui parlavo. “E’ il vinile numero venti sul muro, è quello, vai a prenderlo!” E poi all’improvviso, per un periodo considerevole, le melodie sono un po’ scomparse e tutto è diventato più “tracky” ed uniformato. Canticchiare una traccia dentro ad un negozio di dischi non sembrava più qualcosa di pensabile. Ma devo dire che negli ultimi anni le melodie hanno ricominciato pian piano a farsi strada e credo sia realmente piacevole assistere a questo ritorno alle origini.
E diciamolo, se tutto ciò sta avvenendo è anche perché ci sono artisti come voi che non hanno mai smesso di sciorinare questo tipo di sonorità.
Ti ringrazio. Facciamo quello che amiamo e cerchiamo di rappresentare al meglio il tipo di scuola da cui proveniamo. Ma più di ogni altra cosa penso che la musica abbia nuovamente bisogno di acquisire un valore. Perché lo sai com’è, un sacco di gente può scaricarla gratuitamente ora come ora. Di conseguenza per forza di cose non ha più lo stesso valore per le persone che ci si interfacciano. E’ solo qualcosa di cui fruire temporaneamente per poi passare al brano successivo. Se invece si potesse tornare a dare un certo tipo di valore, qualcosa di tangibile, senza avere la mera sensazione di stare solo accumulando una montagna di musica, sarebbe un grande traguardo. La musica dovrebbe tornare ad essere una sorta di colonna sonora della nostra vita. Il riconoscimento di questo aspetto è qualcosa che mi piacerebbe davvero avere indietro.
Proprio riguardo alla produzione vorrei farvi una domanda che tutti coloro che si approcciano ad essa, specialmente i più giovani, vorrebbero fare a chi è nel mestiere da molto tempo: che consigli vi sentireste di dare ai ragazzi che muovono i loro primi passi in studio?
Prendetevi tutto il tempo necessario e sviluppate il vostro personalissimo suono. Il vostro stile. Procedete con calma, imparare tutte le sfaccettature di ciascuno strumento con cui lavorate. Voglio dire, se prendete in mano una drum machine fate tesoro di tutto: dal momento in cui siete solo in grado di accenderla fino a quando diventate in grado di creare dei beat e dei loop fuori di testa. Fate vostra ogni parte di esso perchè non si sa mai in che modo potrà tornarvi utile nel vostro percorso musicale. Questo naturalmente è un approccio particolarmente indicato con l’hardware in quanto questo è il tipo di apparecchiatura da cui proviene il nostro suono. Il tipo di possibilità che offre il software è indubbiamente illimitato, ma questo è quello che ci sentiamo di suggerire basandoci su quella che è la nostra storia. Prendetevi tutto il tempo necessario ed imparate. Ottenete un suono che possa essere distintivo, in modo che quando la gente lo ascolterà dirà: “Ehi, questo è il mio amico JoJo! Questa roba spacca! Adoro il suo stile!”. Questo è ciò che manca ad un sacco di artisti. Fanno una traccia e poi un altra e sia loro che tu, non riuscite davvero a farle coesistere. Non si potrebbe facilmente dire che sono dello stesso artista. Ci sono però alcuni artisti che invece hanno questo tratto distintivo. Per esempio Calvin Harris, anche se suona un altro genere, ha uno stile che posso facilmente distinguere la maggior parte delle volte. Credo che questa sia la cosa più importante. Sviluppare il proprio suono, il proprio stile. Credo che questo consiglio dovrebbe essere seguito anche da tutti i ragazzi e le ragazze che desiderano conoscere e studiare la musica: ascoltate molti generi musicali, non solo lo stile che vi piace e che siete interessati a produrre. Non ascoltate solo techno se fate techno, non ascoltate solo house se fate house. Dovreste ascoltare un sacco di stili diversi di musica e farvici influenzare in modo da portare una ventata d’aria fresca in nel genere su cui poi andrete effettivamente a mettere le mani.
E voi, con più di venti anni di carriera alle spalle, da cosa traete ispirazione quando fate musica al giorno d’oggi?
I suoni, i ritmi, il desiderio di far ballare la gente, il desiderio di suscitare emozioni con la musica. Queste sono le cose ci tuttora ci ispirano. La vita stessa ci da grande ispirazione.
Ed il pubblico? Vi capita mai di essere ispirati da esso? Che tipo di rapporto avete con le diverse latitudini in cui vi esibite?
