Simboli morse come nome di una playlist vuota su Spotify e due numeri dietro di essi, cioè 4 e 25. Questo il modo in cui il duo di musicisti conosciuto come Odesza ha annunciato che sarebbe successo qualcosa. E in effetti così è stato. Cinque del pomeriggio del 25 aprile, cibo-pennichella-caffè-internet ed eccolo là, “Line of Sight”, e accanto quel nome che non leggevi da più di due anni se non nella mega playlist in cui li avevi piazzati con brani come “How Did I Get Here”.
Pezzo in collaborazione con WYNNE e Mansionair, non malvagio ma nemmeno quello che ci si aspettava. Fin troppo buono, estivo, probabilmente un pezzo magari dalla visibilità potenziale maggiore ma a tratti troppo pop, per gli Odesza: che l’amaro in bocca ce lo lasciano. Almeno fino alle 23.
Sei ore dopo e di nuovo lo stesso nome, Odesza, Ma non è più “Line of Sight” quello accanto al loro, ma un altro: “Late Night”. Questa volta nessun featuring, ma due semplici parole. Belle evocative. Da lì a mettere play è un attimo. Si sentono lo sportello di una macchina che sbatte, chiavi e motore. Poi chitarre in primo piano, e lì sei rapito, intrappolato in un vortice che non ti da nemmeno quei secondi necessari a chiederti “…ma come?”.
La voce così presente nel primo pezzo è ora del tutto assente, se non per mugolii e versi che diventano strumenti, suoni, parti di un brano che riesce benissimo ad andare avanti attraverso synth, bassi, percussioni che spuntano e compaiono e ti trasportano in suoni sempre nuovi.
Un brano diverso dal primo, più coinvolgente, interessante, con una vasta gamma di ritmi e melodie che si intrecciano. Brano destinato ad essere sentito, risentito e ballato, e che non fa che alimentare insieme a “Line of Sight” l’idea che l’uscita di un loro nuovo album sia sempre più vicina. Resta ora da capire quale sarà la direzione intrapresa, o quali saranno: questo uno-due lascia col dubbio. Di sicuro, una ci sembra molto più convincente dell’altra.