One Day Music, Catania: semplicemente, una delle più belle epifanie musicali da Primo Maggio in Italia. Scriverne, l’anno scorso, ci aveva un po’ emozionati. Ora pare siano passati secoli, in effetti, ma era veramente poco tempo fa quando ancora non sapevi se avresti potuto riunirti, abbracciarti, ballare, passare un’intera giornata immersi nella musica e nella socialità con le persone: ricordate? Sì? Anzi, ad un certo punto era anche venuto il dubbio – ma riusciremo a tornare come prima? O la gente non uscirà più di casa, o quasi? Si sarà disabituata a ballare, ad abbracciarsi, ad essere felice in mezzo alle persone, delegando definitivamente le emozioni agli schermi?
Oggi scriviamo di One Day Music con ben altro spirito, rispetto al 2022. E lo facciamo perché lo stesso One Day Music dell’anno scorso è stato uno dei segnali più importanti su come le cose potessero ripartire finalmente, ripartire davvero e ripartire gran bene: un festival che era cresciuto tanto e in modo imponente, fino a presenza a cinque cifre rispetto ai 2500 della primissima edizione, ma che poteva essere semplicemente “ammazzato” dallo start-e-stop pandemico che ha funestato sia il 2020 che il 2021: si fa? Non si fa? Si annuncia, ma chi ci crede che si faccia davvero? E infatti – non si fa. Non si fece, per due anni di fila. Già. Un brutto colpo. Una storia che molti imprenditori dello spettacolo e degli eventi conoscono fin troppo bene. Per molti, un colpo ferale.
Ma se hai seminato bene negli anni, hai più possibilità di rialzarti e di tornare subito al centro delle cose, in modo forte. Se poi questo “centro” è la Sicilia, una regione che ama tantissimo la musica (si parla tanto di Puglia, benissimo, lo facciamo anche noi, ma la regione che più è cresciuta come quantità e qualità di festival in Italia negli ultimi anni è proprio la Sicilia), allora le cose si fanno ancora più significative ed impattanti. In più, occupi anche una data significativa come quella del Primo Maggio: una giornata che decidi di “percorrere” interamente dal giorno alla notte inoltrata con la musica, per renderla speciale, per renderla veramente uno stacco rispetto alla quotidianità. L’anno scorso era andata così:
Ok. Detto questo, fuori i nomi per questo 2023. Non è definitivamente più l’One Day Music tutto concentrato sull’elettronica, sul ballo da clubbing: nel crescere, nel diventare “adulto”, si è aperto e si sta aprendo sempre di più ad altri respiri ritmici, all’essere insomma più ecumenico. Si è aperto tanto all’hip hop, ovviamente, e quest’anno ci sarà Gué col fido e fiammeggiante TY1 al fianco, o ci sarà la Lovegang 126. Si è aperto a un patrimonio storico del catanese, il reggae, con Alborosie – oggi star di spessore mondiale – che arriva a regnare. Si è aperto al pop “ibrido” di nuova generazione (Rosa Chemical, La Sad), che può piacere o non piacere ma è un bel tentativo di riscrittura generazionale, perché per troppo tempo i nomi “forti” in Italia sono stati sempre gli stessi e ora alla buon’ora c’è un ricambio. Si è aperto all’EDM, con l’eroe di casa Angemi e coi sempre bravi ed inappuntabili Merk&Kremont.
Poi c’è sempre e comunque la parte a cassa più dritta che assesta dei bei colpi. Chris Liebing è una garanzia, e vabbé, che altro c’è da aggiungere; la brasiliana ANNA è uno dei nomi migliori emersi nella techno degli ultimi anni, fra le più innovative e creative nel mestiere “da big room”; e altrettanto diciamo per i Mathame, che nel filone-Afterlife sono fra i più immaginifici ed efficaci; Kevin De Vries infine è un altro di quelli che sa come rendere spettacolare un dancefloor.
Mettete tutto quanto in fila: è una polifonia di voci. Nel momento in cui occupi un’intera giornata e vuoi essere davvero “popolare”, cercando di donare a più persone possibili un’esperienza particolare, ci sta infatti non voler insistere sulla stessa direzione musicale. Non è né meglio né peggio dei festival ultra-settorializzati ed ultra-specializzati: è una declinazione diversa, punto, col suo fascino e la sua efficacia. Quello che è certo è che One Day Music è ormai una storia importante, non si nasconde rispetto alla sua forza ed alle sue responsabilità, ha lavorato in questi mesi per offrire anche più servizi e più confort al suo pubblico, è consapevole della sua rilevanza ed è diventato uno di quegli appuntamenti da circolino rosso sul calendario.
Circolino rosso che dovete stare attenti a non perdervi, se siete dell’idea di partecipare: l’anno scorso i biglietti sono andati sold out prima ancora del festival stesso, e tutto concorre a dire che anche quest’anno accadrà lo stesso (anzi, forse già mentre scriviamo queste righe…). Chi ha tempo non perda tempo: la prevendita è qui. Prevendita per un evento di cui in tanti, per mille motivi, è giusto siano orgogliosi. Nuovi festival crescono, nuovi pubblici s’ingrandiscono, nuove capacità di coinvolgimento popolare per nulla snob – e però non più “datate”, non più dei nostri genitori o fratelli maggiori – lasciano il segno.