Beh, in fin dei conti ciò che abbiamo da offrire loro è solo la nostra musica. Nella speranza di poter essere un fattore che possa ispirarne i momenti di gioia o dare loro una colonna sonora per superare quelli meno piacevoli. Il nostro rapporto risiede interamente in questo scambio che avviene attraverso la musica. Se ci pensi noi siamo esattamente come tutti voi, anche se veniamo da un posto diverso. Passiamo attraverso attimi di gioia e di tristezza nello stesso modo in cui avviene ad ogni latitudine. Il nostro obbiettivo è semplicemente quello di donare sollievo a chi ci ascolta o ci viene a vedere.
Il 25 Novembre uscirà il vostro nuovo album. Cosa dobbiamo aspettarci da questo “Love By Machine”? In che modo ci avete lavorato?
E’ paradossalmente la musica che abbiamo suonato dal vivo durante l’ultimo paio d’anni. Che cosa c’è da aspettarsi? Se siete venuti ad un nostro show sapete già cosa aspettarvi. Lo abbiamo suonato per voi e nel mentre lo stavamo anche sviluppando. Quelle tracce probabilmente rievocheranno molte notti memorabili trascorse ad ascoltarle. Ecco, questo è ciò che ci si dovrebbe aspettare: qualcosa che può portare alla mente parecchi bei ricordi.
Non molto tempo fa è uscito anche il vostro EP “Just Don’t Speak” con il featuring di Ann Saunderson, la voce di Blackwater. Come vi siete conosciuti e come è nata la vostra collaborazione?
Lei era la moglie di Kevin Saunderson, uno dei tre padri fondatori della techno. Abbiamo incontrato Ann anni fa, probabilmente nello studio di Kevin, perché eravamo soliti andarci e incontrare gli amici di Metroplex Records. Tutti passavano da quelle parti al tempo. Quindi probabilmente presso lo studio perché loro vivevano allo studio, avevano un appartamento là. La collaborazione credo che sia nata in Francia, al MIDEM. Eravamo nello stesso club e non ci vedevamo da qualche anno. Discutendo ci eravamo resi conto che non avevamo mai lavorato insieme e avevamo deciso di produrre qualcosa una volta tornati a casa. Poi, quando lei è venuta al nostro studio stavamo lavorando insieme su un altro brano. Blackwater era già uscita solo con la parte strumentale. Quando abbiamo finito l’altra canzone e lei stava andando via, uno dei nostri stava suonando Blackwater e lei è rimasta di sasso e ha urlato: “Che cos’è sta roba?! Fatemi subito un nastro!” Naturalmente abbiamo fatto una registrazione per lei, qualcosa che potesse ascoltare in macchina. E poi ci ha chiamato quasi subito mentre stava guidando e ha iniziato a cantarcela al telefono dicendo “Che ne pensate?”. “Ok, meglio se torni indietro!”. (Ride forte).
Soprattutto riguardo ai vocals, ascoltando i vostri dischi si capisce che usate suoni provenienti da generi musicali differenti fra loro. Cosa ascoltate nel vostro tempo libero e cosa consigliereste di ascoltare ai nostri lettori?
Ascoltiamo di tutto: B52, Disclosure, New Order, Depeche Mode, Barry White, Isaac Hayes e via così. Potremmo andare avanti all’infinito. Non dovreste limitare voi stessi. È come con il cibo: esistono diversi tipi di alimenti come ad esempio la bistecca. Ok è buona, ma non ti viene in mente di mangiare bistecca ogni giorno con tutta la varietà di pietanze che puoi avere a disposizione. Con la musica avviene lo stesso. Godere di tutti i generi musicali e renderli parte della vostra vita vi farà diventare più creativi. Quindi la raccomandazione è di aprire la vostra mente e ascoltare tutti i tipi di musica qualunque essa sia. Classica, country, qualunque cosa!
Abbiamo parlato tanto del passato ma voi come vi vedete in futuro? Avete in mente anche qualche obiettivo in particolare?
Vorremmo solo continuare a produrre musica. Ci piace ancora tanto esibirci ed allo stesso tempo adoriamo produrre tracce. Vogliamo solo perseverare nel fare quello che amiamo e che sappiamo fare. Ecco come vediamo il futuro: continuare a fare musica e suonare per la gente. Questo è ciò che ci rende chi siamo.
