Contaminazione e ascolto, due termini da cui non si può prescindere se si vuole creare un prodotto musicale di successo. Dopo l’estate quello che chiedono i clubbers e gli addetti ai lavori sono le novità, capire come il periodo estivo abbia influenzato un produttore piuttosto che un altro. Essere fedeli a se stessi però, troppo spesso finisce col diventare sinonimo di scontatezza, della serie: “i miei dischi piacciono molto, continuo a farli sempre in questa maniera”. Va bene l’impronta, il modus operandi; ok tutto, ma quando i suoni cominciano ad essere troppo (troppo!) ricorrenti qualcuno potrebbe cominciare a stancarsi.
Per l’artista in questione oggi questo discorso – ahinoi, ahilui – calza a pennello. Da quando il fenomeno Maceo Plex è esploso, infatti, la quantità di produzioni inanellate dallo spagnolo ha raggiunto un numero davvero importante (e fin qui nulla da ridire). Tutti i dischi di Maceo Plex hanno però una ritmica ed una struttura molto simile tra di loro, al punto che talvolta si finisce addirittura per confonderli. Anche oggi, con questo nuovo EP alla mano, il discorso rimane lo stesso: ottima musica, bei suoni, carino tutto, ma niente di nuovo.
In “Get Enough”, nuova release del catalogo Leftroom, Eric si avvale della collaborazione di Odd Parents ed insieme consegnano a Matt Tolfrey un lavoro che onestamente non convince a pieno e al quale vanno aggiunti due remix firmati da Mark E. La traccia originale è Maceo Plex allo stato puro. Troppo evidente, al punto da sembrare una brutta copia dei fasti del passato (vedi “Can’t Leave You”) e per questo motivo meglio concentrarsi sui due remix di Mark E. L’inglese non ha certo bisogno di presentazioni, così come i suoi due remix che sono di gran lunga una spanna sopra a “Get Enough”. Il primo dei due (“Mark E Remix”) è un disco da pista pista: la prima parte, in particolare, si sdoppia su un incrocio di synth e chord che rendono il disco davvero interessante. Il secondo remix (“Mark E Future Doom Remix”) è più “profondo” e meno adatto alle ore moviementate della notte. Qui il pad non conosce sosta, appiattendo forse un po’ troppo l’intero pezzo.
Una riflessione nuda e cruda su questo EP potrebbe essere “per fortuna che Mark ci ha messo mano!”. Per tutto il resto bastano le poche righe già scritte.