Il lungo silenzio era un po’ preoccupante, lo ammettiamo: perché le abitudini di Jay Kay non sempre sono state e non sempre sono buone. E’ una persona molto vivace e – diciamo così – ama divertirsi (anche scorrazzando da semplice avventore per discoteche italiane: guardate qua questo reperto mica male). In particolare a livello personale ci ricordiamo di una sua conferenza stampa a Milano, parliamo ormai di una decina di anni fa, e sinceramente era una persona che già alle 11 del mattino lo guardavi e pensavi “Figliolo, devi però darti una calmata…”. Ecco: quando artisti così non danno notizie di sé e piombano nel riserbo più totale per un periodo prolungato di tempo, viene un po’ da pensare male (…o, al contrario, molto bene: che si sta dando una ripulita).
Ma sempre a livello personale, Jay Kay e i suoi Jamiroquai sono una delle cose che più abbiamo amato in musica, fin dai tempi di “When You Gonna Learn” (l’EP uscito su label Acid Jazz, era ancora prima che arrivasse la Sony a proporre, per degli esordienti, un contratto-monstre multimilionario: eh, all’epoca ancora si rischiava e si investiva, senza che ci fossero i talent e Maria De Filippi ad imboccarti), amore che negli anni è durato anche grazie a live show sensazionali – uno dei migliori in assoluto è proprio l’ultimo in ordine cronologico che abbiamo visto, all’Exit Festival in Serbia nel 2011. Favoloso, semplicemente favoloso.
Da lì, da quel tour, il silenzio. Aggiornamenti impersonali e quasi malinconici sulla sua pagina Facebook (“Dieci anni fa usciva il singolo Tal Dei Tali: ve lo ricordate?”), nessuna nuova. Ora finalmente il silenzio si è spezzato: un teaser, che potete vedere qua sotto e che pare preconizzare una svolta più “electrica”, ma soprattutto delle nuove date di un tour mondiale (ve le potete leggere qui e sì, c’è anche l’Italia, Firenze l’11 luglio 2017). Seguirà l’annuncio di un disco? Speriamo.
Di sicuro fra le speranze è che il live sia sempre la cosa fenomenale che è stata negli anni. Un live che si è evoluto: è diventato più grosso, più “perfetto”, si è adattato a platee sempre più grandi, sono cambiati i musicisti e come abilità tecnica i sostituti non hanno fatto rimpiangere i loro predecessori, anzi. Però ecco, permetteteci un po’ di nostalgia ripensando ai primissimi concerti dei Jamiroquai che ci è capitato di vedere: più cazzoni, meno “macchina da guerra”, pieni di buchi ed imperfezioni, ma lo stesso con una energia e una classe che levati, a cui aggiungere l’effetto-sorpresa (anche perché nei primi anni ’90 tornare a fare funk era vista come una cosa folle, mica come oggi che Bruno Mars te lo ritrovi diffuso anche dagli altoparlanti dell’Esselunga). Oddio, il primo concerto in assoluto dei Jamiroquai per chi vi scrive è stato vissuto in maniera assurda: Rocca di Imola, vicino a Bologna, la situazione era talmente informale che su invito dello stesso Jason il sottoscritto e qualche altro fortunato andò ad accomodarsi direttamente sul palco, di lato, e da lì si è goduto tutto lo show. Qualche mese più tardi ci fu anche un giro invernale, con una data a Milano, in un Rolling Stone pieno fino all’uovo: c’eravamo, ma per fortuna c’erano anche le camere della benemerita e defunta Videomusic a documentare il tutto. Vivaddio il web ormai risputa tutto indietro, quindi quella originaria versione dei Jamiroquai (con Toby Smith alle tastiere, con Stu Zender al basso addirittura coi capelli lunghi, con Simon Bartholomew in prestito dai Brand New Heavies alla chitarra, con un turntablist – il buon D-Zire – in organico, cosa che fa molto anni ‘90) possiamo continuare a vedercela tutt’ora. Di quel concerto ricordiamo il caldo fotonico, l’entusiasmo del pubblico (sarà che eravamo ingenui noi, ma ci sembrava fossero tutti lì per convinzione e non per moda), le pause ogni tanto troppo lunghe fra un brano e l’altro, ma soprattutto ci ricordiamo una band e un frontman dal talento mo-stru-o-so ma ancora, felicemente, grezzo. Non cioè troppo levigato dai desiderata del pop e dell’industria, o anche semplicemente dalla necessità di formalmente perfetti e scintillanti. Belle cose. Gran belle cose.