English Version
We had already told you about our experience, the feelings, the memories and all that we lived in the day and night part during the last edition of the Amsterdam Dance Event,. Among the many things we’ve experienced, during a sunny/rainy Thursday afternoon, we had to occasion to meet with Octave One. The Detroit duo, with over two decades of career behind their backs, welcomed us into their hotel room, in a ambience that it would be reductive to define as cozy and welcoming. This is a factor to has to be emphasized since the bonomy and open mind attitude coming from the Burden brothers characterizes them not only as individuals but also as artists, making them more uniques than rare totems in this jungle-like envorinment which is electronic music. A lot of nice stories coming from their past mixed up with that they are doing in nowadays and some advise of what they will try to do in the future. Like for example the release of their new album “Love By Machine”, which is scheduled to be out on November 25th.
How did you start making music? How was the atmosphere in Detroit back then?
We started in late 80’s, we had a band and we bought some drum machines and that’s how we really get into it. We bought two drum machines, a Kwai R-50 and a Korg DDD-1, and we started making drum songs. Slowly we got introduced through a friend to Alan Oldham, which used to have a radio show in Detroit. We ended up meeting all the techno clique and we were also going to the Music Institute. In the end djing brought us into the scene. We met Anthony “Shake” Shakir and it turned us to meet the big names like Kevin Saunderson, Derrick May and Juan Atkins.
And now how is it like in Detroit? I know that you moved to Atlanta for logistical reasons about flying and traveling. Do you still follow the scene of your hometown?
Yeah we go to Detroit five or six times a year. We go there a lot. It’s still a cool scene man, cool clubs, we play in Detroit at least once a year. It’s nice to notice that now people are looking to move into the city because of the music. It was actually the reverse when we started doing it. We were making music as a mental escape and now people actually move to Detroit to make music.
Well, basically this is what’s going on in Europe with people moving to cities like Berlin.
Yes exactly!
Currently, regarding clubbing, do you perceive any difference between America and Europe?
Let me first say something about the American scene: don’t get me wrong, I love it. But I think the music in Europe became more popular because the guys within the club scene here are more educated. In America we can play in very few awesome places like New York, San Francisco and Detroit. In these places the crowd is very educated but in other cities not so much. For example when we play Blackwater in Europe you can listen the crowd making noise and sing along but if we play it in some venues in the States outside New York, Detroit and San Francisco people might look like as: “What a cool song.” “What’s that?” But this is a different education. In Europe people turn on the radio and listen to dance music. We were listening hip hop or R’n’B on the radio.
Recently you also returned in Japan. How did you find the scene there?
Great scene! We were talking about education and they have a great education for this kind of music. They know what you are playing and what the tracks are. It’s always much fun playing in Japan. So yes, I would say it’s a really good scene.
In 1990 you started your label, 430 West. How has your method of managing the label changed during this time?
It has actually changed a lot because in the beginning we had a lot of artist. Probably the reason we started it was that we wanted our artists to feel happy and comfortable putting their music out with us. But from there, a lot of those artists developed their own labels because they started producing a lot of music but we couldn’t put it all out. That’s when the label came into play. We realized we had more music than we could handle and they started working on their own. In later years we started focusing mostly on us as artists since all the others were doing the same.
It is also true that in the 90s many artists could afford to make only music without performing live that much. Today it seems not to be like that anymore, for many reasons. Since you lived several cycles of music, what would you like change today? Do you miss something from the past?
Wow, this is something we were talking about with someone else recently. I remember melodies coming from the times when we started making music, you know I mean? Techno had melodies, house had melodies. And if I went in a record shop I could hum a song and they would know exactly what it was. “Number twenty on the wall, that’s it, go pull it down!”. And then I think for a while melodies kinda disappeared and everything became more “tracky”. How could I hum a track to go buy it? In the end melodies started to come back around and that’s where I went so energetic saying that there should be an appreciation in seeing this coming back.
And let’s be honest: if this is happening again it’s also thanks to artists like you who never stopped believing in that kind of sound.
Thanks man, we do what we love and that’s what we come from. I think now music needs a value again because a lot of people can download it for free. It doesn’t have a value to people. It’s just something they can temporarily listen to and move on to the next track. You know, if we could give some type of value to our music, something tangible, not just having the feeling to collect a bunch of tracks, that would be a great goal to achieve. The appreciation for this value is something that I really would like to have back. Music was something like the soundtrack of our life. That’s what I would like to feel again.
Production-wise, I would like to ask you a question that most of the ones which are approaching it, especially the younger ones, would like to make to someone whose in the business since long time. What advices do you feel to give to a kid who’s taking his first steps into the studio?
Take your time and develop your own particular sound. Your own particular style. Go slow, learn a piece of gear back and forth. I mean, if you grab a drum machine learn it from the time you can turn it on to when you can create this crazy beats and loops. Learn the entire piece. This is of course applying to the hardware since that’s where I’m coming from. Software is limitless but this is what I might suggest for what I know. Take your time and learn. Get your particular sound, so when people will ear it they will say “Hey, that’s my man JoJo! JoJo’s banging! I love JoJo’s style!”. That’s what a lot of artists lack. They make a track and then another one and you can’t really put the two together. You couldn’t easily say that they are from the same artist. There are few artist that still have it. For example Calvin Harris, even if he plays another genre, I know his style and I can recognize it most of the times I hear it. I think that that’s the most important thing. You gotta develop your own sound, your own style.
I think that this particular advice should also be followed by all the boys and girls that wish to be students of music. Listen to many music genres, don’t just listen to the style you like and you are interest to produce to. Don’t listen only techno if you make techno, don’t listen only house if you make house. You should listen to a lot of different styles of music and get influenced by that to bring fresh air to the genre you will be going to handle.
What about your inspiration? Where to you take it from, after more than twenty years in this environment?
Sounds, rhythms, the desire to make people dance, the desire to evoke emotions with music. These things still inspire us. Life itself gives us a great inspiration.
And what about the crowd? Do you get inspired from them as well? What kind of relationship do you have with the different kind of audience you can find around the world?
Well, basically we offer them all of our music. Hopefully we can inspire them to do good things or giving them a soundtrack to get through sadness. That’s what our connection is, through music. We’re all like you guys, even if we come from a different place. We go through joy, we go through sadness. And we want to uplift people every time we can.
Next 25 November your new album will be out. What do we have to expect from this “By Love Machine” and how did you work on it?
Basically it’s the music that we’ve been playing for the last couple of years. What do you have to expect? If you came to our shows you know what to expect. We’ve been playing it for people for a bit and while we were playing it we were developing it as well. Those track will probably remind you of many good nights spent listening to them. So that’s what you should expect: something that can bring up some good memories.
Not too long ago your “Just Don’t Speak” EP with a featuring of Ann Saunderson, the voice of Blackwater., was released. How did you meet and how the collaboration started out?
She was the wife of Kevin Saunderson, one of the big three techno guys. We met Ann years ago probably in Kev’s studio, cause we used to hang out there with Metroplex Records friends, everybody was there. So probably at the studio because the used to live at the studio, they had an apartment in there. The collaboration I think was born in France, at MIDEM music convention. We were both at the same club and we hadn’t see each other in a few years. We just realized we had never worked together and that we wanted to do something when we were going back home. Then when she came to our studio we were working on another song. Blackwater was already released, the instrumental version. When we finished the other song and she was leaving a brother was playing Blackwater and she said: “What’s that? Make me a tape!”. Of course we made a recording to her, something she could listen to in the car. Then she called us back while she was driving and started singing it. “What do you think about this?”. “Ok, better if you come back!” (laughing hard).
Especially regarding vocals, listening to your records we can understand that you use sounds coming out of different music genres. What do you usually listen to in your free time and what would you recommend to our readers?
Everything, from B52 to Disclosure, New Order, Depeche Mode, Barry White, Isaac Hayes. It just goes on and on, you shouldn’t limit yourself. It’s like with food: there are different types of food like for example the steak. Ok it’s good, but you wouldn’t have it every day knowing that there are so many good things out there. When it comes to music it is the same. Enjoy all genres of music and make them part of your jive and you will become more creative. So the recommendation is to open your mind and listen to all kinds of music. Classical, country, whatever!
We talked a lot about the past, but how do you see yourself in the coming future? Do you guys have particular goals to achieve?
Well we just want to keep producing. We really enjoy doing shows, we really enjoy making tracks, and we just want to continue doing that. That’s how we see us the future, we see us continue making music and playing for people. That’s what makes us who we are.